Quei siciliani orfani di Bossi di Giovanni Cerruti

Quei siciliani orfani di Bossi Quei siciliani orfani di Bossi «Non ho tempo per fare comizi al Sud» «TRADITI» I LEGHISTI CATANESI LMILANO O so che dovrei andare anche laggiù, ma come faccio? Mica c'ho l'aereo privato, io. Fino al 5 aprile non avrò un giorno libero, e se vado a Catania poi magari mi s'incavolano quelli di Bergamo». Umberto Bossi sta correndo dall'Oltrepò Pavese al Piemonte sulla sua Citroen amaranto. Il telefonino suona, dalla Sicilia orientale vogliono sapere: arriva o non arriva questo Bossi, singolare esempio di capolista a Catania, unico candidato del collegio a non aver dedicato né un comizio né un'ora ai suoi elettori? «Non lo so, non lo so». E più che un sì è un no. «Peccato - commenta da Siracusa Franco Midolo, segretario della Lega Sud - se venisse il Senatore avremmo la quasi certezza di ottenere il quorum e almeno un deputato». Doppio peccato, per Midolo. Perché, dovesse andar bene, il deputato sarebbe lui. «Se mi eleggono anche a Catania - spiega Bossi - mi dimetto e lascio passare Franco. E' un bravo ragazzo, ha lavorato bene e se lo merita». Geometra, 32 anni, da due iscritto alla Lega, già militante pli, Midolo spera in un ripensamento del «senatore», come rispettosamente lo chiama. Eppure questo collegio della Sicilia orientale, per Bossi, è uno degli obiettivi più ambiti. «Non solo per mettere a tacere chi ci accusa di razzismo - ammette -, ma per dimostrare che anche la gente del Sud, come la gente del Nord, non ne può più di Roma, di questi partiti e di questa prima Repubblica». Ma allora perché non scendere, perché una campagna elettorale affidata solo a Midolo e ai 500 iscritti siciliani, a comizi volanti e manifesti spediti da Milano, addirittura una colletta per poter trasmettere lo spot di Bossi sulle tv private? Per le amministrative del '90, la Lega aveva speso appena 500 milioni. «Per queste politiche calcola Alessandro Patelli, il responsabile organizzativo - non passeremo il miliardo e mezzo, meno di un qualunque candidato de: manifesti, volantini, un milione di copie del nostro giornale Lombardia autonomista, 700 milioni in spot su radio e tv private e due telefonini cellulari». Uno per Patelli e l'altro, va da sé, per Bossi: gli suona in tasca anche durante i comizi («Scusate un attimo, poi lo spengo: pronto?...», com'è successo a Como, sabato scorso). Anche senza Bossi, però, tra Catania e Siracusa, tra Enna e Ragusa e Messina un certo ottimismo fa ben sperare i leghisti. Alle ultime regionali la Lega Sud si era presentata con una sede sola, a Siracusa, aperta da Midolo e ancora semiclandestina: 7 mila voti, per il quorum ce ne volevano il doppio esatto. «Ora abbiamo sedi anche a Catania, Ragusa e Messina - annuncia Midolo - gli iscritti sono 500, i simpatizzanti dieci volte di più. Per le politiche la distribuzione del collegio è diversa: ci vogliono 24 mila voti per il quorum, e noi partiamo da 11 mila circa». Raddoppiare i voti in sei mesi, possibile? «Il consenso aumenta, è finito il periodo della curiosità e basta - è sicuro Midolo -. Il malcontento dei siciliani è più forte che al Nord, la gente ha voglia, ha bisogno di qualcosa di diverso, di qualcosa che non sia la solita politica dei partiti, degli affari e del malaffare. Io ho lasciato il partito li¬ berale e ho scelto la Lega proprio per questo». I leghisti siciliani battono il collegio elettorale alla vecchia maniera: un tavolino pieghevole, un megafono a batteria: «Siamo solo noi a far comizi, gli altri fanno cene». A sentire il geometra Midolo, dalle urne potrebbe uscire anche questa novità: l'ex galoppino del deputato pli Saverio D'Acquino che arriva a Montecitorio. E benedetto quel giorno di due anni fa, quando ha telefonato alla Lega Lombarda, è stato dirottato («Non bisogna scavalcare nessuno nel nostro Movimento») a Roma, Lega Centro, avvocato Cesare Crosta, e da questi accompagnato in Senato, nientemeno che nell'ufficio di Bossi: «E' nata una grande simpatia». E il senatore, «da noi stupendamente accolto», è poi sceso a Siracusa. Resta il mistero, per Bossi capolista a Catania, di una campagna elettorale che non c'è. Troppi impegni già presi, ripete. «Speravo di caricarlo su un aereo venerdì - conferma Patel¬ li - quando è sceso a Roma per registrare una Tribuna politica alla Rai: non ce l'ho fatta, purtroppo». Non ce la farà neppure venerdì 3 aprile, ultimo giorno possibile, quando Bossi sarà ancora a Roma per l'appello agli elettori in tv. Quel giorno Bossi vuole essere alle sei del pomeriggio in Piazza Duomo, a Milano, per il gran finale: «Proprio sotto le finestre di Craxi». Avranno pazienza, Midolo e i suoi. Bossi al Nord non rinuncia: ieri a Pavia, oggi a Torino, domani Bologna, giovedì Firenze e infine Milano e Bergamo. Contestando tutti i sondaggi: «Come sempre ci gonfiano e poi ci sgonfiano. Ricordate a novembre, a Brescia? Non ne hanno azzeccato uno e siamo diventati il primo partito!». E avanti così, di corsa, da solo sulla Cirtoén amaranto, attaccato al telefonino. Lo dovrà usare, il 6 aprile, per una chiamata in Sicilia. Midolo aspetta. Dal capolista che non s'è visto, o complimenti o tante scuse. Giovanni Cerruti Gianfranco Miglio ideologo della Lega di Umberto Bossi Nella foto sotto: Gipo Farassino leader piemontese «Anche la gente del Mezzogiorno non ne può più di Roma e di questi partiti»