Triplo enigma per la sfinge Mitterrand di Enrico Benedetto

Triplo enigma per la sfinge Mitterrand Deve decidere tra un nuovo ministero Cresson, puntare su Bérégovoy, scegliere Delors Triplo enigma per la sfinge Mitterrand Il presidente della Commissione Cee chiede garanzie Il leader Verde: non entrerò nel nuovo esecutivo PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Sono pronta a dimettermi». Inguaribile ottimista, combattente feroce, Edith Cresson deve aver esitato molto prima di pronunciare queste parole. E le ha riservate all'uomo che 11 mesi mesi fa le affidò la Francia: Francois Mitterrand. Un lungo colloquio, il secondo in 48 ore, da cui nulla doveva trapelare se fonti rimaste anonime di Matighon non avessero lasciato filtrare la verità. Schiacciata da un bilancio politico e personale molto agro, cui il disastro socialista nelle Amministrative ha impresso ritmi da Caporetto, il premier accetta il ruolo di capro espiatorio per restituire al Presidente mano libera su una situazione compromessa ma non irrecuperabile. Se anche dovesse rimanere in carica, di fatto sarebbe una Edith II, rediviva, con altra équipe e nuovi programmi. In ogni caso, il Consiglio dei ministri odierno viene annullato, una decisione notturna che fa propendere per il cambio della guardia. Se Pesce d'Aprile è, mai beffa fu meglio riuscita. «Ho una grande capacità di resistere alle ingiunzioni» lascia cadere Francois Mitterrand. Poi scompare con la regina Margaret di Danimarca nel Grand Palais per inaugurare la mostra sui sui vichinghi. Forse è in loro onore che l'Eliseo batteva ieri bandiera corsara. Quella minuscola frase parrebbe infatti graziare madame Cresson, ma tanti, troppi altri segni indicano che la ghigliottina è pronta. A mez^ zogiorno, qualche minuto prima che il premier incontrasse il suo finora generoso sponsor, il capogruppo parlamentare socialista Jean Auroux annunciava: «Oggi cambia il» governo». Potrebbe essersi sbagliato solo di qtìalche ora. Mentre^Edith veleggiava per Hannover, i collaboratori di Pierre Bérégovoy - il superministro economico che potrebbe salire a Matignon - disegnavano febbrilmente sulla carta un gabinetto di ricambio. Slogan: via i pesi massimi, i pachidermi socialisti, i notabili. Secondo indiscrezioni, lascerebbe persino Roland Dumas, un vecchio leone non più intoccabile al Quai d'Orsay dopo lo scandalo Habbas. E nei posti chiave arriverebbero i quarantenni: Bernard Kòuchner, Elisabeth Guigou e Martine Aubry. Quest'ultima salterà quasi certamente nel caso il neo-premier anziché Bérégovoy sia Delors: il Commissario Cee è suo padre. Proprio Delors è forse la chiave di volta in questa bizzarra, per alcuni versi grottesca crisi all'italiana ieri protagonista a Parigi. Per lasciare Bruxelles chiede garanzie che l'Eliseo, maitre assoluto, non è abituato a concedere. Ieri notte, dopo una lunga pausa, le trattative sono riprese. Non si può dunque escludere questo scenario: Edith a tappare il buco finché non arriva la sostituzione, il panchinaro Bérégovoy che si scalda a fondo campo ma attende ancora qualche istante a entrare sul terreno di gioco, casomai il fuoriclasse Delors - colmatosi di gloria all'estero - volesse graziosamente lasciare la tribuna e scendere nella mischia, soccorrendo l'allenatore Mitterrand. Solo ipotesi, per ora, ma l'attesa non dovrebbe essere lunga. Sembra che Edith Cresson abbia sollecitato - nel caso Mitterrand optasse per una riconferma una squadra più compatta, solidale, giovane. La chiese a seguito dell'affaire Habbas, l'ha richiesta subito dopo il primo tonfo elettorale del 22 marzo. L'Eliseo le oppone da sempre un rifiuto mentre ora - apprendiamo - il suo eterno rivale Bérégovoy lavora su schemi non dissimili e non di propria iniziativa: un brutto segnale. Ma altri colpi di scena, a questo punto, non appaiono implausibili. Mitterrand vuole fare insieme il trainer e l'arbitro, scegliere la formazione però anche dettare le regole del gioco. Se mostra di agire sotto la spinta troppo vistosa della vox populi o dei media, il suo ruolo super partes ne soffrirà. Quindi, da buon tattico, nasconde fino all'ultimo le mosse. Unica certezza, il nuovo governo vedrà assente l'unico ministro che le Regionali non abbiano sanzionato: il leader di Generation Ecologie Brice Lalonde. «Oggi provo un briciolo di disgusto, a^edere, nell'Esesurir: vo, vorrei dedicarmi completamente al mio movimento» dichiara. Il segretario ps Fabius aveva appena promesso «maggior impegno ecologico» quale miglior vessillo della nuova Rosa, «che dovrà sapersi rinnovare profondamente». Invano. Anche «Les Verts» di Antoine Waechter fanno sapere: «Per ora un nostro ingresso al governo non è fattibile». Eclissando il candidato socialista, una loro paladina - la trentanovenne insegnante di biologia Marie-Cristine Blandin - è da lunedì notte presidente della Regione Nord/Pas-de-Calais, vecchio feudo industriale ps. Una première assoluta. Vista la secessione verde, a Mitterrand per l'annunciato rimpasto non rimaneva che consultare i soliti noti. Così la sfilata di ieri all'Eliseo è stata molto convenzionale: Fabius («occorre un cambiamento, bisogna portare al governo i valori espressi dagli elettori e far risbocciare la speranza»), l'ex segretario socialista Pierre Mauroy, il presidente della Camera Henri Emmanuelli, Jean Auroux, Roland Dumas e Bérégovoy che dice sornione ai cronisti: «Come tutti i martedì, presento al capo dello Stato la situazione economica». La lunga passerella fa presagire ampie .novità, non certo piccole modifiche in ministeri perifericì, tuttavia Mitterrand;,ha studiatamente omesso di modificare gli impegni in agenda. E con grande aplomb, mentre giornali e tg impazzivano à calibrare servizi e titoli di una giornata comunque memorabile, ha ricevuto per una cena di gala l'Alto Consiglio della Francofonia. Edith Cresson, stanchissima ma obbligata a un metallico sorriso verso i reporter per non autorizzare malevole interpretazioni, è rientrata da Hannover verso le 22.30. - Sono per domani le dimissioni, madame? No commment. Il silenzio unisce, per una volta, congiurati e vittime. Enrico Benedetto Il superministro dell'Economia vorrebbe cancellare tutti i notabili socialisti per far posto a una squadra formata da quarantenni disposti a lanciare un radicale rinnovamento politico Edith Cresson lascia l'Eliseo dopo l'incontro con Mitterrand; potrebbe sostituirla Bérégovoy

Luoghi citati: Bruxelles, Caporetto, Danimarca, Francia, Hannover, Parigi