Giallo sui conti Ilva perde, anzi è in utile
Giallo sui conti Ilva perde, anzi è in utile Mentre Nobili conferma la frenata dell'Iri Giallo sui conti Ilva perde, anzi è in utile ROMA. I conti non tornano. E così non si sa se l'Uva va bene o male. Il giallo è cominciato quando dall'In sono trapelate le cifre del preconsuntivo 1991 del gruppo. Si è scoperto che la sua caposettore per la siderurgia avrebbe vissuto un anno nero: è passata dai 115,1 miliardi di utili del 1990 a 67,6 di perdita. Ma l'Uva resta tranquilla: continua a prevedere, come fa da mesi, un leggero utile. Com'è possibile? Come può accadere che una caposettore smentisca addirittura Tiri? Ieri erano impegnati a Bruxelles il presidente dell'istituto Franco Nobili e il direttore generale Michele Tedeschi. Il preconsuntivo reso noto dall'Ansa non è stato commentato: nessuna convalida ufficiale, ma nemmeno alcuna smentita. E' l'Uva però a togliere fondamento a quelle cifre pesanti: «Risulta - viene precisato - che il preconsuntivo sia il frutto di elaborazioni dell'Iri sulla base di dati che non riguardano tutte le società del settore siderurgico e che sono datati al 30 settembre scorso». Gli uffici dell'ente avrebbero ricavato la proiezione per l'intero anno solo dai primi nove mesi del 1991. Se così fosse, lo stesso risultato globale del preconsuntivo dell'Iri avrebbe meno valore. Tuttavia lo stesso Nobili dà l'impressione di ritenere veritiero il preconsuntivo (che indica un utile di tutto il gruppo di appena 172,9 miliardi contro i 1108 del 1990). In un'intervista al «Tempo» parla di bilancio «ancora in attivo» benché «in misura fortemente minore» nonostante lo Stato abbia cancellato l'erogazione di fondi già concessi. A Bruxelles, poi, ha detto che le stime preconsunti¬ ve sono solo previsioni che tuttavia, immagina, «saranno confermate dai risultati definitivi». E allora l'Uva? La sua serenità deriva da un fatto. Negli ultimi tre mesi dell'anno (quelli che sarebbero stati trascurati) l'azienda ha avviato un piano di dismissioni. I primi effetti sono già percepibili con il bilancio 1991. Parte dei 135 miliardi incassati con la vendita del palazzo di viale Castro Pretorio all'Union Banque Suisse e dei 130 ricavati dalla cessione della quota di minoranza della Sidermar alla Compagnie de Banque Monegasque consentono di cancellare le difficoltà e chiudere in utile. E il 1992? Le notizie filtrate dal¬ l'Ili parlano di perdite previste per 76,3 miliardi. L'Uva non si scompone: il bilancio 1991 sarà approvato solo a maggio dal consiglio di amministrazione e a giugno dall'assemblea; avventurarsi sulle stime per l'anno in corso è prematuro. Comunque le dismissioni aiuteranno ancora: la Capolo è già stata venduta; è stata messa in cantiere la cessione di Acciaierie Ferriere di Piombino (nel mirino di Lucchini, Riva e Regis) e Dalmine. Nessun timore quindi? L'Uva sembra ottimista. Oltretutto le tabelle trapelate sono imprecise per la Finmeccanica (che ha chiuso con +168,6 miliardi invece di 152,1 esclusa la restitu- zione degli aiuti illegittimi all'Alfa Romeo) e per l'Alitalia (ha chiuso a -34,5 invece di -32,8). Per l'Uva non è solo motivo di orgoglio restare in utile: il bilancio 1991 sarebbe il terzo attivo e la società come vuole Nobili può andare presto in borsa. Perdendo, direbbe addio alla quotazione. [r. ipp.] Franco Nobili
Persone citate: Franco Nobili, Lucchini, Michele Tedeschi, Regis, Riva
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