Stalin d'orrori e stereotipi di Lietta Tornabuoni

Stalin d'orrori e stereotipi PRIME CINEMA «Il proiezionista» di Konchalovsky: un film tutto vero che sembra falso Stalin d'orrori e stereotipi Opera sconnessa, ha il merito di riflettere sul potere IN questa storia vera, tutto sembra falso. E' vera la vicenda personale dell'Ivan (sempre vivo a Mosca, e stalinista per sempre) che al Cremlino fu il proiezionista personale di Stalin, del piccolo uomo che idolatrava il dittatore («nessuno al mondo è più buono di lui») e il cui sentimento struggente non venne meno di fronte a nulla. Sono veri i brani di documentari e le citazioni di film d'epoca (è diventata una moda); le grandi scenografie di Ezio Frigerio hanno invece una verosimiglianza più psicosociologica che storica. Ma tutto sembra falso perché il regista, citando oppure no, ricorre a stereotipi classici del cinema. La figura di Stalin (l'interprete è Alexandre Zbruev i cui genitori furono fatti uccidere dal dittatore) evoca l'immaginario della propaganda sovietica: un uomo paterno, indulgente, solo, calmo e a volte triste, possente e provvido. Evocano infiniti film sovietici e antisovietici le scenette al Cremlino, nell'atmosfera rarefatta del cerchio più ristretto del potere: Molotov, Malenkov, Voroscilov, Kaganovic, Kalinin che durante le proiezioni s'addormenta, e tutti che ridono servilmente appena Stalin dice una battuta, mentre soltanto Bob Hoskins interpreta il capo della polizia Beria con una strana dolcezza luciferina. Pervia della recitazione saltellante e clownesca di Tom Hulce, sembra falso persino il proiezionista. Dal 1939, il piccolo uomo vede arrestare e sparire certi vicini di casa ebrei; si sente chiedere delazioni c denunce; si vede portar via la moglie da Beria che se n'è incapricciato e la vede tornare a casa incinta, impazzita, alla fine suicida; nel 1953 assiste ai funerali di Stalin, enorme cerimonia nella quale millecinquecento persone morirono calpestate tra la folla appassionata decisa a dare l'ultimo addio al capo. L'amore del proiezionista per il dittatore serve a Konchalovsky per una riflessione sul consenso non nuova ma interessante, che è il merito d'un film altrimenti poco riuscito, sconnesso e faticoso. Stalin viene descritto non come un odioso tiranno ma come un Grande Seduttore, e il popolo risulta innamorato di lui tanto da volerne ignorare i misfatti anche atroci: «Furono gli Ivan, cioè tutti i cittadini, a creare Stalin», tiranno e popolo sono inseparabili nelle colpe della Storia. Lietta Tornabuoni IL PROIEZIONISTA (The Inner Clrcle) di Andrei Konchalovsky con Tom Hulce, Lolita Davidovich. Produzione italorussa 1991 Drammatico Cinema Lilliput di Torino; Arlecchino di Milano; Alcazar di Roma.

Luoghi citati: Milano, Mosca, Roma, Torino