«Fiera non è un affare elettorale» di Ugo Bertone

«Fiera, non è un affare elettorale» Il sindaco di Milano conclude l'operazione che provocò la caduta di Pillitteri «Fiera, non è un affare elettorale» Borghini: «Non ci possiamo sospendere solo perché si vota» «L'amore a prima vista» con l'industriale Cesare Manfredi MILANO. Complimenti, Borghini, ma perché tutta questa fretta? La nuova Fiera, signor sindaco di Milano, sembra un miracolo elettorale... Piero Borghini non perde la calma. «Il governo di questa città non è Samarcanda - replica - , non ci possiamo sospendere per le elezioni». Ruggiscono, a Palazzo Marino, le opposizioni, Verdi in testa. Ma, stavolta, sembra proprio fatta: oggi, in extremis, si firmano le convenzioni sulla nuova Fiera e, soprattutto, il protocollo d'intesa con l'Ente e l'impegnativa con la Sistemi Urbani (controllata da Iritecna, gruppo Iri) che consentiranno di passare, dopo due anni di liti e imboscate, dai progetti al cantiere. «Entro aprile assicura Borghini - si apriranno i cantieri al Portello». E non è risultato da poco, per mille motivi. Primo, perché 1' affare Fiera è stata la tomba della giunta Pillitteri. Nel giro di cinque settimane o poco più Borghini ha saputo condurre in porto una nave incagliata, senza grandi ritocchi al progetto già bocciato. Il Borghini, insomma, si sta rivelando un vecchio lupo di mare, capace di blandire le opposizioni (vedi le nomine agli enti locali), di trattare con l'irriducibile, il conte Carlo Radice Fossati, grande censore della giunta passata. E questo peserà, anche dopo il 5 aprile, contro le voglie di rimpasto a Palazzo Marino. «Comunque vada il voto - commenta lui - non si può pensare di governare Milano senza essere capaci di esprimere una vera e nuova cultura di governo». Ma la Fiera non è un affare che si liquida nei recinti del consiglio comunale: conta troppo per Milano, per il Nord, per l'industria italiana. Basti citare qualche dato: il 25% delle esportazioni delle piccole e medie imprese italiane passa dal circuito delle fiere di Milano; le manifestazioni muovono un giro d'affari di almeno 32 mila miliardi: E su dieci clienti degli alberghi di Milano, sette si fermano per partecipare a una Fiera e, in tutto, i turisti d'affari portano più di 3200 miliardi l'anno alla città. Tutto questo rischia di svanire, per i limiti della vecchia Fiera, se non si corre ai ripari in fretta. Eppure, finora, si è mosso ben poco, tra conflitti in Comune, resistenze all'ente Fiera e tante discussioni. Ma, un mese fa in Fiera è arrivato Cesare Manfredi, 52 anni, una lunga esperienza alla guida degli industriali delle macchine utensili e membro di prestigio della giunta della Confindustria. Tra lui e Borghini è quasi amore a prima vista. I due s'incontrano, trattano e si trovano d'accordo. La Fiera si spezza in due: quella «leggera», destinata ad ospitare la moda, la gioielleria, le moto e tutto il resto, resta a Milano e si sposta al Portello, con un progetto di gran lusso tra scale mobili, parcheggi e verde urbano; quella «pesante», due milioni di metri quadri su un piano solo. Da sistemare dove? Deciderà la Regione, tra Gorgonzola, gradita alla provincia, Lacchiarella, nel cuore di Berlusconi o Pero. Ma ora si tratta di far partire la Fiera piccola, che può esser pronta per il '95, con un costo di 300/miliardi (tutti sopportati dall'Ente). Per il resto, la Fiera «pesante», si deve ancora decidere: dovrà pagare, in parte, lo Stato e, in parte, l'ente che si finanziera anche con le costruzioni nell'area storica. Per ora, la vecchia Fiera dimagrisce. Entro 90 giorni dalla concessione partirà un progetto che prevede l'arretramento di venti metri dei padiglioni, con un calo della superficie occupata ( 11 mila metri quadri in meno) e l'aumento del verde pubblico e parcheggi. La Sistemi Urbani dell'Iri, intanto, costruirà al Portello un albergo più un residence (salvo ripensamenti del Comune tra un anno) e, in cambio, realizzerà opere pubbliche e girerà a Palazzo Marino 51 miliardi, che serviranno a costruire un centro congressi che a Milano manca. Questo il piano, a grandi linee. E non è difficile prevedere che, in una città dove i grandi affari dell'edilizia finiscono quasi per abitudine in mano al magistrato, la «torta» agiterà passioni, interessi e colpi di scena. Ma quel che conta è partire, ristabilire quel legame, lacerato, tra imprese e palazzo. E se Borghini ce la fa, la sua ipoteca sul futuro di Milano si fa davvero seria. Ugo Bertone Oggi la firma del protocollo Cantièri aperti già in aprile Carlo Radice Fossati (sopra) aveva costretto alle dimissioni il sindaco Pillitteri (a destra) proprio sulla questione della Fiera Piero Borghini (a sinistra) sta pilotando il progetto che divide la Fiera in due parti