E nel 1943 Berija diede l'ordine
E nel 1943 Berija diede l'ordine E nel 1943 Berija diede l'ordine «Stalingrado è caduta: arruolate agenti nei gulag» MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Già dai primi mesi di guerra i sovietici lanciarono i primi tentativi di reclutare informatori tra i prigionieri di guerra. Ma fino al dicembre del 1942 questa attività non era rigidamente organizzata, e nei campi di prigionia operavano i servizi di spionaggio e controspionaggio di una serie di ministeri: l'Nkvd (Commissariato del popolo agli affari interni, all'epoca comprendeva anche la Sicurezza di Stato), il Commissariato del popolo alla Difesa e quello della Marina militare. Fu l'inverno 1942-43 a spingere Berija, ministro degli interni e responsabile della Sicurezza, a riorganizzare il reclutamento degli agenti tra i prigionieri. In quei mesi, infatti, con la caduta di Stalingrado e l'avanzata dell'Armata rossa, i sovietici si trovarono a dover gestire centinaia di migliaia di prigionieri tedeschi, italiani, romeni, ungheresi e di molte altre nazionalità. Il Commissariato per la Sicurezza di Stato (Nkgb) fu ri- creato nell'aprile del 1943, e nell'agosto dello stesso anno, presso il «Direttorato generale dell'Nkvd per gli affari dei prigionieri di guerra e degli internati», fu creato un servizio operativo speciale per il reclutamento di agenti e informatori. I compiti più importanti di questa struttura, secondo il rapporto inviato a Berija l'8 marzo 1944, erano: 1) la raccolta di informazioni sui Paesi nemici ed il reclutamento di agenti degli stessi Paesi per il periodo postbellico, 2) la creazione di strutture politiche dei soldati e degli ufficiali prigionieri, per la propaganda e la demoralizzazione delle truppe nemiche al fronte e nelle retrovie, 3) la creazione di unità combattenti nazionali da lanciare nella lotta armata contro i nazi-fascisti, 4) l'individuazione dei criminali di guerra. Gli agenti impegnati in questa attività nei lager destinati a soldati ed ufficiali inferiori, face- vano capo agli organi dell'Nkvd regionali e repubblicani. Quelli assegnati ai lager per ufficiali ed al campo numero 48 (situato a Suzdal e riservato ai generali), rispondevano invece direttamente al Direttorato generale, comandato dal generale maggiore Ivan Petrov. Per scopi speciali, come l'arruolamento di alti ufficiali prigionieri o la creazione di organizzazioni antifasciste dei prigionieri, venne inoltre approntata attorno a Mosca un'intera serie di dacie speciali, definite obiekt (oggetti, strutture), e indicate da sigle segrete. A Lunjovo ad esempio, nell'obiekt 15-v, lavoravano il Comitato nazionale «Germania libera» ed il Comitato della «Unione degli ufficiali tedeschi»: due strutture imbottite di spie e informatori, create tra i prigionieri di guerra a scopi di propaganda. Ad Ozjory, un altro sobborgo di Mosca, nell'obiefct 35-v venivano preparati invece gli agenti «particolarmente seri e preparati». I responsabili del servizio si lamentavano della scarsezza di interpreti e di agenti esperti, ma a giudicare dalle relazioni periodicamente inviate a Berija, il lavoro era più che fruttuoso. Il 1213 luglio 1943, nel campo numero 27 a Krasnogorsk, 208 tra prigionieri di guerra e comunisti emigrati a Mosca (tutti tedeschi), si riunirono per creare il Comitato «Germania libera», approvando un appello «all'esercito ed al popolo tedesco». Nel Comitato direttivo, costituito da 38 tra emigrati e prigionieri di guerra, Petrov conta 9 agenti sovietici. Il Comitato trovò però un'accoglienza ostile tra gli alti ufficiali tedeschi, e i sovietici decisero quindi di affiancare a «Germania libera» una nuova organizzazione, l'Unione degli ufficiali tedeschi. A partire dall'agosto 1943 il Direttorato di Petrov iniziò a reclutare quanti più ufficiali fosse possibile, «localizzando e neutralizzando» i militari più attivi nel denunciare le trame degli uomini di Berija. Alla fine dello stesso mese 87 delegati (tra cui 4 colonnelli, 3 tenenti-colonnelli e 24 maggiori), vennero portati a Lunjovo, dove risiedevano i membri di «Germania libera». ts wu asgr s ffiass»Secondo una relazione «segretissima», stilata nei primi giorni del 1945, «su indicazione della dirigenza», nell'agosto del 1944 anche il feldmaresciallo Friedrich Paulus, comandante dell'ex sesta armata tedesca, venne «coinvolto nel movimento "Germania libera"». L'8 agosto dello stesso anno Paulus firmò un appello «al popolo tedesco e all'esercito», diffuso poi in «molti milioni» di esemplari. Simili iniziative vennero tentate anche con i militari prigionieri rumeni, ungheresi e italiani. Il progetto di creare una «Unione dei garibaldini» tra i prigionieri italiani, tuttavia, «non ha ricevuto approvazione», scriveva Petrov. Quanto a romeni e ungheresi invece, agenti e antifascisti vennero reclutati dai sovietici e inquadrati in formazioni militari che, come quelle cecoslovacche, polacche, jugoslave, si batterono al fronte contro i nazisti. Quanto al reclutamento di agenti segreti da rispedire in patria per raccogliere informazioni nel dopoguerra, nei primi mesi del 1944 divenne «la norma», [f. s.] Per gli alti ufficiali nemici, vennero costruite numerose «dacie» vicino a Mosca, indicate con sigle segrete Il ministro degli Interni di Stalin Lavrrentij Berija diede gli ordini
Persone citate: Friedrich Paulus, Ivan Petrov, Petrov, Stalin Lavrrentij Berija
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