Milano: Caro Andreotti sei retrò

Milano: Caro Andreotti sei retrò Milano: Caro Andreotti sei retrò V. Borghinir«La nostra protesta è legittima e positiva» «LOMBARDIA RICCA E MADRE » OM&ANO UEL vento alpino che soffiava da tempo sulle relazioni tra Giulio Andreotti e Milano, è diventato tempesta di ghiaccio. «Il fascismo è partito da Milano» ha ricordato perfidamente il presidente del consiglio a Firenze. «E'storicamente inesatto. Milano era antifascista. Gli industriali milanesi, raccolti dietro al Corriere di Albertini e al segretario della Confindustria, Olivetti, erano freddi con Mussolini. Ma oggi Andreotti e Craxi, pur di avere il voto del Sud insultano l'Italia che produce. Loro, che hanno creato il più grande debito pubblico d'Europa e hanno consegnato il Sud alla malavita, attaccano il sistema industriale che, bene o male, è l'unico che funziona». Giorgio Bocca rimanda al mittente le critiche che Andreotti ha sferrato domenica contro Milano e il mondo industriale, accusati di «voler mandare a casa la de», di vagheggiare sogni golpisti, di lamentarsi ingiustamente, dato che sono ricchi. Un altro Giorgio, Giorgio Strehler è d'accordo «Andreotti questa volta è stato esplicito, ma afferma cose sbagliate. Il fascismo fu un fenomeno prima di tutto agrario, non cittadino». «Il fascismo nato a Milano? E' vero solo anagraficamente» rincara Dario Fo «Ma questo non vuol dir nulla. E' nato semmai in Emilia, in Toscana, nel Sud. Lì ha avuto la forza di crescere, non al Nord. E visto che Andreotti accusa la Lombardia, io gli suggerirei di guardar dentro alla tradizione cattolica. Scoprirebbe che nel primo governo Mussolini, c'erano almeno tre cattolici importanti: Angorio al Tesoro, Cavazzoni al Lavoro e Giovanni Gronchi sottosegretairo all'Industria». Più ecumenico il presidente della Camera di Commercio, il de Piero Bassetti: «Qui si vede qual è il vero problema di Milano e del Nord. Se il discorso è di perequazione, allora bisogna ridistribuire la ricchezza. Ma se il discorso è quello di non perdere il treno europeo, allora bisogna trasferire risorse nella locomotiva, al Nord. Questione di scelta». Più sfumato Mario Vegezzi, docente di filosofia antica a Pavia «Andreotti dice la verità a metà. Il fascismo è nato in Lombardia e in Emilia perchè qui c'era una forte opposizione sociale e operaia. Non è nato al Sud, non perchè il Sud fosse più democratico, ma perchè laggiù esisteva già una sorta di fascismo strisciante, che si identificava con il dominio del notabilato agrario e borghese sulle campagne. E difatti, il Sud è stato poi un serbatoio di consensi». E' vero che i ricchi non hanno il diritto di lamentarsi, come sostiene Andreotti? Bocca è categorico: «Altro segno di ignoran- za abissale della Storia. Le rivoluzioni per cambiare le fanno i ricchi, non i poveri. La rivoluzione francese è partita dall'Ile de France, quella russa da Pietroburgo. I poveri fanno solo le rivolte, il brigantaggio, come nell'Italia del Sud». Aggiunge Marco Zanuso, uno dei mostri sacri dei- l'architettura meneghina «Lanciare accuse che si rivolgono a tempi così lontani, dimostra solo poca disponibilità ad affrontare i problemi attuali. E' solo una sorta di fuga» Milano risponde per le rime. Accusa Andreotti di non conoscere la storia, di essere «retro». «L'approccio di Andreotti non è né positivo né moderno» commenta il sindaco Piero Borghini: «Quando un fatto politico diventa rilevante a Milano, di solito anticipa una tendenza. E' stato vero per la-Resistenza, per il centro-sinistra. Ma a Milano non c'è solo la Lega. Lo sforzo della nuova giunta è di rispondere su terreno positivo del go¬ verno a quello che la minaccia Lega può rappresentare». E la protesta? «Esiste una insoddisfazione profonda dei ceti produttivi dell'industria, del terziario, anche della cultura milanesi per come funziona lo Stato e per come funziona la Città. Io la considero non solo leggittima ma positiva, segno della vitalità del sistema» aggiunge Borghini. E Streheler va oltre: «Il tessuto economico lombardo ha bisogno di efficienza. Non ne possiamo più di improvvisazione economica, di ruberie, taglieggiamenti e inettitudini». «La protesta, legittima, è contro il malgoverno, non per il separatismo e lo sfascio» conclude Fo. E gli industriali? Alberto Falck, olimpico, si limita a osservare «Predappio non sta il Lombardia. Quanto alla protesta, se i ricchi fossero soddisfatti sarebbe una catastrofe. Quando una classe dirigente si accontenta, è morta». Lapidario Giordano Zucchi «Le accuse di Andreotti? Isterismi preelettorali». Valeria Sacchi Il sindaco di Milano Borghlni «Esiste una insoddisfazione profonda dei ceti produttivi dell'industria per come funziona lo Stato» Alberto Falck: «Se i ricchi fossero soddisfatti sarebbe una catastrofe Quando una classe dirigente si accontenta, è morta» Piero Bassetti: «Se vogliamo non perdere il treno europeo allora bisogna trasferire risorse nella locomotiva, al Nord» Bocca: «Per avere il voto del Sud insultano l'Italia che produce» Zucchi: «Le accuse del Presidente? Isterismi preelettorali»