Altra pugnalata Clinton perde la testa

Altra pugnalata, Clinton perde la testa Il New York Times: il governatore ha fatto approvare una legge per nascondere i suoi traffici Altra pugnalata, Clinton perde la testa Al comizio urla: non ne posso più WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'ultima coltellata a Bill Clinton, la coltellata del giorno, l'ha tirata ieri il «New York Times» ed è di quelle che fanno male. «Slick Willie», Willie il furbacchione, come viene ormai chiamato il capoclassifica dei candidati democratici, modificò, prima di farla approvare, una legge volta a scoprire possibili conflitti di interesse nell'azione dei politici dello Stato, sottraendo alla sfera di controllo se stesso, in quanto governatore, e i membri dell'amministrazione dello Stato. Non si tratta, quindi, della denuncia di un'illegalità compiuta, ma della segnalazione di un'azione legislativa volta a coprire eventuali illegalità. Quindi, in un certo senso, è peggio, se non altro perché Clinton non può dimostrare la sua innocenza in un processo alle intenzioni. Perdipiù la storia, lunga e documentata, è uscita sulla prima pagina del più importante quotidiano della città in cui Clinton, nelle primarie del 7 aprile, si giocherà un pezzo importante della sua campagna. E per la prima volta al candidato sono saltati i nervi. La legge regolava dettagliatamente l'obbligo di ogni rappresentante pubblico dell'Arkansas di rendere noto, con una precisa relazione, ogni iniziativa o azione intrapresa che potesse in ogni modo incrementare il reddito personale o familiare. Nella legge c'era, e c'è ancora, un capitolo contenente una normativa puntigliosa sul tema dei conflitti di interesse. Clinton e i suoi principali collaboratori non modificarono nessuno dei meccanismi, ma semplicemente ne esentarono il governatore e i pubblici amministratori, restringendo l'applicazione della legge ai parlamentari dello Stato e ai funzionari. Quasi di passaggio, ma con algida perfidia, il quotidiano nota che, nel modificare la legge, Clinton chiamò accanto a sé come consulente Webb Hubbel, uno dei soci dello studio legale «Rose», di cui è titolare anche Hillary Clinton. L'accusa di essere ripetutamente incorso in conflitti di interesse è stata lanciata contro Clinton dall'altro candidato democratico superstite, Jerry Brown, che si era basato su un'inchiesta del «Washington Post». Riguardava proprio i rapporti tra il governatore e lo studio «Rose», che sarebbe stato ripetutamente favorito dallo Stato dell'Arkansas, sia ricevendone molto lavoro, sia ottenendo grandi successi quando rappresentava clienti privati contro lo Stato stesso. Hillary, poi, nonostante avesse sempre sostenuto di non accettare cause che avessero che fare con lo Stato e di rifiutare la propria percentuale degli utili che derivavano allo studio da quelle cause, in realtà difese un bancarottiere contro l'Arkansas. Si trattava dell'uomo con cui i coniugi Clinton avevano compiuto una speculazione immobiliare, che oltretutto stipendiò Hillary per più di un anno a 2000 dollari al mese. Clinton ha riconosciuto di avere personalmente modificato la legge, «ma non certo per mettere al riparo me stesso», ha detto. La ragione, ha sostenuto, fu quella di renderne più facile l'approvazione. Gli americani in genere, e in particolare gli elettori democratici, nutrono crescenti perplessità sulla figura morale di Clinton, che vince ma non convince. Non sono più le storie riguardanti la sua vita privata che attraggono l'attenzione, ma proprio quelle della sua vita pubblica. Clinton viene sempre più percepito come un simpatico furbacchione, eccessivamente disinvolto nel perseguire qualunque obiettivo gli torni utile. E l'altra sera, a New York, proprio mentre cercava di togliersi di dosso l'etichetta di «slick», il candidato ha perso le staffe quando un giovane attivista dei gruppi anti-Aids lo ha accusato di «morire d'ambizione». «Se fosse vero, non sarei stato qui a sopportare tutta questa merda per sei mesi», è sbottato. «Sono stanco di questo mucchio di balle che mi tirate addosso, di queste critiche da pierini». E poi, in un parossismo d'ira, si è scaglia- to contro il giovane attivista: «Guarda che, se hai l'Aids, non te l'ho mica attaccato io». Intanto il suo rivale Brown, ex governatore della California, ha trovata una sostenitrice di eccezione: l'attrice Kim Basinger che, in tutina mozzafiato, si è esibita in uno scatenato rock and roll in una serata in onore del candidato democratico, invitando a votarlo. Paolo Passarmi Kim Basinger scende in campo al fianco del rivale di Bill, Jerry Brown e fa scandalo ballando per lui in tenuta sexy a un party elettorale Kim Basinger ha sposato la causa dell'unico rivale democratico di Clinton l'ex governatore della California Jerry Brown (nella foto in un comizio) L'attrice ha ballato e cantato in un party elettorale

Luoghi citati: Arkansas, California, New York, Washington