Inventò Milva solo per amore

Inventò Milva, solo per amore Il regista aveva 75 anni. Il matrimonio con la «pantera di Gora» finì in maniera turbolenta e divise l'Italia Inventò Milva, solo per amore Morto Corgnati, ex marito della cantante TORINO. Lo scrittore e regista Maurizio Corgnati, ex marito di Milva, è morto all'ospedale Molinette alle 4,25 di ieri mattina. Era stato ricoverato da qualche giorno nel reparto chirurgico d'urgenza, diretto dal professor Sergio Olivero, per una grave malattia all'esofago. La camera ardente sarà allestita a partire dalle 15 di oggi nella stanza numero 6 dell'ospedale. I funerali avranno luogo domani. Alle 13 verrà chiusa la salma, e un quarto d'ora dopo partirà il corteo, diretto a Maglione, nel Canavese, dove Maurizio Corgnati viveva da tempo con la seconda moglie Letizia e con la figlia più piccola. La cerimonia funebre sarà celebrata da don Albano, il parroco di Maglione. Dopo la funzione religiosa, la salma tornerà a Torino, al tempio crematorio. Giovedì, la raccolta delle ceneri. Milva, che sposò Corgnati nel '61 e si separò da lui otto anni dopo, ha disdetto un impegno a Vienna per essere presente ai funerali. I due, dopo aver interrotto in maniera burrascosa il loro rapporto, si erano riavvicinati recuperando «una profonda amicizia», come ha sempre tenuto a sottolineare la cantante-attrice. AURIZIO Corgnati ha finito di vivere nell'alba grigia di ieri mattina, alle Molinette, un ospedale di Torino. Aveva 75 anni, l'avevano ricoverato per una brutta malattia all'esofago. Accanto a lui, erano rimasti la seconda moglie Letizia, il fratello Mario, le due figlie, e gli amici, quelli che ancora adesso andavano a trovarlo nella sua casa di Maglione, per sedersi attorno al grande tavolo ovale e fare progetti insieme. Non c'era Milva, la donna alla quale il destino ha voluto che lui legasse il suo nome. Corgnati era un regista televisivo dai modi raffinati, un uomo di cultura e un appassionato d'arte, era un grande affabulatore e un bravo scrittore, persino un buon cuoco, raccontano gli amici, «un torinese un po' snob», smilzo e lungo. Ma per la gente, era stato quasi soltanto il marito e il pigmalione di Milva, a dispetto di tutto, il protagonista sfortunato di una storia d'amore tenera e turbolenta. Anche i giornalisti, quando avvicinavano quella signora dai capelli rossi che la facile agiografia del mondo dello spettacolo aveva soprannominato la pantera di Goro, finivano sempre per chiedere la stessa cosa, dopo aver parlato della sua carriera, di Brecht e di Strehler. E lei, a chi le chiedeva di raccontare i suoi rimpianti, una volta rispose che sì, ne aveva uno forte e grande, «quello di aver fatto soffrire Maurizio Corgnati. Però, non avrei mai potuto fingere, tenere i piedi in due staffe. Poi ho pagato duramente. Con Mario Piave ho vissuto i momenti più drammatici e difficili della mia vita». Aggiunse: «Oggi Maurizio mi ha perdonato. A lui mi lega un profondo affetto, mi sento un po' come sua figlia». Ancora adesso quella memoria, quel legame così particolare, segnano da soli il dolore di Milva: «Non ce la faccio a parlare, non sono in grado, mi creda. Sono stata due giorni fa a trovarlo, sono sommersa dai ricordi». Maurizio l'aveva conosciuto 33 anni fa negli studi della Rai a Torino, durante una trasmissione che si chiamava «Quattro passi fra le note». C'erano Jula De Palma, Miranda Martino, Luciano Virgili, e quella ragazza con i capelli rossi e un vocione così che non costava una lira ai produttori. Si chiamava Maria Uva Biolcati, veniva da Goro, sul delta del Po, era figlia di un commerciante di pesce. Un giorno, rac- contò Corgnati, «lei cantò Milord, il cavallo di battaglia di Edith Piaf, e ne rimasi impressionato. Aveva una voce superba. Mi innamorai prima della Milva cantante, poi della donna. La portai da mia mamma, ma lei appena la vide esclamò: Ma Maurizio, è una bambina! Milva se ne