CONSOLO: NO A MERCE AVATI E' PER SEMPRE

CONSOLO: NO A MERCE AVATI E' PER SEMPRE CONSOLO: NO A MERCE AVATI E' PER SEMPRE mr] ROMA \ EL gioco della costruzioM ne del dizionario prossi■ mo venturo non tutti ! 1 guardano avanti. Anzi, c'è anche chi, nella scelta della parola preferita punta sul pedigree, sul lessico d'annata. Talvolta una parola è come la Bella Addormentata: magari viene messa in disparte, lasciata a tacere per lungo tempo e va risvegliata con molte attenzioni: «Bisogna renderla di nuovo attuale. UMANITÀ': pronunciamola più spesso - esorta lo scrittore Vincenzo Consolo -. Per me è la parola che racchiude in un concentrato le cose più importanti che esistono. Umanità significa partecipazione, compassione, sentirsi parte di una famiglia. Avere presente l'uomo, la sua centralità, può fungere da antidoto a tanti disastri della nostra epoca». Da destinare alla soffitta, tra i prodotti avariati del linguaggio, responsabile anche di tanto malessere individuale e sociale della nostra epoca è invece, per Consolo, la parola MERCE: «Meglio la "roba" di cui parlava Verga - precisa il narratore -, la "roba" era infatti l'accumulo dei beni e dei profitti. Era una forma di sicurezza, un mezzo di difesa dall'angoscia esistenziale. Merce, al contrario, è consumo e dispersione. Ed è dunque anche violenza contro tutti i marginali, coloro che non garantiscono utilità o profitto». Parole brutte e parole belle: ma c'è anche una via di mezzo: le parole belle ingannevoli, quelle che dietro il millantato credito e l'apparenza innocente nascondono una perfida trappola. «IRONIA, che malinconia! - dice il regista Pupi Avati -. Sembra una contraddizione in termini: possedere il dono dell'ironia è ritenuto un merito. Ma invece, proprio tramite l'ironia, si mascherano i peggiori comportamenti; si tende a deridere le cose serie, a banalizzare quelle importanti. L'ironia rappresenta il fondamento di tanta attuale goliardia. Permette di affermare senza responsabilità molte sciocchezze, di far passare per opinioni serie grandi idiozie». Il regista ha un avverbio portafortuna, che è stato fonte di parecchie illusioni ma che non ha, per questo, mai rinnegato: SEMPRE. «Nel campo dei sentimenti, delle emozioni, della mia attività, vorrei che non esistessero mai le parole "fine" e "basta" - dice Avati -. Quando ero più giovane credevo che il mio sogno fosse realizzabile, poi ho scoperto che "sempre" è di difficile applicazione. Tant'è vero che le stesse convinzioni profonde delle persone e i rapporti di lavoro o di amicizia preferiscono metterlo tra parentesi. Eppure, nonostante io abbia questa consapevolezza, "sempre" si annida nel mio subconscio e pretende di avere un ruolo importante». E che esistano termini-chiave, che galleggiano nell'inconscio e che a tratti si manifestano, ne è convinta anche la scrittrice Francesca Sanvitale. «Ci sono parole di cui si predilige il suono e ce ne sono altre che si apprezzano per il contenuto. Nel primo caso CIELO è un'immagine necessaria per qualsiasi fantasia. Nel secondo caso rientra AFFETTO: fondamentale nel lessico familiare perché indica un legame a volte più duraturo dell'amore e forse anche più complicato». Inutili e pretenziose, agli ultimi posti nelle simpatie dell'autrice di «Madre e figlia», sono SNOBISMO e SUBLIME: «Gli snob sono il contrario della verità», dice la Sanvitale. E sublime è decisamente da accantonare poiché «eleva verso qualcosa che non c'è». Il pressappochismo in tutti i campi, anche in quello della lingua, fa inorridire l'efficiente manager ed editrice Inge Feltrinelli. Emblema dell'approssimazione in cui viviamo è la parola INSOMMA. «Sono in fondo milanese-tedesca. Detesto la vaghezza, il far finta di concludere quando in realtà non si è concluso niente. Insomma cosa? Parola da persona concitata, imprecisa, poco chiara. Se un concetto è bene espresso di insomma non ve ne è bisogno». Alla cultura dell'«insomma» la Feltrinelli oppone quella della COERENZA, termine che dovrebbe avere un posto di assoluto privilegio: «Esser coerenti vuol dire essere in sintonia con quello che si fa; dare dei messaggi chiari su quello che si è e che si vuole. I tempi cambiano ed esser coerenti vuol dire riconoscersi nel presente come nel passato. Io ho cercato la coerenza nella mia vita, non ho mai rinnegato niente, ho cercato negli anni, nelle cose fantastiche e nelle difficoltà di essere sempre la stessa persona/personaggio». Il neoregista e lookologo Roberto D'Agostino mette al bando l'orribile TRASVERSALE: «Una parola cerotto, che ha rotto. C'è tutta l'Italia, il trasformismo, il perbenismo, la pigrizia, la vigliaccheria. Insomma quella capacità italica di essere tutti in diretta e nessuno dal vivo. Con il trasformismo le emozioni si sono trasformate in mozioni». Molto meglio affidarsi al SOGNO: «E' la verità in incognito. Offrire il fianco al sogno vuol dire non ripetersi, sollevare desideri, dare un senso alla vita. Sono d'accordo con Flaiano - sostiene D'Agostino - quando dice che chi rifiuta il sogno preferisce masturbarsi con la realtà». Sarà perché fa parte del suo lavoro quotidiano, sarà perché con il tempo impara sempre più ad apprezzarla, ma lo psicoanalista Aldo Carotenuto ha eletto regina del suo lessico COMPRENSIONE: «E' alla base di tutta la mia esistenza. Cerco di individuare le motivazioni che spingono le persone ad agire, anche se a loro stesse sfuggono. Per me le persone sono trasparenti. Odio invece REGOLA e cioè tutta la selva di norme, prescrizioni, riferimenti a cui uno si deve attenere per raggiungere determinati obiettivi. Contro le regole viva la trasgressione». Mirella Serri Si ama la libertà, la mamma l'inventiva e la cioccolata f Si odia la mafia, la tangente, la sinergia e il vegetariano f 9% Vincenzo Consolo e, a destra, Inge Feltrinelli Quia fianco, Francesca Sanvita/e; in alto, PupiAvati

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