«Il premier thailandese traffica in droga»
«Il premier thailandese traffica in droga» INDOCINA il I generali di Bangkok replicano: è una manovra, il nuovo capo del governo s'è arricchito col tabacco «Il premier thailandese traffica in droga» Washington accusa il Paese che condanna a mortegli spacciatori Qual è il colmo per il neo primo ministro del Paese che ha dichiarato guerra all'eroina e introdotto la pena di morte per gli spacciatori? Fare il trafficante di droga. Proprio l'accusa che il dipartimento di Stato degli Stati Uniti rivolge al premier della Thailandia. Lui, Narong Wongwan, 66 anni, miliardario, capo del partito filo-golpista Sammaki-Tham che domenica ha vinto le elezioni, ha smentito con una certa classe: «Sono tutte balle». Mentre, mercoledì sera, le agenzie di tutto il mondo danno la notizia della nomina, Baker fa sapere che tempo fa gli Usa avevano rifiutato il visto d'ingresso a Mr. Wr agvan, perché «coinvolto in un traffico di droga». Un messaggio per la giunta militare di Bangkok: bella scelta avete fatto per la guida del Paese. Risposta dei generali: «Il primo ministro ha ancora sul passaporto il visto che gli fu concesso. E' una manovra». In effetti è probabile che dietro la schermaglia diplomatica non ci sia tanto la probità del premier, quanto i dissidi tra Washington e Bangkok. La Thailandia è una pedina importante sullo scacchiere della Casa Bianca, e non solo per le migliaia di turisti occidentali che inseguono sesso e Oriente nelle case per massaggi e sulla spiaggia di Phukhet. Insieme con Laos e Birmania questo Paese è il più grande produttore al mondo di oppio, la materia prima per l'eroina. E i governi che si sono succeduti a Bangkok hanno firmato trattati e alleanze con i Presidenti americani, prima Reagan e poi Bush, che sulla lotta alla droga hanno costruito parte del loro consenso. Con i dollari di Washington sono stati distrutti migliaia di campi di papavero, è stata riconvertita l'agricoltura. Su pressione degli Stati Uniti sono state inasprite le pene per possesso di droga, fino alla forca per gli spacciatori. Tanto zelo ha finito per guastare i rapporti con alcuni Paesi occidentali, tra cui l'Italia, imbarazzati nel vedere propri cittadini condannati a trentanni di carcere duro per pochi grammi di eroina. Provvidenziale un viaggio di Andreotti: nell'87 come ministro degli Esteri ottenne che i giovani nei guai per detenzione di droga potessero scontare la pena nelle più ospitali celle italiane. Poi, nel febbraio del '91, il golpe militare, che a Washington viene visto come una iattura. Uno schiaffo all'avanzata della democrazia in Indocina: cade l'unica isola che poteva offrire collaborazione all'Occidente, circondata dallo spietato regime militare birmano che lascia languire agli arresti il Premio Nobel per la pace, dalle dittature comuniste di Laos e Vietnam, dal caos primigenio della Cambogia. Logico che Bush osteggi i militari putschisti di Bangkok, anche screditando il primo ministro che si sono scelti. Però la battaglia politica non nasconde il retroscena' grottesco. La Thailandia ha combattuto la droga con colpi di teatro: i roghi pubblici di quintali di eroina, la pena capitale per i trafficanti, le maxicondanne ai tossicomani stranieri. Ora a finire sotto accusa è il primo ministro. Se quella americana è una provocazione, è ben giocata. La biografia di Wongwan lascia spazio ai sospetti. E nato e ha la sua base politica nella provincia del Phrae, 500 chilometri a Nord della capitale, al centro del triangolo d'oro dell'oppio: il regno di Khun Sa, l'uomo che controlla l'80% del mercato mondiale. Qui il nuovo premier ha accumulato i suoi miliardi. «Narcotraffico», lo accusano da sempre gli oppositori. Lui replica sereno: «Commercio di tabacco». Aldo Catullo
Persone citate: Aldo Catullo, Andreotti, Baker, Bush, Khun
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