andò via offesa. Mi portò dai suoi genitori. Accadde la stessa cosa. Sua madre disse che ero troppo vecchio. Lasciai quella casa con la frase minacciosa che mi risuonava nelle orecchie: Non vedi che è una bambina!». Fecero di testa loro, e si sposarono. Ebbero una figlia, Martina. «Io le dissi: smetti di cantare e comincia a studiare. Non si convinse e continuò con le canzonette». Milva, però, raccontò Corgnati ai giornali, con lui si avvicinò alla musica colta e alle letture: «Il suo primo libro fu uno Stevenson, Il signore di Ballantrae». Conobbe Giorgio Strehler: «Lui le chiese di preparare un monologo su Brecht. Chi?, rispose lei dubbiosa». Ma si applicò, studiò, si impegnò. Ebbe successo. Poi, disse Corgnati, un giorno «se ne andò, e per lei fu un passo indietro, in tutti i sensi». In quegli anni Milva conobbe un attore, Domenico Serughetti, in arte Mario Piave. Il regista telefonò a un amico giornalista: «Ho bisogno di un piacere - gli disse -. Temo che mia moglie mi tradisca». «Sono un giornalista, non un detective», rispose il giovane cronista della Stampa. «Io posso darti uno scoop. Se è vero, non mi interessa più niente». Lasciò un nome, quello di Piave, e un numero di telefono. Il capo della cronaca dette l'incarico a un altro giornalista, Danilo Ferrerò, che andò a cercare l'attore in un vecchio stabile di corso Giulio Cesare, a Torino. «Stava stirando una camicia. Era bello, pallido, alto. Cominciai a fare domande. Rispose: conosco Milva, ma non personalmente. Se lei scrive una sola parola su una presunta tresca, mi rivolgo a un avvocato». Su un tavolo c'era un grosso cesto pieno di scatole di fiammiferi. «Le prendo negli al¬ berghi dove vado», disse Piave. Ferrerò ne prese una. Milva aveva appena concluso una tournée a Vienna. Un grande successo. Le avevano mandato mazzi di fiori all'Hotel Continental. Quella scatola di fiammiferi veniva proprio da quell'albergo. Partendo da quell'indizio, tassello dopo tassello, il cronista ricostruì la storia fra Milva e Mario Piave. Il matrimonio con Corgnati finì allora. Lui ricordò poco tempo fa a «Gente» che l'aveva conosciuta «quando camminava scalza e nascondeva le scarpe dentro una borsetta di rete. Ma non hai freddo?, le chiesi. No, maestro, è un'abitudine che ho da quand'ero bambina. Le spiegai che non poteva cantare a piedi scalzi. Diventammo amici così. Non le confidai subito il mio amore, le stavo vicino, le davo tanti consigli». Si sposarono nell'agosto del '61, in una chiesetta di campagna. Sette anni dopo, la crisi. «Se ne andò una notte, e si portò via anche la nostra bambina. Non ho più bisogno dei tuoi consigli, esplose in un momento d'ira. Soffrii tanto, la odiai con tutto il cuore». Quella rottura, però, adesso era scivolata alle spalle. Milva e Corgnati si erano completamente rappacificati, ed erano riusciti a recuperare «un rapporto profondo, particolare», come testimoniano tutti gli amici rimasti vicini all'ex regista. Maurizio Corgnati aveva ritrovato la sua pace nella casa di Maglione, continuava a lavorare per il suo Museo d'arte contemporanea all'aperto. Il testamento l'aveva consegnato forse all'ultimo cronista che l'aveva intervistato, non troppo tempo fa. Rimpianti? «Io no, chiudo gli occhi e sento cantare Milva come sarebbe piaciuto a me e come avrebbe potuto. Mi dispiace per la gente che non ha la mia fantasia». Un sogno? «Andare a caccia con mio padre, con Spazzapan, con i bracconieri», rispose. Certo, era un sogno impossibile. Ma per questo gli piaceva. Pierangelo Sapegno Lei è sconvolta «Dolore troppo forte, non riesco a parlare. 11 mio rimpianto è proprio quello di aver fatto soffrire così tanto Maurizio» Natale in famiglia: Corgnati e Milva giocano con la figlia Martina che ha appena scartato i suoi regali L'attore Mario Piave. Milva si innamorò di lui e decise di rompere l'unione con Maurizio Corgnati: «E' stato il momento più diffìcile della mia vita»