Andreucci manipolatore recidivo di Pierluigi Battista

Andreucci manipolatore recidivo Già nel 77 giocava con le carte su Togliatti, e il pei lo difendeva: «Belfagor» riapre un caso Andreucci manipolatore recidivo 7V| ROMA 11 UINDICI anni fa il pei di11 fese a spada tratta Fran11 co Andreucci, lo storico Y I fiorentino che Nilde IotC ti, il 15 marzo scorso, ha brutalmente definito «un volgare imbroglione». E il settimanale del partito Rinascita, allora diretto da Alfredo Reichlin, decise addirittura di censurare una lettera del vecchio Alfonso Leonetti in cui si accusava Andreucci di essersi reso responsabile, assieme al suo maestro Ernesto Ragionieri, della «manipolazione» di un documento d'archivio su Togliatti. La storia si ripete. Ma a parti invertite, come si desume dalla lettera di Leonetti maliziosamente pubblicata sul fascicolo di Belfagor che sarà in libreria nei prossimi giorni. L'intero carteggio tra Andreucci e Leonetti, il dirigente comunista che nei 1930, in dissenso con la linea di Togliatti, fu espulso dal pei assieme a Tresso e Ravazzoli, era già stato pubblicato dalla rivi- sta diretta da Carlo Ferdinando Russo nel gennaio 1978. Ma pochi, allora, se ne accorsero. Oggi, dopo le furiose polemiche sulla lettera di Togliatti «manipolata» da Andreucci, la ripubblicazione di quel testo di Leonetti censurato da Rinascita assume un sapore inedito. Una micidiale riesumazione che dimostra come il gruppo dirigente comunista nel '77 fece quadrato attorno allo storico oggi bollato come un «magliaro» e un «imbroglione», ma allora considerato il «custode» dell'ortodossia togliattiana. «Se questa non è "manipolazione" che cos'altro è mai?», protestava Leonetti nella lettera del 29 maggio 1977 pubblicata da Belfagor. E aggiungeva: «Proprio no! Francesco Andreucci non ha dato e non dà alcuna "lezione di storia" (...), si deve ammettere che "alterazioni" di questo tipo servono solo a perpetuare metodi e schemi» oramai inammissibili. «Manipolazione», «alterazioni», vecchi «metodi» e vecchi «schemi». Ma cosa era accaduto per far arrabbiare così tanto l'allora ultraottantenne Leonetti, che pure era rientrato nel partito nel 1962? L'originario bersaglio di Leonetti, per la verità, era Ernesto Ragionieri, lo storico incaricato di curare l'edizione ufficiale delle Opere di Togliatti, con l'aiuto di Andreucci. Nel III volume delle Opere, Ragionieri aveva raccontato che i «tre» - Leonetti, Tresso e Ravazzoli - prima della loro espulsione avevano accusato Togliatti di aver tentato «di sottrarre dalle casse del partito il denaro necessario per allontanarsi dall'attività politica rivoluzionaria». Il sottinteso della rivelazione di Ragionieri era chiaro: poteva il pei sopportare che nel partito permanessero dirigenti capaci di accuse così cervellotiche? Leonetti dichiara che il documento citato da Ragionieri è stato volutamente «manipolato». I «tre» si erano limitati a «deplorare» la negligenza di Togliatti e della sua compagna Rita Montagnana, colpevoli di avere «smarrito» due buste con¬ tenenti 25 mila e settemila franchi. «Se Ravazzoli e io avessimo pensato che Togliatti fosse un ladro, ben altro che "deplorazione" avremmo dovuto chiedere». Le accuse di Leonetti provocano una risentita risposta dell'allievo e collaboratore di Ragionieri, Franco Andreucci, che su Rinascita difende l'interpretazione del Maestro anche se ammette, quasi come un presagio degli avvenimenti che lo avrebbero coinvolto quindici anni dopo: «Certo, coi documenti d'archivio non si fa tutto». Controreplica di Leonetti, che su Rinascita insiste sulla tesi della «manipolazione». Interviene di nuovo Andreucci, che stavolta accusa Leonetti di voler «liquidare la severa lezione della storia». Sulla Repubblica del 15 aprile '77 Aldo Natoli, uno degli studiosi più accreditati di storia del movimento operaio, carte alla mano dà ragione a Leonetti: «Nel documento citato da Ragionieri non c'è traccia di questa accusa». Leonetti invia un'altra lettera a Rinascita ma il settimanale non la pubblica, lasciando così l'ultima parola ad Andreucci, storico «ufficiale» del partito. Oggi quella lettera viene pubblicata da Belfagor. «Leonetti si lamentò con me per il titolo che avevamo dato al carteggio perché non si faceva cenno alla parola "censura" racconta il direttore Russo -. Malgrado ciò fui egualmente molto attaccato dal pei. Adesso ho spedito una copia della lettera a Nilde lotti. Mi piacerebbe sapere come giudicava nel 1977 le manipolazioni fìlotogliattiane del "volgare imbroglione"». Pierluigi Battista Andreucci: nel '77 curava con Ragionieri l'edizione ufficiale delle opere del Migliore Nilde lotti: «Quello storico è un volgare imbroglione»

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