A caccia di voti con la candidata Glenda

A caccia di voti con la candidata Glenda La Jackson deve battere un thatcheriano: Maggie mi ha fatto vergognare di essere inglese A caccia di voti con la candidata Glenda Laboristi in vantaggio di sette punti LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Eccola Glenda Jackson, nel ruolo dì candidata laborista alle elezioni del 9 aprile. Una parte nella quale si è immedesimata a pennello: non la star, l'attrice premiata con due Oscar, ma una donna qualunque, il volto privo di trucco che rivela impietosamente i suoi 55 anni, uno scialle sopra un giaccone nero sul quale spicca la coccarda propagandistica del labour, pantaloni rossi e scarpe basse. La scoviamo all'ingresso del mercatino dello Swiss Cottage, nel collegio elettorale di Hampstead-Highgate, in un quartiere Nord di Londra, dove è in lizza contro un giovane thatcheriano, destinato a prenderle secche se verrà confermato il trend dei sondaggi che attribuiscono ormai ai laboristi un robusto vantaggio di 6-7 punti, in grado di proiettarli a Westminster con una maggioranza assoluta di almeno 20 seggi. Brutta aria per Major: ieri a Bath durante un comizio lui e il presidente dei Tory, Chris Patten, sono stati bersagliati con uova e fischi. Anche nel microcosmo di Hampstead si respira ottimismo a pieni polmoni. «Siamo in testa, nettamente. Strapperemo questo seggio ai conservatori» gongola un giovanotto che distribuisce volantini con la foto a colori dell'attrice sullo sfondo di Westminster. E davvero la Jackson ha buone possibilità di soffiare il posto al giovane George Letwin, il suo concorrente diretto, ex membro del «think tank» di Downing Street, accusato nel volantino laborista di essere «l'inventore della poli tax», l'impopolare tassa comunale che è costata il posto alla Thatcher. La gente si avvicina volentieri a Glenda Jackson. Una giovane madre le espone il problema della carenza d'asili nella zona. Un paio di vecchiette si lamentano per la pensione da fame. Un'altra donna racconta la sua storia dolorosa di sfrattata perché non riusciva più a pagare il mutuo. Per tutte, la candidata-Jackson mostra interesse: la mimica da attrice la aiuta a palesare sorpresa, commiserazione, tristezza. «Restiamo in contatto, ecco il mio numero di telefono. Abbiamo la politica per risolvere questi problemi, per portare l'Inghilterra fuori dalla recessione». Poi via di corsa a distribuire volantini davanti alla stazione della metropolitana, a fronteggiare la concorrenza degli attivisti conservatori armati di megafono. A conteggiare i manifestini giallo-rossi con il suo nome che occhieggiano dalle finestre delle case, c'è da registrare che Glenda Jackson è la superfavorita. Dovrebbe recuperare facilmente quei 2000 voti di distacco che nell'87 fecero eleggere un candidato conservatore. Hampstead è il quartiere radical-chic della capitale. In queste ville nascoste nel verde dei giardini che s'arrampicano sulla collina abitano infatti miliardari, intellettuali, artisti di grido come lo scrittore John Le Carré, l'attore Peter O'Toole, il cantante pop Boy George, la romanziera Margaret Drabble. E' una tradizione: qui hanno vissuto anche in passato personaggi come George Orwell, D. H. Lawrence, o Sigmund Freud. E sulla casa in cui abitò il pittore Mondrian oggi spicca un manifesto pro-labour. E' un quartiere misto, però, con la ricca borghesia che abita in alto sulla collina e i poveracci che sbarcano il lunario nelle case popolari in basso. E Glenda Jackson, attrice di successo prediletta dalla borghesia, ricordando la sua originaria «working class», può pescar voti anche fra i proletari. Perché, come ha rammentato, cedendo di malavoglia alle insistenze del partito ieri mattina in una conferenza stampa, la Jackson ha avuto un padre muratore e una madre donna delle pulizie. «Anch'io ho lavorato come commessa e mi sono iscritta al partito laborista a 17 anni - ha ricordato la Jackson, rosa rossa alla bottoniera - ma ho deciso di far politica attiva solo in questi ultimi anni, quando il governo Thatcher mi ha fatto vergognare di essere inglese». Gli avversari insinuano, invece, che la meravigliosa interprete di Madre Coraggio, di Elisabetta I, di Lady Macbeth, di Edda Gabler, di Cleopatra e tanti altri ruoli al cinema e sul palcoscenico, cominciava a trovare poche scritture adatte a lei. Ma queste sono malignità da politici in difficoltà, naturalmente. Lei proclama il suo impegno per migliorare «la legislazione sulla maternità, per sanare lo sfruttamento del lavoro part-time, per dare a tutti una casa decente. Non ho mai visto tanti giovani dormire nelle strade come qui in Inghilterra». Quale è il suo modello, le chiedono, vuole diventare come la Thatcher o Reagan? Glenda risponde secca, con uno sguardo fiammeggiante, di quelli che usa .sul set: «Non credo sia possibile paragonare la situazione inglese a quella americana. Eppoi, se mi permettete, ho forti dubbi sul fatto che Reagan sia mai stato un attore e anche un politico. No) il mio modello è Barbara Castle, ex ministro laborista. Ma io aspiro soprattutto a essere il migliore parlamentare che Hampstead abbia mai avuto». Ancora una domanda provocatoria: quando tornerà a recitare in teatro o al cinema? Replica pronta: «Mai più dopo il 9 aprile, quando comincerò una nuova carriera». Da attrice consumata, non ha sbagliato l'uscita. Paolo Pattuito Al comizio di Bath uova e fischi per il premier Major e il presidente del partito Tory Chris Patten Da sinistra, John Major contestato a Bath, Glenda Jackson che incontra I pensionati e il leader laborista Neil Kinnock

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