Buñuel, il giallo dell'ultima confessione

Buñuel, il giallo dell'ultima confessione Parla il domenicano che fu amico e confidente del regista negli ultimi anni della sua vita Buñuel, il giallo dell'ultima confessione Padre Juliàn-. «Mi chiese: le darebbe fastidio se credessi in Dio?» EMADRID UIS Bunuel si confessò prima di morire? Tornò, negli ultimi anni della sua vita, a quella fede che sempre, fin dagli esordi surrealisti, attaccò con carica dissacratrice e iconoclasta? L'autore della Via lattea e L'angelo sterminatore torna a intrigare, a nove anni dalla sua scomparsa. Questa volta però, a causa dei suoi dubbi di credente, delle sue inquietudini religiose. Che ha rivelato in un'intervista a El Pois un domenicano messicano, Juliàn Pablo Fernàndez. Fu l'amico degli ultimi anni di vita, il confidente, anzi, il «confessore di Bunuel». Ogni pomeriggio, dalle 5 alle 7, il padre e don Luis si incontravano nella casa di Città del Messico, alla «Cerrada Felix Cuevas». Questo accadeva negli ultimi tre anni di vita del regista. Prima era lui ad andare al convento, quasi sempre per pranzare con padre Juliàn e gli altri frati, che pregava di indossare la tonaca bianca e non l'abito secolare. Quasi fosse una scena tratta da un film dello stesso Bunuel, padre Fernàndez rievoca le circostanze del loro incontro. «Ave¬ vo visto Virìdiana a Parigi, e la protagonista Silvia Pinal mi colpì moltissimo - racconta il frate -. Tornato in Messico, mi proposi di conoscerla. Sapevo che era sposata con il produttore di Bunuel, Gustavo Alatriste. E quando un giovane che doveva essere ordinato frate mi chiese di pronunciare l'omelia, sapendo che suo padre lavorava per Alatriste, acconsentii. Ma a patto che lo invitasse come padrino». «Il giorno della cerimonia - ricorda il padre - rimasi delusissimo. Alatriste, che intanto si era separato dalla Pinal, arrivò solo». Come andò a finire? «Cominciai la mia omelia: era una metafora del film Simon del deserto. Alatriste restò così stupito che un sacerdote prendesse Bunuel come riferimento in una Messa che, finita la cerimonia, mi condusse da lui». Così, nel 1965, cominciano gli incontri, uno al mese, poi, con la stessa meticolosità che li contraddistinse sempre, uno ogni due settimane.- Di che cosa discorrevano? «Di tutto - racconta padre Fernàndez - teologia, filosofia, questioni sociali, che lo preoccupavano molto. Don Luis diceva: a irrigare il mio giardino ci pensi Iddio, io non spreco acqua per imiei fiori quando c'è tanta gente che non ha acqua potabile. In lui convergevano un senso limpido della giustizia, di rispetto per la vita e l'uomo, insomma, per la verità». Si discuteva anche di cinema? «Non posso dire che fossimo veramente i suoi consiglieri, don Luis non accettava consigli, ma gli piaceva ascoltarci. Collaborammo alla sceneggiatura della Via lattea, apportando documenti sulle eresie e traduzioni dal latino», ricorda padre Fernàndez, oggi vicepriore del convento Santo Domingo nella capitale, con un posto di tutto rispetto nei circoli, curiosamente laici, degli intellettuali messicani. Ma quando arriva la domanda fondamentale: «Luis Bunuel si confessò o no prima di morire?», si fa reticente. Ricorre a un aneddoto: «Un giorno, bevendo un aperitivo a casa sua, Bunuel mi chiese: "Juliàn, le darebbe fastidio che io credessi in Dio?". Gli risposi di sì. Gh dissi: "Come a lei darebbe fastidio che io smettessi di credere"». Messo alle strette, infine, afferma: «Molta gente mi fa la stessa domanda. Ma io non sono autorizzato a rispondere. In ogni modo mai, se così fosse, rivelerei un segreto di confessione». Del regista che negli Anni Venti scandalizzava i passanti parigini vestito da prete abbracciato a Salvador Dali in abito da suora, padre Fernàndez svela però la personale religiosità. «Giammai lo definirei ateo. Lui lo considererebbe un insulto. Quel che esisteva in lui era un ateismo socia¬ le, un odio per la manipolazione clericale o sociale dell'idea di Dio - spiega -. Bunuel era un uomo mistico, ma che aveva orrore delle grandi conversioni perché il pudore della sua vita intima era la sua grande caratteristica. Diceva sempre che tra me e lui non c'era differenza: io credevo in Dio, e lui nel mistero». L'ultima parola a Luis Bunuel. Nelle sue memorie, dove si definisce «ateo grazie a Dio», così scrive: «Un personaggio della Via lattea diceva che il suo odio per la scienza e il disprezzo per la tecnologia l'avrebbero condotto alla fine a quell'assurda fede in Dio. Per quanto mi riguarda, una cosa del genere è del tutto impossibile. Io ho scelto il mio posto. Ed è nel mistero». Anna Rabino Si incontravano ogni pomeriggio. «Gli diedi consigli per la Via lattea» Luis Bunuel a Venezia durante una Mostra del Cinema

Luoghi citati: Città Del Messico, El Pois, Messico, Parigi, Santo Domingo, Venezia