L'otite della piccola Jennifer scatena la rissa Tory-Labour di Paolo Patruno

I/otite della piccola Jennifer scatena la rissa Tory-Labour Spot contro la Sanità: ha aspettato 11 mesi per l'operazione I/otite della piccola Jennifer scatena la rissa Tory-Labour LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Una bella bambina bionda di 5 anni è diventata la protagonista a sorpresa della campagna elettorale inglese. Sulla sua storia si sta giocando probabilmente lo stesso risultato del voto del 9 aprile, perché le disastrate condizioni del servizio sanitario pubblico, una volta vanto del «Welfare State» britannico, sono al centro del dibattito politico, insieme con lo stato mortificante dell'istruzione, dei trasporti, con un'economia colpita dalla recessione più grave dal dopoguerra. La bimba, dunque, si chiama Jennifer Bennet e la sua foto è comparsa ieri sulle prime pagine di tutti i giornali inglesi. Ma in realtà il suo volto era già noto dall'altra sera, quando era comparsa alla tv, protagonista di uno «spot» elettorale del partito laborista dedicato appunto alle disfunzioni del servizio sanitario pubblico, accusato di aver messo in lista d'attesa per ben 11 mesi questa bambina, bisognosa di un'operazione all'orecchio. Anche l'«Health Service» è un'istituzione malata, come sanno bene gli inglesi, insidiata dalla mancanza di fondi, dalla riduzione dei posti letto negli ospedali, dall'insufficiente numero di personale. Malanni che sono ben noti anche da noi. Ma qui il governo conservatore di John Major ha messo in atto negli ultimi mesi una contrastata riforma destinata a dare autonomia amministrativa e gestionale agli ospedali statali per renderli più efficienti. Ma il risultato finale di questa manovra, accusa l'opposizione, è quello di impoverire vieppiù il servizio pubblico. Insomma, lo scopo mascherato sarebbe quello di «privatizzare» la sanità pubblica, contraddicendo quei principi di giustizia sociale tradotti in pratica da Lord Beveridge nel dopoguerra. Per illustrare, quindi, la disparità di trattamento, lo «spot» tv dei laboristi ha messo a confronto la storia, reale, della piccola Jennifer, costretta ad aspettare 11 mesi per l'opera¬ zione, e quella di un'altra bimba che invece è stata in grado di curarsi subito perché la sua famiglia poteva fare a meno del servizio sanitario pubblico, pagando direttamente.per l'operazione. Lo stridente contrasto tra il volto sofferente di Jennifer costretta all'estenuante attesa e la rapidità della guarigione della seconda bambina hanno attizzato lo stanco, ancorché incerto scontro elettorale. Il partito laborista ha annunciato di aver ricevuto migliaia di telefonate di plauso per aver portato questa storia in tv, centinaia di esempi di storie analoghe a quella di Jennifer. Ma il partito conservatore ha reagito con furia accusando Kinnock di «sciacallaggio». E da 24 ore, l'Inghilterra assiste appassionatamente a uno scambio di insulti che non hanno nulla a che spartire con quel «fair play» appiccicato come un'etichetta ormai fuori moda al mondo politico britannico. Major ha accusato infatti il leader dell'opposizione di aver strumentalizzato «bassamente questa storia per gettare il discredito sui medici e sul servizio sanitario. Agita questa vicenda senza vergogna come un sudario». Di rincalzo, il presidente del partito conservatore Chris Patten ha tratto la conclusione che, comportandosi così, «piegando ai suoi fini anche le disgrazie della gente, Kinnock ha dimostrato che non è adatto a dirigere il Paese». Infine, il ministro della Sanità, il solitamente compassato Waldegrave, ha accusato i laboristi di usare «metodi di propaganda degni della Germania nazista». Kinnock si difende definendo «isterici e in mala fede» questa gragnuola di attacchi personali. Ma per la prima volta, a meno di due settimane dal voto, appare sulla difensiva. Sa di aver sferrato un colpo basso, di aver strumentalizzato questo «caso» anche se nega con foga che sia stato il suo partito a identificare la piccola protagonista dello «spot» elettorale. E difende la veridicità della storia, sbandierando una lettera del medico della piccola che addebitava il ritardo nel ricovero in ospedale ai mali ormai cronici della sanità pubblica. Ma ieri, il medico (sembra di simpatie conservatrici) ha parzialmente ritrattato, sostenendo che l'attesa era stata determinata da un errore del computer dell'ospedale. L'Inghilterra assiste spaccata a queste accese polemiche, come anche spaccata è la famiglia di Jennifer. La madre, di simpatie conservatrici, accusa il Labour di aver «mal rappresentato la storia della figlia»; il padre, filolaborista, sostiene invece che ha avuto ragione nel denunciare a Kinnock il caso di Jenny. Paolo Patruno Il leader laborista Kinnock

Persone citate: Chris Patten, Jennifer Bennet, John Major, Kinnock, Lord Beveridge

Luoghi citati: Germania, Inghilterra, Londra