«Italiana» senza follie di Armando Caruso

«Italiana» senza follie L'opera di Rossini diretta da Campanella debutta martedì al Regio «Italiana» senza follie Un cast d'eccezione con Valentini Alaimo, Blake, Darà, regia di Pizzi TORINO. Chi ricorda «L'italiana in Algeri» di Rossini che andò in scena il 23 febbraio '79 diretta da Vladimir Deiman, con la regia di Ugo Gregoretti? Il direttore, accompagnato da una chitarra, cantava «Le femmine d'Italia...» e rischiò il linciaggio; il dissacratore Gregoretti volle in scena un elicottero, una Ritmo, barili di petrolio, arabi con occhiali da sole, rischiò di passare alla storia come il più eccentrico dei registi made in Italy, fine Anni 70. Non per nulla una scritta al neon «Folie complète et organisée» chiudeva l'opera. Ebbene, nell'«Italiana» che debutta martedi alle 20,30 non accadrà nulla che possa turbare l'animo dei rossiniani di provata fede. Nell'edizione prodotta dall'Opera di Montecarlo, Pierluigi Pizzi predilige le luci solari e quelle più soffuse della sera, richiami alle «splendide» donne italiane (una diapositiva gigante della Venere del Giorgione apparirà agli occhi degli spettatori, così come le «Donne al bagno turco» di Ingres: donne, simbolo dell'eros; mentre Bruno Campanella, che sale per la prima volta sul podio del Regio come direttore stabile, ha lavorato di fioretto (l'edizione critica è di Azio Corghi) per raggiungere quella pulizia e levigatezza di suoni che rendono giustizia alla professionalità dell'orchestra del Regio. In più ha preteso i recitativi accompagnati da fortepiano, violoncello e contrabbasso (curati da Adriano Cavicchi) così come li voleva Rossini. Vista alle prove, l'«Italiana» impersonata da Lucia Valentini Terrani, funziona. La naufraga Isabella sbarca da Livorno sulle coste algerine, è preda del Bey Mustafà (Simone Alaimo), ma non si fa sottomettere, anzi lo domina; ritrova Lindoro, lo strabiliante Rockwell Blake, che vola da un'agilità vocale all'altra con freschezza acrobatica (nonostante i fastidiosi dolori alla schiena), mette a dura prova i nervi dell'innamorato Taddeo, l'eccellente Enzo Darà; tiene a bada il capitano Haly (Pietro Spagnoli) costringendolo ad ammettere che «Le femmine d'Italia son disinvolte e scaltre e sanno più dell'altre l'arte di farsi amar». La bella italiana comprende anche le pene d'amore di Elvira-Fernanda Costa, moglie di Mustafà) e della schiava Elvira-Alessandra Palomba. Gioacchino Rossini si diverte: raccontando un fatto di cronaca o comunque accettato come tale. «Ciò che conta è la pura follia della sua musica - osserva Bruno Campanella che della triade Bellini Donizetti Rossini è appassionato e apprezzato cultore -. Se nella "Cenerentola" c'è malinconia, nel "Barbiere" il desiderio di superare Paisiello, nell'"Italiana" Rossini si abbandona ai piacere del nonsense più incredibile che sia stato pensato in musica: il sillabato "Cra-Cra, din-din, tac-tac, bum-bum", vertiginoso quanto insignificante, aumentando la velocità di esecuzione diventa un giro folle di suòni e di parole. Così come nel duetto Isabella-Taddeo "Ai capricci della sorte" i pianisssimi hanno un'importanza fondamentale». «Rossini - continua Campanella - si diverte a cambiare tempo ad ogni battuta. Un gioco che dà luce all'orchestrazione. Azio Corghi ha tolto quell'impurità della tradizione di fine Ottocento, che tanto nuoce alla scrittura rossiniana. Unica deroga: ho tolto la catuba (sorta di gran cassa con sonagli e piatti), uno strumento popolare che Rossini aveva infilato per compiacere il gusto del pubblico dell'epoca». C'è qualcosa dì mozartiano nel subbine artigiano Rossini. Soltanto nell'aria «Le femmine d'Italia» che il compositore, su sua traccia, fece scrivere da un discepolo. E' un'aria suppletiva per Haly, composta alla maniera mozartiana. E' soddisfatto della sua esperienza di direttore stabile? Sto lavorando con grande animo per mettere in risalto le qualità, dell'orchestra. E devo dire che pur quando c'è tensione, questa ha un unico scopo: migliorare la qualità del suono. Non sono contro di loro, ma con loro. Voghamo arrivare all'exploit sinfonico del 16-17 luglio nel cortile di Palazzo Reale con un fermo proposito: dimostrare che nella prossima stagione possiamo intraprendere il ciclo dei concerti sinfonici con assoluta sicurezza. E' un momento bello, perché lavoriamo tutti con rigore professionale e in amicizia. Carlo Majer, direttore artistico del Regio, l'altra sera ha presentato la sua «Italiana in Algeri», con particolare riferimento alle «turcherie», a quel genere cui lo stesso Beethoven fece ricorso nel quarto movimento della Nona, o nella «Marcia turca» con l'uso delle percussioni, del triangolo e dei piatti, che conferiscono alla musica quel nonsoché di orientale, il senso dell'alieno, dello straniero, che affascinava allora come adesso. L'esempio più celebre di turcherie è nel «Ratto dal serraglio» di Mozart e quindi anche nell'«Italiana in Algeri». Majer ha sottolineato l'umorismo che accompagna tutta l'opera e in particolare le gag di Taddeo e del Bey ridotto da Isabella a un baggiano Pappataci. Armando Caruso Nell'« Italiana in Algeri», Lucia Valentini Terrani è Isabella

Luoghi citati: Algeri, Italia, Livorno, Montecarlo, Torino