LA VITA IN 2 PAROLE

LA VITA IN 2 PAROLE LA VITA IN 2 PAROLE Continua il nostro referendum, ha votato anche Eco ANCHE Umberto Eco ha detto «sì» al nostro referendum. La sua scheda è una glottologica «Busti I na di minerva», la rubrica che appare ogni lunedì sull'ultima pagina dell'Espresso. «Mi trovo d'accordo con le prime risposte, almeno per quel che concerne la parola odiata (e mi associo a ritenere odiosi attimino, ottimizzare e fruitore). Dove mi sento più smarrito è nel dire quale sia una parola che amo». Lo scrittore semiologo procede, come sempre tra erudizione e divertimento, con esempi e citazioni, per sostenere che «è bella la parola che in quel momento, in quel contesto, ti risolve espressivamente la situazione e cade a proposito. Naufragar è bellissimo in Leopardi e può diventare banale parlando dell'insuccesso di un progetto, e odiosa a chi pensa al naufragio di una vagheggiata convivenza amorosa». Il dubbio vale anche per le parole brutte: «E la parola che io odio di più, e che è coniugare? Forse la prima volta che è stata usata suonava come un'ardita metafora. Ed esatto invece di sì? Nelle prime trasmissioni di Lascia o raddoppia cadeva a proposito, era come un grido di vittoria». Non esistono brutte parole, conclude Eco: «Le parole diventano odiose quando ci irrita la pigrizia di chi, usandole, lascia marcire tante altre belle parole». Un'opinione condivisa da molti nostri lettori, nelle 700 schede arrivate, fino a ieri, in redazione. Qualche esempio. Marco Farmeschi, medico di Casteldelpiano, odia CIAO, «parola leziosa, ruffiana e appiccicosa come un'orzata con troppo1 zucchero», mentre l'infermiera Maria Mochi di Macerata boccia CAZZO, ma non per moralismo. Semplicenienté, «è inflazionata, e inutile». La terapista di Viareggio Brunella Baratalini, disapprova APPROCCIARE, «frutto tra i più indigesti del gergo burocratico» e proclama il suo amore per LETTO, «il participio passato di leggere e il posto più bello del mondo». Sergio Caruso, professore universitario a Firenze, odia CONCRETO: «Nessun intervento è più superfluo e, naturalmente, astratto di chi con tono risentito reclama discorsi concreti». Valerio Piccioli, insegnante, ama VEDIAMO («esprime disponibilità, voglia di tror vare assieme una soluzione ai problemi») e odia NO: «Perché piccola ma prepotente. Innalza un muro nella comunicazione». Abbiamo schede «esistenziali»: Nicola Merlo, 94 anni, di Buttigliera Alta, dice sì al PARADISO, «felicità eterna», e no all'INFERNO, «disperazione infinita». Stefano Rissetto, giornalista di Sestri Levante, preferisce INQUIETUDINE, «un secolo in dodici lettere» e la psicologa Margherita Cialfi di Berga- mo opta addirittura per BARBARICO: «Sprigiona lo splendore e l'orrore della vita». Da Prosinone, Fabio Fascia, 23 anni, che di professione si definisce pensatore, condensa così la sua filosofia: «Amo UNIVERSO, armonia, silenzio, perfezione, mistero. Odio TERRA, l'unico neo dell'universo». Schede «gastronomiche»: Giuseppe Savorelli è combattutto davanti alla PASTASCIUTTA: «Mi piace», ma nello stesso tempo «mi ricorda che vivo per mangiare». Loredana Viano, impiegata parastatale, sceglie senza alcun dubbio la CIOCCOLATA: «E' buona e fa bene, non alla linea... purtroppo». Invece odia ESTERNARE: «Trovo che esistono già sufficienti sinonimi e sono felice dell'occasione che mi permette di manifestare, proclamare, rivelare, dire, partecipare, pronunciare, spiegare, annunciare, ecc., la mia cordiale antipatia per questa parola coniata non so da chi...». Matteo Bonfanti, studente di Trieste, non sopporta EXTRACOMUNITARIO: «Adatta ad indicare tanto un algerino che uno svedese, viene invariabilmente applicata al primo». Non manca qualche «anteprima» del 5 aprile: Paolo Fai, insegnante di Solarino, odia DEMOCRISTIANO, diversi altri seppelliscono il COMUNISMO. Noi registriamo, impassibili. L'unico voto che non possiamo condividere è CONCORSO, parola odiata dalla segretaria di Tuttolibri, Raffaella, e si capisce: «Una montagna di buste da aprire e contare». Scriveteci, il tagliando è in prima pagina. Il referendum continua: appuntamento a sabato prossimo. [1. g.] no odiogrizia di marcire . isa da elle 700 ieri, in esempio. edico di AO, «paappiccin troppo1 fermiera ata bocper LETto di legdel monofessore ze, odia ntervennaturalcon tono rsi coni, inse («espria di tror zione ai «Perché Innalza azione». stenziaanni, di ì al PAna», e no zione into, giore, prefe «un sela psicodi Berga- diversi altri seppelliscono il COMUNISMO. Noi registriamo, impassibili. L'unico voto che non possiamo condividere è CONCORSO, parola odiata dalla segretaria di Tuttolibri, Raffaella, e si capisce: «Una montagna di buste da aprire e contare». Scriveteci, il tagliando è in prima pagina. Il referendum continua: appuntamento a sabato prossimo. [1. g.] nostro secolo che si avvia ormai alla fine. Nell'Ottocento era il francese ad invadere l'italiano e perfino i nostri dialetti: oggi è l'inglese o quella specie di inglese che è piuttosto una lingua franca, che in qualche congresso viene addirittura tradotta in buon inglese perché non lo capisce nessuno. Ma, e qui si viene al punto, ci sono parole amate e parola odiate da ciascuno di noi. prima di cominciare il di scorso. Tale ca. Cosa sarebbe dovuto accadere per non rispondere: - V /7 H H t H t

Luoghi citati: Buttigliera Alta, Firenze, Macerata, Sestri Levante, Solarino, Trieste, Viareggio