E AULETTA SPAZIENTI' ANCHE NOBILI
E AULETTA SPAZIENTI' ANCHE NOBILI GENNARI ASSEDIATO E AULETTA SPAZIENTI' ANCHE NOBILI LE sorti della Fidifìn, la finanziaria di Giuseppe Gennari giunta sull'orlo del crack, turbano i sonni dei risparmiatori che le avevano affidato i loro quattrini. E mentre i legali del finanziere preparano la richiesta di concordato preventivo che presenteranno al tribunale di Firenze, lo «scacco matto» che il conte Auletta gli ha inflitto nella battaglia sulla Bna si ripercuote in decine di casi personali a volte tragici a volte grottéschi. E*'"il caso, ad esempio, di Adriano Leardini, sessantunenne artigiano di Ferrera, paesetto a due passi da Pavia, che per avere garanzie sui propri quattrini investiti nella Fidifìn, ne ha praticamente «occupato» per dieci ore la sede milanese di via Binda. Voleva un incontro con Gennari e non se n'è andato fino a quando un consigliere d'amministrazione, Roberto Baratto, non gli ha consegnato un impegno scritto a fissargli un appuntamento con il finanziere. Ma la granitica resistenza di Auletta Armenise non ha «piegato» soltanto Gennari e indirettamente i suoi clienti: ha messo a dura prova anche altri. Per esempio Franco Nobili, presidente dell'Ili, l'istituto che controlla il Credito italiano, la banca «impiombata» da ormai quasi quattro anni in una inservibile partecipazione nel gruppo Bonifiche-Bna. Ieri per la prima volta Nobili ha detto la sua,, e duramente, sul «caso»: «O Auletta scende a più miti consigli e accetta l'offerta di collaborazione avanzata dal Credito italiano, oppure il 22% del Credit in Bna verrà ceduto». «La partecipazione del Credit in Bna rende poco o niente», ha puntualizzato il presidente Iri. Che, pignolo, ha aggiunto: «Quando l'Ili l'ha presa l'obiettivo era di apportare la capacità operativa del Credit agli azionisti di maggioranza della Bna». Visto che l'auspicata convivenza «non è stata possibile» e la redditività dell'investimento è stata «minima», la conclusione è una sola: «Stiamo valutando cosa fare, ma non vedo perché dovremmo tenerla». Divorzio in vista tra Bna e Credit: come, quando, a che prezzo? Alt, frena Nobili. «Sino a quando non sarà trovato il modo di recedere, il 22% di Bna resterà saldamente in mano al Credit», fa capire. Anche perché un conto è auspicare l'eventuale disimpegno, un cento attuarlo senza perdere una montagna di quattrini. Ma la pazienza di Iri e Credit verso il conte è ormai al limite: «Non mi sembra che si debba attendere oltre, non siamo più disponibili a una presenza passiva», insiste il presidente dell'Ili. Qualcosa si è rotto, insomma, nella delicata ragnatela di alleanze romane di Giovanni Auletta Armenise. L'aut aut del presidente dell'Ili vale sicuramente più di una semplice valutazione di interesse: che sia il segnale che verso il conte sta venendo meno anche la pazienza di uno sponsor importante come Giulio Andreotti del cui pensiero Nobili è uno degli interpreti principali? [a. z.] Giovanni Auletta Armenise I finanziere Giuseppe Gennari
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