Serbi massacrati giallo in Bosnia

Serbi massacrati giallo in Bosnia JUGOSLAVIA Reciproche accuse, risale la tensione Serbi massacrati giallo in Bosnia BELGRADO. Almeno 12 persone sono state massacrate nei pressi di Bosanski Brod, la piccola città bosniaca al confine con la Croazia in cui si combatte da tre giorni. Secondo alcuni testimoni, la maggior parte delle vittime sono serbi, ma tra i morti figurano anche alcuni croati. Un giornalista della televisione indipendente jugoslava «Yutel» ha riferito di «corpi abbandonati, alcuni parzialmente bruciati nel giardino di una casa». Ma sull'episodio ci sono ver-, sioni contrastanti. L'agenzia «Tanjug» - che trasmette da Belgrado, capitale anche della Serbia - ha riferito che la milizia «Bos», della quale fanno parte croati e musulmani di Bosanski Brod, ha attaccato i serbi di Sijekovac, causando il massacro. Oltre ai 12 morti, vi sarebbero stati numerosi feriti. Ma il «Comitato di crisi» di Bosanski Brod - composto da alcune personalità serbe e soprattutto da croati e musulmani - ha sostenuto che si è trattato di un massacro tra serbi. Secondo quest'ultima versione, una famiglia serba aveva «deciso di consegnare a rappresentanti del Comitato di crisi le armi avute dall'esercito per combattere nella zona», ma «è stata uccisa da altri serbi» che non condividevano la decisione. Quanto ai croati trovati tra i morti, «si tratta di estremisti che hanno partecipato alla sparatoria», ha spiegato il Comitato di crisi. L'episodio ha ulteriormente aggravato la situazione nell'area di Bosanski Brod, dove ieri sera, mentre in città si sparava e aerei federali volavano a bassa quota (secondo la polizia croata, gli aerei avrebbero bombardato la cittadina), sono giunti da Sarajevo tre componenti della presidenza collegiale della Bosnia Erzegovina. I tre rappresentano le comunità musulmana, serba e croata. Un quarto membro della presidenza, Ejup Ganic, ha inviato una lettera al Segretario generale delle Nazioni Unite, Boutros Ghali, denunciando «la politica terroristica» dei serbi, «tesa a impedire l'indipendenza della Bosnia Erzegovina». Proprio ieri, è stata approvata a Sarajevo la «carta costitutiva» di un'autoproclamata «Repubblica sèrba della Bosnia-Erzegovina». La nuova entità vorrebbe dichiaratamente far parte di una Jugoslavia composta anche dalla Serbia, dal Montenegro e dalla Krajina, il territorio in mano ai serbi della Croazia. Secondo Biljana Plavsic, rappresentante serba nella presidenza collegiale della Bosnia Erzegovina, sono i croati di Zagabria a minacciare la sua Repubblica. Sostiene che nell'Erzegovina occidentale il potere è già in mano agli «ustascia» del leader dell'estrema destra croata, Dobroslav Paraga, e che nella zona di Bosanski Brod sarebbero arrivate, attraverso il confine segnato dal corso del fiume Sava, forze militari croate. Durante gli ultimi tre giorni, i combattimenti che nella cittadina hanno contrapposto musulmani e croati ai serbi hanno causato non meno di 25 morti e un centinaio di feriti. I militari federali, che sono accusati di dare man forte ai serbi, ignorano la richiesta della presidenza collegiale bosniaca di andarsene. L'altro ieri sera, il generale Milutin Kukanjac, comandante della seconda regione militare che comprende la Bosnia, ha detto che accetta ordini solo dagli organi federali e che a Bosanski Brod i suoi uomini «difendono gli attaccati». [Ansa]

Persone citate: Biljana Plavsic, Boutros Ghali, Brod, Ejup Ganic, Milutin Kukanjac