OSCAR di lusso e di paura

OSCAR di lusso e di paura Fra i candidati film violenti e protagonisti psicopatici OSCAR di lusso e di paura LOS ANGELES. E' tempo di Oscar. E come si ripete puntualmente da quando hanno avuto inizio nel 1927, anche quest'anno arrivano critiche da tutte le parti. Macché atto di riconoscimento al migliore, questa è una gara di popolarità dice qualcuno. Un umiliante mercato, ribattono altri. E gli Studios, non a caso, hanno investito nella campagna per le premiazioni di lunedì sera la cifra di sette milioni di dollari. E poi, via, che senso ha mettere a confronto «Il silenzio degli innocenti» con «Beauty and the beast»? O Anthony Hopkins con Robin Williams? E così anche questa volta si parla di diminuire la durata della cerimonia, di allungarla, di anticiparla di due mesi, di spostarla a settembre, e di altre riforme che tutti sanno non accadranno mai. i I tradizionalisti ribattono che con tutti i suoi limiti questo è il programma televisivo più seguito del pianeta. E' qui, una volta l'anno, che gli eroi delle nostre fantasie cinematografiche mostrano i loro vestiti più eleganti ma anche si emozionano, si mangiano le unghie, piangono per la felicità, nascondono malamente il disappunto per non essersi potuti impossessare della tanto disprezzata quanto ambita statuetta. Quest'anno poi l'Oscar sarà non solo un grande dispiego di fasto e frivolezza, ma un'occasione per riflettere sulle paure, le divisioni, le incertezze che attraversano la nostra società. Già la scelta dei cinque migliori film la dice lunga: la storia di un maniaco che si diverte a cucire vestiti con la pelle delle sue vittime («Il silenzio degli innocenti»), quella di un killer psicopatico che ha il merito storico di avere fondato Las Vegas («Bugsy»), la ricostruzione un po' faziosa dell'assassinio di un Presidente («JKF»), la sofferenza di un uomo che non si è liberato dei traumi dell'infanzia («Il principe delle maree»). Per non parlare dell'Oscar al migliore attore. I cinque attori in lizza per la preziosa statuetta interpretano tutti personaggi alle prese con profondi squilibri mentali o emotivi. Il leader è senza dubbio Annibale il cannibale (interpretato da Anthony Hopkins), uno psichiatra omicida che va pazzo per il fegato dei suoi pazienti. Non meno raccomandabile è Warren Beatty il gangster assassino protagonista di «Bugsy». Nella stessa categoria rientra lo psicotico stupratore di «Cape Fear», che ha dato a Robert De Niro la sua sesta candidatura e alle platee un personaggio che riesce a strappare urla di orrore in sala. Anche il barbone della «Leggenda del re pescatore» (interpretato da Robin Williams) ha i suoi problemi: cerca il Sacro Graal in un grattacielo di Manhattan e il suo rapporto con la realtà non è dei migliori. Il meno pericoloso tra i cinque è certo l'atletico allenatore di «Il principe delle maree», interpretato dallo splendido Nick Nolte. Ma l'apparenza può ingannare. Per tirare un po' su il morale c'è anche «Beauty and the beast», il primo cartone animato nella storia degli Oscar a entrare in lizza per il titolo di «Best film». Poi ci saranno le manifestazioni di protesta fuori e probabilmente anche dentro la sala. Cinema e televisione partecipano ormai alla formazione delle nostre opinioni almeno quanto i libri e la scuola. E allora, si chiedono le organizzazioni gay, che immagine si dà di noi quando in due dei cinque film candidati («Il silenzio...» e «JKF») ci sono degli omosessuali nel solito ruolo di pervertiti assassini o di psicopatici? Lo stesso accade anche nel film che al momento è in testa alle classifiche, «Basic Instinct». E allora omosessuali e lesbiche urlano basta. Ci saranno dunque rumorose dimostrazioni all'arrivo delle star. Poi assicurano di avere infiltrato delle persone anche dentro e ora ci si domanda se si tratta degli uscieri o di alcune tra le star che saliranno sul palco o come presentatori o come vincitori. Tra i nomi che circolano, Susan Sarandon e Shirley MacLaine. Scenderanno in campo anche gli attivisti del «National Stuttering Project», un'associazione che difende i diritti dei balbuzienti. E che per esprimere la propria rabbia contro «My cousin Vinny», una commedia con Joe Pesci dove un avvocato inetto è appunto un balbuziente, hanno deciso di assegnare a fine serata il «Golden Block Award», una speciale premiazione per chi, nel corso della cerimonia, ha avuto più blocchi nel parlare. Alla Academy of Motion Pictures non sembrano comunque particolarmente preoccupati: l'hanno scorso temevano un attacco terroristico in seguito alla guerra del Golfo e le proteste potrebbero rivelarsi semplici distrazioni che portano solo maggiore attenzione. Mentre il Paese è ancora nella spirale della recessione, questi saranno anche Oscar condotti all'insegna dell'austerità. Con un livello di disoccupazione nell'ordine del 10 per cento, la cometa di Los Angeles è stata particolarmente colpita. E una volta finita la cerimonia, la piazza di fronte al Teatro Dorothy Chandler tornerà ad ospitare gli homeless. Non è il momento per ostentare ricchezza, dunque, ma tutto è relativcPare che invece di gareggiare per la limousine più lunga, le star quest'anno vogliano far vedere che si accontentano di arriyare a bordo di normali Lincoln e Cadillac. Pare anche che ci saranno meno fiori e che al Governor's Ball il rinfresco sarà più modesto del solito. Ma Fred Hayman sostiene che i vestiti da 5 mila dollari del suo negozio di Beverly Hills continuano ad andare a ruba, José Eber, il parrucchiere di Elizabeth Taylor (che sarà una delle presentatrici) è già prenotato da mesi. E l'agente Irving Lazar non si è fatto impressionare da questo improvviso sfoggio di solidarietà di classe. Assicura che alla festa che organizza ogni anno al ristorante Spago, la più esclusiva e ricercata della città, ci sarà grande abbondanza di pizze al caviale a forma di stelle e di bottiglie di Piper-Heidsieck Magnum. Come sempre. Lorenzo Sorla Si teme la protesta degli omosessuali. Crisi economica e abiti costosi Nella foto grande Beatty e la Bening in «Bugsy». A sinistra Jodie Foster favorita per «Il silenzio degli innocenti». A destra la Streisand, nessuna nomination per la regia di «Il principe delle maree»

Luoghi citati: Las Vegas, Lincoln, Los Angeles, Manhattan