Via i top secret dal caso Kennedy di Paolo Passarini

Via i top secret dal caso Kennedy Proposta a sorpresa del Congresso sull'onda degli interrogativi del film JFK Via i top secret dal caso Kennedy Pubbliche le carte della Commissione Warren WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un grappo di parlamentari di Camera e Senato ha presentato ieri una legge, che, sé approvata, imporrebbe la pubblicazione di tutti i documenti raccolti durante le indagini sull'assassinio di John Fitzgerald Kennedy, finora rimasti segreti. Anche se una grande parte dei documenti utilizzati dalla commissione d'inchiesta, da cui nacque poi il Rapporto Warren, sono noti da molto tempo, qualche altro centinaio di migliaia di pagine si aggiungerà al monumento di carte stampate già accessibili alla consultazione da parte di chiunque. Si tratta più di un'offa elettorale che di un'iniziativa volta a chiarire misteri e punti oscuri, ma proprio in quanto tale dimostra quanto rimanga alta la sensibilità della gente su una storia di 30 anni fa. Gli studiosi del «caso Kennedy» ritengono quasi unanimemente che, dalle carte che verranno rese di pubblico dominio, non emergerà nessuna rivelazione «bomba» sull'assassinio del 35° Presidente degli Stati Uniti, avveduto il 22 novembre del '63. Poiché, però, la stragrande maggioranza del pubblico rimane scettico sulla teoria dell'«uomo solo», Lee Harvey Oswald, c'è chi spera di trovare qualche elemento a sostegno della teoria del «complotto». Nessuno può escludere che un complotto vi sia stato, ma il Rapporto Warren, che non lo escluse per un'opposizione di principio, semplicemente ammise che dall'inchiesta non erano emerse prove sufficienti a dimostrarlo. Il Rapporto venne costruito proprio su quelle carte che adesso vengono rese pubbliche, oltre che su quelle già note da tempo. Né il fratello del presidente, Robert, né il direttore della Cia, grande amico di John, né Robert McNamara, né Dean Rusk, né altri fedelissimi kennediani parlarono mai dell'esistenza di prove che, volutamente o no, erano state trascurate o, peggio, occultate. Se ci fu un complotto, almeno venne eseguito con diligenza. Sull'onda del clamore suscitato dal film «Jfk» del regista Oliver Stone, che ha rilanciato l'idea del «colpo di Stato mascherato», le discussioni si sono riaccese. Ma si sono anche spente velocemente. Infatti, il film di Stone riesce perfino a distorcere una disgraziata inchiesta, quella del giudice Jim Garrison, che non arrivò mai in tribunale perché priva di basi, maniacale, fondata su ricostruzioni che presupponevano vivo chi era già morto e viceversa. Ma, film di Stone a parte, i dibattiti che ne sono scaturiti hanno cessato presto di interessare, appena si è notato che non aggiungevano neppure una virgola a quanto emerso già da quasi 30 anni. Adesso, i generosi e irriducibili fautori della teoria del complotto puntano tutte le loro carte su un particolare a proposito del quale le nuove calte potrebbero aggiungere un elemento. Si tratta del famoso viaggio che Oswald compì a Città del Messico pochi giorni prima dell'attentato. Ci si aspetta di saperne di più a proposito di una sua visita all'ambasciata cubana nella capitale messicana. Fidel Castro e Kgb come mandanti dell'assassinio. E' anche questa una tesi della prima ora, sulla quale la commissione Warren si sarebbe sicuramente gettata a corpo morto se solo avesse avuto qualche elemento. Opportunamente, da questo punto di vista, la legge presentata ieri invita l'organo che ha preso il posto del Kgb a fornire tutte le informazioni in suo possesso riguardanti il caso Kennedy. E, ammesso che la pista sovietica sia fondata e che ne esistano ancora delle tracce, le rivelazioni in merito potrebbero più facilmente venire da Mosca che dagli archivi del Congresso di Washington. I parlamentari che hanno presentato la legge, in un momento in cui il disprezzo della gente verso l'istituzione di cui fanno parte ha raggiunto i massimi storici, si propongono, con l'iniziativa assunta, di recuperare un po' di simpatia verso un'opinione pubblica apparentemente decisa a non rieleggerne una robusta percentuale. Poiché, però, la ragione di fondo che impose di mantenere segreta una parte delle carte dell'inchiesta, fu la protezione della «privacy» di un notevole numero di persone coinvolte senza ragione, questa obiezione in una certa misura resta ancora valida. Quindi, ancora una volta, non tutto verrà reso pubblico. Rimarrà quindi spazio per una nuova puntata fra qualche anno. Paolo Passarini

Luoghi citati: Città Del Messico, Mosca, Stati Uniti, Washington