«la vera Anita sono io»
«La vera Anita sono io» «La vera Anita sono io» Una «n» divide le cugine Garibaldi candidate per Cariglia e La Malfa ROMA. E' lite nella famiglia Garibaldi. A fronteggiarsi sono Anita e Annita «detta Anita», entrambe pronipoti dell'eroe dei due mondi, entrambe candidate, ma in due diversi partiti. Transfuga dal psi nelle file di Cariglia l'una, schierata con La Malfa la seconda. Cugine prime. Eppure l'Anita socialdemocratica non perdona all'Annita repubblicana, nata e vissuta a lungo in Francia, di essere piombata in Italia soffiandole l'ambito posto di erede ufficiale del condottiero. «Un'omonimia che non può che confondere l'elettorato», sostiene l'Anita targata psdi. Che, non essendo riuscita a trovare un accordo amichevole, prima è ricorsa al tribunale, poi, avendole la legge dato torto, ha convocato una conferenza stampa per chiarire il suo punto di vista sulla questione. Fornendo naturalmente agli avvocati dell'Annita repubblicana lo spunto per una sottile disquisizione giuridica. «Io ho solo questo nome da utilizzare, mentre quella signotra ne possiede tre e neppure divisi dalla virgola» sostiene Anita, esibendo la copia autenticata dell'atto di nascita a Bordeaux della cugina rivale da cui risulta una Annita Costance Beatrice, nata a Bordeaux nel 1942. «L'uso del primo nome rientra nella norma e comunque è tutelato persino lo pseudonimo» ribattono i legali di Annita, facendo l'esempio di Pannella Giacinto detto Marco. Anita arriva a sostenere che nel certificato di morte fornito dal Verano, la madre della cugina, la ballerina Beatrice Borzatti in Garibaldi, risulta nata a Rimini nel 1889 mentre all'anagrafe francese l'anno di nascita è il 1904. Insinuando il sospetto di un'alterazione della data «per rendere credibile una maternità che a 53 anni sarebbe stata per lo meno improbabile». Dubbi pesanti, per una donna che della cugina è stata testimone di nozze, e poi ma- cui Enzo si dissociava dalle leg-. gi razziali e dall'alleanza con la Germania. Un'opposizione che gli costò la sospensione dal partito. Nessuna replica da parte di Annita, docente universitaria e costituzionalista. Neppure a distanza. Essère nipoti di Garibaldi è così importante? Anita lo nega. Ma non può negare di usare nella campagna una foto con la statuetta dell'eroe, né di essersi fatta ritrarre in un museo garibaldino presieduto dalla cugina, davanti a un ritratto del famoso avo. E il psi? «Non mi ha mai offerto una candidatura vera. Anzi, mi usava, strumentalizzando il mio nome». Maria Grazia Bruzzone china di uno dei tre figli. «Poi questa signora mi si è rivoltata contro, affermando di essere lei l'unica erede degli ideali garibaldini perché suo padre ha fatto la resistenza in Francia mentre il mio sarebbe uno sporco fascista» sbotta emozionata Anita. Sullo sfondo, la divisione della famiglia dove due dei quattro nipoti dell'eroe, Enzo e Ricciotti jr. aderirono alle idee di Mussolini mentre Bettino e Sante emigrarono in America e in Francia. E qui Sante, padre di Annita, morì nel 1946 dopo aver provato i campi di Buchenwald e di Dachau. Figlie e padri. In difesa del suo genitore Anita distribuisce il testo di un discorso del 1934 alla Camera dei Fasci in
Persone citate: Beatrice Borzatti, Cariglia, La Malfa, Maria Grazia Bruzzone, Mussolini, Pannella Giacinto
Luoghi citati: America, Bordeaux, Francia, Germania, Italia, Rimini, Roma
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