Assolto l'insulto religioso di Marco Tosatti

Assolto l'insulto religioso Il giudice: un bollettino parrocchiale può offendere le sette Assolto l'insulto religioso Un prete veneto aveva definito falsari della Bibbia i Testimoni jfi Geqva Per i magistrati su queste pubblicazioni sono ammesse arìctie accuse feroci ROMA. Religioni e sette religiose possono lanciarsi accuse tremende, senza però arrivare alla contumelia, purché lo facciano sulle loro pubblicazioni: è questa la motivazione della sentenza che ha assolto, il 10 marzo del 1992, un avvocato di Venezia, Luciano Faraon, e un parroco di San Dona di Piave dall'accusa di vilipendio e diffamazione. Erano stati i Testimoni di Geova a ricorrere al tribunale. Il giornale li aveva definiti «una setta pseudoreligiosa... che afferma falsamente di ispirarsi alla Bibbia», accusandoli di costituire «mezzo di distruzione della famiglia». Non solo: i suoi adepti «la setta li vuole schiavi rivenditori senza resa della Torre di Guardia», per «interesse economico», e programma «sistematicamente la divisione del coniuge non convertito... per trarne benefici economici e di produttività». Il vilipendio non c'è,Tia deciso il giudice, perché per sussistere deve «concertarsi con preciso riferimento a persone fisiche determinate». Non può esistere vilipendio «generico di una collet¬ tività». Ma la diffamazione? «In materie ad elevatissimo carattere di contrarietà dottrinale è inevitabile si utilizzino espressioni a forte carattere polemico». Si deve riconoscere a questo genere di espressione del pensiero religiosa - ha scritto il giudice, Luca Marini - «il diritto alla critica più aspra e penetrante». I Tdg sono riconosciuti dallo Stato, afferma la sentenza, ma questo non può spingersi «sino al divieto per gli altri culti di contrastarne il proselitismo ed i fondamenti dottrinali e spirituali, anche con l'uso, di plurisecolare tradizione, della polemica e del'argomentazione paradossale». Ma Luciano Faraon, l'avvocato «acchiappa-sette», noto per la sua battaglia contro vari «nuovi movimenti» religiosi, era stato denunciato anche perché in un'intervista al «Gazzettino» aveva definito «associazioni per delinquere» l'insieme di queste organizzazioni, sia pure estremamente diverse fra di loro. E' stato assolto «perché il fatto non costituisce reato», grazie alla ge¬ nericità del suo bersaglio. «Il ragionamento di Faraon scrive il giudice - non è specificamente rivolto ai Testimoni di Geova; egli, anzi, fa generico riferimento ad 800. sette». L'avvocato aveva sì fatto riferimento a un episodio che aveva visto coinvolti adepti della «Torre di Guardia», ma soprattutto aveva citato la vicenda di «Scientology». L'espressione «associazione a delinquere» quindi «non appare espressamente riferita alla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova». Né l'uso del termine «setta» può «integrare gli estremi della diffamazione». Ma il magistrato si è riservato anche il diritto di fare una ramanzina ai contendenti: «attesa la qualità religiosa dei protagonisti» ha scritto «sarebbe stato meglio attendersi da loro, nessuno escluso», una «più confacente applicazione» dell'insegnamento di Seneca: «Sicuro e il saggio, né può essere colpito da alcuna ingiuria o contumelia». Marco Tosatti

Persone citate: Faraon, Luca Marini, Luciano Faraon, Seneca

Luoghi citati: Roma, Venezia