Il ministro «inquinato» dà un ceffone a Edith di Enrico Benedetto

Il ministro «inquinato» dà un ceffone a Edith Soisson è stato eletto coi voti di Le Pen Il ministro «inquinato» dà un ceffone a Edith Dopo l'ultimatum lascia il governo e sceglie la presidenza in Borgogna PARIGI dal nostro corrispondente Jean-Pierre Soisson sbatte la porta in faccia al governo e se ne va. Edith Cresson gli aveva chiesto di scegliere tra la poltrona ministeriale e la presidenza in Borgogna, ottenuta venerdì con il decisivo appoggio lepenista. Contro ogni aspettativa, ha optato per la seconda. Senza molta cavalleria spiega inoltre che la primadonna francese «è stupida», o quantomeno tale gli sembra la sua richiesta. E' uno schiaffo per madame Cresson. Voleva ricondurre all'ovile il ministro smarrito, facendogli lasciare le brutte frequentazioni, invece si ritrova una sedia vuota nel governo. Da epuratrice ad abbandonata, proprio la vigilia del 2° turno cantonale che la vedrà oggi in ballottaggio - altra umiliazione, per un premier - a Chàtellerault. Anche su Jean-Marie Rausch, il titolare delle Poste giunto primo in Lorena, pesa il dubbio. Nel terzo scrutinio ha preso molti suffragi imprevisti, sconfiggendo l'avversario gollista. Il Front National lascia intendere che potrebbe esserci il suo zampino. «Quando vi sono incertezze» o possibili manovre sotterranee, ingiunge Edith Cresson, «bisogna rivotare». Facile, ma Rausch la pensa diversamente. Assicura che deve il successo a franchi tiratori tra le file Rpr-Udf - il centro-destra storico - e comunque non vuole bis. Secondo logica, il premier dovrebbe allontanarlo dall'esecutivo. Ma nelle ultime ore sia Matignon che rue Solferino (il quartier generale ps) smorzano i toni. Il ministro conserverà forse entrambe le cariche: ufficialmente perché la sua autodifesa regge meglio, in realtà nel timore che una seconda partenza renda ancora più ingestibile la squadra Cresson. L'episodio - ammesso sia chiuso - per la prima volta nella V Repubblica regala all'estrema destra la responsabilità d'una crisi ministeriale. Jean-Marie Le Pen ne va fiero. Il 13,9% rastrellato 7 giorni fa non gli basta per fare maggioranza in nessuna delle 22 Regioni metropolitane. Le altre forze gli impongono il ghetto, l'apartheid politica, e lui si vendica contagiandole attraverso un bacio mortale. Se facesse sostenere dai suoi uomini l'opposizione borghese, primi beneficiari sarebbero i socialisti. Invece il caso Borgogna mostra che l'appoggio alle forze governative danneggia queste ultime e, insieme, allontana dal potere locale i notabili moderati. Un pugno solo, e due nemici al tappeto: l'ex boxeur Jean-Marie Le Pen ha abbastanza spregiudicatezza per farlo, tuttavia mai ammetterà ufficialmente questi colpi sotto la cintura. Con il ministro della Funzione Pubblica in fuga e Rausch che vacilla, Mitterrand perde i già rari appoggi esterni al suo governo. Entrambi senza tessera ps, li imbarcò con il loro movimento «Francia Unita», per «aprire» verso il centro la coalizione Rocard. Ora il ps è solo con il suo 18,3%. Ieri l'altro ecologi e comunisti l'hanno snobbato: vedremo stasera per i ballottaggi. In ogni caso, l'Eliseo troverà duro uscire dall'impasse. Entro la prossima settimana gli si attribuisce un rimpasto, magari con il sacrificio di Edith Cresson. Che non ha presidenze regionali per consolarsi. Enrico Benedetto

Persone citate: Cresson, Edith Cresson, Le Pen, Marie Le Pen, Mitterrand, Rocard

Luoghi citati: Francia, Lorena, Parigi