AGATHE, TU MI CAPISCI di Leonardo Osella
AGATHE, TU MI CAPISCI CONCERTI AGATHE, TU MI CAPISCI Per l'Unione sestetto di Brahms dedicato a un antico amore u N artificio talora utilizzato dai musicisti è quello di creare un tema utilizzando le lettere di una parola. Ciò è possibile attribuendo alle note musicali i nomi alla tedesca, cioè appunto con lettere dell'alfabeto. Neppure Brahms si è sottratto al fascino strano di questo binomio «parola - musica» e l'occasione è stata quella di un rapporto amoroso intenso e sfortunato. La scintilla scoccò nel 1858, mentre il compositore si trovava a Gòttingen: qui Brahms si innamorò dì Agathe von Siebold, figlia di un professore universitario, e ne venne ricambiato. Ma il musicista non pareva fatto per il matrimonio, tant'è vero che non si sposò mai. E così, come accadde poi anche con altre donne, fece la sua brava dichiarazione (anzi, in questo caso vi fu addirittura lo scambio di anelli di fidanzamento), ma sul più bello si ritrasse impaurito e la bella favola finì tra lacrime e rimpianti. In seguito Brahms intrattenne altre relazioni, ma questa rimase indelebile almeno per parecchi anni. Fu infatti soltanto nel 1864 che il compositore scrisse il «Secondo sestetto il sol maggiore per archi» nel quale, come tardivo ricordo di quella stagione d'amore, utilizzò appunto un tema tratto dal nome della donna. Se si esclude la lettera T, che non fa parte della notazione sassone, alla parola aga(t)he corrispondono le note la-sol-la-si-mi. E a conferma di questo artistico ritorno di fiamma rimane la te- stimonianza degli amici Gànsbacher e Joachim, ai quali Brahms ripetè: «Qui mi sono liberato dal mio ultimo amore». Il sestetto, curiosamente, venne eseguito per la prima volta ai Concerti Mason di New York. La prima europea si ten- ne a Vienna il 3 febbraio 1867 e sollevò una corale ripulsa da parte della critica, con espressioni che oggi suonano incredibili («Solo ciò che parte dal cuore può arrivare al cuore: il sestetto parte dalla mano e dalla testa, nonostante qualche ar- dente pulsazione del cuore», «Una musica che non ha né corpo né anima ed è soltanto frutto di uno sforzo disperato»). Ora naturalmente il giudizio è fortemente mutato e il sestetto è adeguatamente apprezzato per quello che è: «Un'opera - scrive Claude Rostand - di carattere pastorale, come la maggior parte di quelle che Brahms compose a Baden-Baden, dove le montagne e i boschi gli ispirarono sempre una musica dal particolare sentimento espressivo». Il pubblico torinese potrà riascoltare questi due «Sestetti per archi» di Brahms mercoledì 1 aprile alle 21 all'Auditorium Rai per l'Unione Musicale. Interpreti: Giuliano Carmignola e Stefano Zanchetta (violini), Tommaso Poggi e Fabrizio Merlini (viole), Franco Rossi e Mario Brunello (violoncelli). Il «Primo sestetto in si bemolle maggiore» fu composto ad Amburgo nel 1860 e, per la sua leggerezza e poeticità, è stato poi ribattezzo «Friihlingsextett», cioè «Sestetto di primavera». E' caratterizzato da una evidente vivacità timbrica, che vede gli strumenti aggregarsi o scindersi, in una ricca e sapiente varietà, favorita dall'utilizzo dei sei strumenti a coppie e divisi in sei leggii. Rimarchevole il secondo movimento, nel quale Brahms adotta un'arma a lui straordinariamente congeniale: la variazione, che in questo caso risente in modo chiaro della lezione classica di Haydn, Mozart e Haendel. Leonardo Osella // concerto in programma per l'Unione Musicale è dedicato a Braluns
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