OSSERVATORIO Bonn scoperchia la pentola curda di Aldo Rizzo

Bonn scoperchia la pentola curda OSSERVATORIO Bonn scoperchia la pentola curda •fy'Uvfty.-■■■■■ y <^ A tensione tra Germa1 nia e Turchia per le armi tedesche usate contro i curdi (mentre erano state date per l'eventualità di un attacco iracheno nella guerra del Golfo) fa venire in mente storie europee d'altri tempi. Per esempio, la stretta alleanza tra Berlino e Costantinopoli durante la prima guerra mondiale, col famoso ambasciatore tedesco, il barone Wangenheim, sospettato di essere il complice, se non lo stratega, della deportazione e della strage degli armeni (perché questi erano tendenzialmente filorussi). Il «feeling» tra tedeschi e turchi, entrambi popoli «duri», non si è quasi mai interrotto. Solo che ora la Germania ha rovesciato il suo ruolo: protesta con l'amico, cerca d'impedire atti inconsulti. Fortunatamente i tedeschi sono molto cambiati. Non così, si direbbe, la Turchia, per quanto attiene al trattamento delle minoranze. Dopo gli armeni, è la volta dei curdi. Non è un paragone preciso. A differenza degli armeni, i curdi hanno messo in atto una ribellione armata, che inevitabilmente comporta una risposta. Ma, secondo vari rapporti di Amnesty International, i curdi sono stati portati all'esasperazione (e al consenso per una formazione guerrigliera comunista) da una repressione sistematica, da giri di vite crudeli. Del resto non è solo storia di oggi. Le' rivolte curde datano dai primi Anni Venti, e così la repressione turca. Un brutto destino. Gli armeni, dopo tante traversie, hanno trovato uno Stato indipendente col crollo dell'Unione Sovietica, anche se i loro problemi non sono finiti, per via del conflitto con l'Azerbaigian. Invece i curdi (più di venti milioni) continuano a essere divisi fra quattro Stati: oltre alla Turchia, che da sola ne comprende una metà, l'Iraq, l'Iran e la Siria. Eppure, in passato, erano stati addirittura egemoni nel Medio Oriente musulmano, Saladino era curdo. Poi furono inglobati nell'impero ottomano e infine distribuiti tra i suoi eredi. Il loro territorio, nell'insieme, è una volta e mezzo l'Italia, hanno una lingua, una letteratura, una musica. L'Europa li ha più volte luI singati e delusi. Il trattato di Sèvres, nel 1920, previde un Curdistan indipendente nell'Anatolia orientale, ma non se ne fece nulla. Tre anni dopo, il Trattato di Losanna ribadì la sovranità turca. Nel 1945 una Bepubblica curda fu permessa in Iran dagli occupanti sovietici, ma ebbe vita brevissima: appena l'Armata Rossa si ritirò, lo Scià se la riannesse con la forza. Il solito bagno di sangue. Come si vede, non sono solo i turchi ad avercela con i curdi. Anzi. Prendiamo il caso della guerra Iran-Iraq (19801988). Inevitabilmente, cercando di uscire dallo «status quo», i curdi iracheni speravano nella vittoria iraniana e viceversa. Risultato: furono massacrati dagli uni e dagli altri. Si distinse Saddam Hussein, usando le armi chimiche. In 60 mila cercarono scampo proprio in Turchia. E' storia troppo recente la guerra, diciamo, Usa-Iraq, con i curdi in armi contro Saddam sconfitto e poi abbandonati al loro destino, praticamente. Realpolitik. La stessa che ora porta gli Stati Uniti a non irritare il bastione turco della Nato e induce alla prudenza anche molti Stati europei. Ma c'è un problema: si può considerare legittima la domanda d'indipendenza delle varie nazionalità, e spesso micronazionalità, dissepolte dal crollo del comunismo e dell'Urss, e restare indifferenti di fronte alla questione di venti e passa milioni di curdi? Si può giudicare cruciale il caso palestinese e non quello curdo? Da qualche parte bisogna cominciare. E perché non dalla Turchia, che è un Paese islamico «occidentale», candidato alla Cee? Purtroppo saltano i nervi, anche tra vecchi amici. E ieri il presidente turco, Ozal, ha rivolto durissime critiche alla Germania. Questo non aiuta nessuno ed esaspera ulteriormente i curdi. Aldo Rizzo JZO^j

Persone citate: Ozal, Saddam Hussein, Saladino