Camporese ha spento la torcida

Camporese ha spento la torcida Mentre la pioggia è ancora grande protagonista della sfida Brasile-Italia di Davis Camporese ha spento la torcida Oncins-Canè, lo stop al terzo set MACEIO' DAL NOSTRO INVIATO La pioggia, ospite sgradito, ha bussato ancora una volta alla porta mandando all'aria piani e programmi. Prima un rivio di altre sei ore, a causa di una specie di tornado che ha perfino fatto crollare, per fortuna senza feriti, una parte della tribuna, poi una sospensione al terzo set del match fra Paolo Cane e Jaime Oncins che sono stati costretti a fuggire letteralmente dal campo per evitare il diluvio universale. Cane e Oncins stavano uno pari, match incerto, ancora emozioni dentro e fuori del campo, con un paio di spettatori che per la rottura di un asse sono volati sotto da circa 5 metri circa, nella sabbia della spiaggia, per buona sorte loro. Oncins ha vinto il primo set in 1 ora e 32'. Nessuno ha perso il servizio, decisione al tie break: 7-6 (7-4). Cane ha giocato buoni colpi, mostrando a tratti di essere un giocatori d'altri tempi, tempi buoni però, quando i tocchi valevano più delle fucilate, e si è rifatto subito all'inizio del secondo set strappando la battuta al brasiliano e tenendo poi il servizio fino al termine. Sul 5-4, con Oncins alla battuta, Paolino ha avuto e sprecato quattro palle set. Però ha mantenuto i nervi saldi e ha chiuso sul 6-4 dopo 59' di gioco. Il terzo set è cominciato male per l'azzurro, che ha subito un break al secondo game. Mostrando di avere nervi abbastanza saldi, caso alquanto insolito per lui, Paolino ha reso subito il dispiacere ad Oncins nel terzo gioco. Sul 2-2 e 30-15 per il brasiliano, dal cielo nero come la pece sono riprese a scendere grosse gocce di pioggia che costringevano i giocatori alla rapidissima fuga. Sugli spalti restavano gli allegrissimi uomini di D'Artagnan, la torrida, a ballare e a cantare nella notte sotto l'uragano. Gli azzurri, intanto facevano qualche conto. L'altra sera, quando in Italia era già notte, Omar Camporese aveva offerto sul piatto all'Italia il primo, preziosissimo punto: 5 set e 5h e 47' di incerta, tesa, emozionante battaglia. E' stato l'incontro più lungo nella storia azzurra di Coppa Davis, il terzo in assoluto dopo McEnroe-Wilander (1982,6h e 32') e BeckerMcEnroe (1987, 6h e 12'). Allora, però, non esisteva il tiebreak. Che poi non sia stato anche il più bello, importa ben poco. Omar non giocava da un mese, aveva avuto male al gomito e portava sulla sua rac¬ chetta, al solito, il pesante fardello della responsabilità. Tutti si aspettavano da lui il punto, e lui il punto l'ha dato anche se il suo gioco non è stato ispirato e brillante come altre volte. Omar però ha mostrato concentrazione e coraggio, forza fisica, resistenza. «E' stato stoico» ha sintetizzato Panatta aggiungendo che una vittoria così, per un giocatore, vale il successo in sei tornei. «Era tròppo importante vincere e avrei potuto riuscirci anche prima, al quarto set, se non avessi sprecato quattro match point. Però Mattar si è difeso bene. Io l'avevo incontrato e battuto tre volte, in precedenza, ma sempre in Italia e mai in Davis». Camporese ha avuto due palle del match sul 5-4 del quarto set. Serviva Mattar e dal settore dei tecnici italiani qualcuno ha gridato: «E' fatta». Omar ha sciupato le due occasioni e si è innervosito. Ha preso a indicare qualcuno, è volata anche qualche parola pepata. Con chi ce l'aveva? Un piccolo giallo. «Con un tifoso» ha detto Omar. «Con me e Cimurri» ha detto Panatta. Sembra invece che l'oggetto dello scatto di nervi, peraltro comprensibile nella tensione del momento, fosse Paolo Bertolucci che stava seduto accanto a Edoardo Infantino, il coach personale di Camporese. Il quale Infantino, fra l'altro, a un certo punto è stato invitato da Omar a sedersi da un'altra parte. «In Davis ho un solo allenatore» ha spiegato Camporese alludendo a Panatta. Giusto. Solo che alla fine, e ciascuno è libero di interpretare la cosa come vuole, Omar ha voluto dedicare la vittoria a se stesso, soltanto a se stesso, e non al clan che gli sta attorno. «Il pubblico è stato rumoroso ma corretto e i giudici di sedia si sono comportati in maniera impeccabile» ha detto Camporese. E ha aggiunto: «Il gomito non mi ha dato fastidio: anche questa, ve lo assicuro, è stata una bella vittoria». Il dottor Pierfrancesco Parrà, il laserterapista di fiducia, sorrideva beato: sono state importanti le sue cure, ma soprattutto è stata tranquillizzante la sua presenza. E anche portatrice dì fortuna dato che il medico, in precedenza, non aveva mai visto un incontro di tennis. Carlo Coscia Panatta entusiasta: «Una vittoria così equivale al successo in sei tornei» Durante il lungo incontro con Mattar Omar ha anche litigato con Bertolucci A sinistra Panatta Qui a fianco Camporese, che venerdì ha giocato per quasi sei ore Sopra Cane, che ha esordito contro Oncins

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