Un mediatore, il Vaticano

Un mediatore, il Vaticano Un mediatore, il Vaticano «Siamo contrari al terrorismo ma crediamo a diritto e dialogo» ROMA DALLA REDAZIONE La Santa Sede interviene nella crisi libica e lo fa offrendo al governo di Gheddafi un appoggio indiretto, anche se accompagnato con un pressante invito ad un dialogo «avvalorato da gesti efficaci» e con una ferma condanna del terrorismo. Il Vaticano, che sembrerebbe pronto ad una sorta di mediazione internazionale (se richiesta da entrambe le parti), chiede prima di tutto al governo libico di acconsentire a consegnare i presunti colpevoli degli attentati al Jumbo della Pan Am. Allo stesso tempo, però, fa capire di non condividere la scelta di applicare alla Libia sanzioni economiche e diplomatiche. Tant'è è vero che proprio in questo gelido clima internazionale che si è creato intorno alla Libia dopo il voto del Consiglio di sicurezza dell'Orni, mentre alcuni governi stanno meditando di chiudere le proprie rappresentanze a Tripoli, la Santa Sede si dichiara disponibile ad allacciare rapporti diplomatici con la Libia. Ieri il Vicedirettore della Santa Sede del Vaticano, monsignor Pennacchini, ha confermato la notizia dell'incontro avvenuto lunedì scorso tra l'ambasciatore di Libia in Italia, Abdurrahman M. Shalgam, e il numero uno della diplomazia Vaticana, monsignor Jean Louis Tauran, segretario per i rapporti con gli Stati. sto dall'ambasciatore libico che ha voluto parlare con monsignor Tauran dei (accenti sviluppi della situazione di cui si trova il proprio paese a livello interna¬ zionale». Nello stesso tempo l'ambasciatore libico in Italia «si è fatto interprete del desiderio del suo governo di avere più strette relazioni con la Santa Sede». Non esistono infatti rapporti diplomatici. Nella sua dichiarazione il portavoce del Vaticano afferma che monsignor Tauran «ha ribadito la ferma condanna della Santa Sede per ogni forma di terrorismo nonché la convinzione che il rispetto del diritto e il dialogo, avvalorato da gesti e parole efficaci, sono l'unica via degna dell'uomo per risolvere le contese tra i popoli». Le ultime parole sono un chiaro riferimento alla posizione adottata dalla Santa Sede durante la guerra del Golfo: anche in quel caso ha più volte dichiarato, soprattutto per bocca del Papa, die la guerra non è un mezzo degno dell'uomo per risolvere la crisi internazionali. Proprio per questa posizione ha guadagnato alla Santa Sede la fiducia di molti governi del mondo islamico. Il 5 marzo del '91, l'Organizzazione della Conferenza islamica ha inviato al Papa una lettera di apprezzamento per i suoi interventi per la pace nel Golfo. Il credito acquistato in quell'occasione della diplomazia vaticana sembra una delle molle che hanno spinto il governo Ubico al passo di lunedì scorso. Il Vaticano, da parte sua, non si tira, indietro. Secondo la dichiarazione di ieri,1 infatti, monsignor Tauran «manifestando la disponibilità.di principio $ìe|la Santa'Sedè ih meritò aiutùre intese ha sottolineato che esse dovrebbero favorire il bene della chièsa ih quella nazione e il dialogoura quel governo e la comunità internazionale».

Persone citate: Abdurrahman, Gheddafi, Jean Louis Tauran, Pennacchini, Shalgam, Tauran

Luoghi citati: Italia, Libia, Roma, Tripoli