Il giudice Panatta assolve tutti

Il giudice Panatta assolve tutti TENNIS Il et azzurro evita l'autocritica dopo l'ingloriosa eliminazione dalla Coppa Davis Il giudice Panatta assolve tutti «Io bravo, i giocatori hanno fatto il possibile» maceio' DAL NOSTRO INVIATO Tutti i protagonisti, ieri mattina all'alba, si sono ritrovati all'aeroporto di Meceiò. Ciascuno volava a casa sua. I vincitori e i vinti, persino D'Artagnan che è stato il migliore il campo, lui e la sua correttissima e bellissima torcida. La Davis è finita, andata, fuggita, ma i nostri eroi almeno in apparenza non sembrano averla presa male. E' come un punto sbagliato: va dimenticato subito, cancellato dalla mente per pensare al prossimo. In verità crediamo che gli appassionati di tennis, che sono tanti, siano di opinione diversa: gli errori vanno analizzati, valutati, meditati a lungo per evitare, se possibile, di ripeterli in futuro. C'è da dire che riesce difficile, questa sorta di istruttiva autocritica, se uno è convinto di non aver sbagliato nulla. Adriano Panatta, che quando vuole sa pure essere simpatico, ha parlato molto della dolente sconfitta. Ai bordi della piscina, sotto le palme, bevendo birra. Ha perfino ricordato episodi lontani, quando lui esordì in Davis a Zagabria nel '71 e sopportò stoicamente quattro iniezioni nella schiena. Questo per spiegare che ognuno reagisce in modo diverso Gianni Rivera vorrebbe giocare con una squadra di parlamentari contro l'Olanda per sostituire la Nazionale che ha fatto una meschina figura annullando l'amichevole. Anche se perdesse, la sua sarebbe in ogni caso una sconfitta onorevole. al dolore. Oggetto della discussione: il braccio di Camporese. «Lui è terrorizzato al minimo dolore. Il braccio gli è entrato in testa e io lo capisco, in fondo è il suo tesoro. E' fatto così, ha paura di tutto. Ma contro Oncins non poteva giocare. In doppio, invece, stava bene la sera prima e male al mattino del match, troppo tardi per cambiare». Potrebbe sembrare, riferito così, da lontano, che Panatta abbia tentato di scaricare tutte le colpe sui giocatori, su Omar in particolare. In realtà intendeva difenderli. E qui sta il guaio. Perché, se la responsabilità non è dei giocatori, allora di chi è? «Certo non mia. Io mi assolvo. Credo di aver fatto le scelte giuste e di aver detto in campo le cose giuste. Non mi rimprovero nulla: penso di aver mandato in campo i migliori» ha messo in chiaro Panatta. E' come un cane che si morde la coda: si finisce per girare in tondo e alzare polvere, e non si capisce più niente. Eppure l'Italia ha perso. Perché? «Perché Camporese aveva male al braccio». Camporese, sempre lui. «Se stava bene vinceva senza faticare con Mattar e poi vinceva anche il doppio». Dunque si è sentito tradito da Omar? «No, mi sono sentito tradito solo dal doppio. Anche perché ero convinto che Cane avrebbe potuto battere Mattar». Gli argomenti, come si vede, si sono mischiati e talora sovrapposti, il braccio di Camporese e i crampi di Pescosolido, gli azzurri che hanno dato l'impressione, siamo onesti, di non aver dato tutto per la maglia. Anzi. Vero e non? «Questo è un giudizio troppo drastico» ha detto Panatta. «Camporese ha giocato sei ore con Mattar e Cane ha speso tutto, peccato che non è bastato. Semmai penso che lo spirito della Davis, che è una competizione diversa da tutte le altre, vada interpretato meglio». Questo vale per i giocatori, naturalmente, ma anche per i tecnici. Perché Panatta e Bertolucci, che conoscono ogni segreto, ogni trappola psicologica della Davis, si sono mostrati così colpevolmente ottimisti? Non avevano avuto qualche sospetto dopo aver visto la fine che aveva fatto la Germania a Rio? «Ero convinto che la tecnica avrebbe avuto la meglio sull'ambiente sempre Panatta - e poi non potevo sminuire i miei atleti dicendo che il Brasile era favorito. Comunque io ho visto Mattar a Tunisi e Paolo ha spiato Oncins a Key Biscayne. E' fatta, ci siamo detti. E invece...». Invece ci hanno dato una bella bastonata. Cario Coscia I Aliano Panatta, il et

Luoghi citati: Brasile, Germania, Italia, Key Biscayne, Olanda, Pescosolido, Rio, Tunisi, Zagabria