Questi morbidi segni di Angelo Dragone

Questi morbidi segni Una mostra antologica di Franco alla Promotrice Questi morbidi segni Le opere dell'artista monregalese sono esposte sino a domenica Dalle sottili immagini incise nel1953 ai recenti pastelli «francesi» Bene ambientata nella pacata luminosità delle sale della Promotrice, al Valentino (sino a domenica), la mostra antologica di Francesco Franco, patrocinata dalla Regione per iniziativa dell'assessore alla Cultura Fulcheri, è una delle ormai rare manifestazioni pubbliche cui possa riconoscersi vero impegno culturale, del quale testimoniano i contributi in catalogo (Franco Masoero ed.) di Andreina Griseri, Rosanna Maggio Serra, Pino Mantovani con le schede di Franco Fanelli. Nato a Mondovì nel 1924, Franco s'è formato attraverso studi di medicina e d'arte, allievo, all'Albertina, di Felice Casorati, Boglione e Calandri al quale è poi succeduto come titolare di Tecniche dell'incisione. L'impegno creativo s'era delineato nella più ampia attività dell'uomo di cultura, con studi ben mirati sulla pittura del Quattrocento subalpino e il rèstauro di alcuni monumenti pittorici del Cuneese, fiancheggiando cosi le iniziative di Noemi Gabrielli, indimenticabile soprintendente. Dell'opera incisa di Franco (inizialmente datata nel 1953) l'esposizione illustra ampiamente l'autentico magistero e i caratteri di un'immagine che, rapidamente spogliandosi d'ogni evidente suggestione raffigurativa, ha saputo ridursi ad una latente presenza, liberamente affrontando nella pregnante sua ricerca i modi d'una rigorosa forma espressiva. Il fatto è che, anche quando, come nei più recenti pastelli nati nell'eremo di Ouessant (piccola isola dell'Atlantico, al largo di Brest) le sue immagini sublimano nell'essenziale, rabbrivio naturalistico si limita al profilo d'una roccia o nel morbido segno in cui l'aria stessa sembra rapprendersi nel più sottile e arioso azzurro d'un cielo, lasciando alle marine i toni d'un più profondo riflesso. Non v'è però apparente rarefazione che non sia, in verità, frutto di addensamento, cercando sempre, Franco, il minimo segno cui affidare la pienezza dei sentimenti. E', d'altra parte, la sua autenticità a non consentirgli mai di cercar rifugi o evasioni in mondi iperuranici. Franco stes- so sa benissimo che il suo «ricercare», così ricco di finezze che non esiterei a definir musicali (pensando anche al rigore d'ogni struttura compositiva), «non evita (né lo potrebbe) - come egli stesso ha scritto - la problematica del vivere nella società, qui e oggi, con tutte le implicazioni che ciò comporta». Nel suo ordinamento - in cui altri avrebbe preferito cogliere la più consequenziale elaborazione creativa d'una vicenda vissuta tutta all'insegna della più alta poesia - la mostra privilegia invece un'atemporalità giocata sull'intonazione assai varia dei motivi, tra affinità di rapporti, e gustosi ritorni: offrendone insomma una più libera lettura. Angelo Dragone Suggestiva «Alta Langa» incisione di Francesco Franco datata 1972 Suggestiva «Alta Langa» incisione di Francesco Franco datata 1972

Luoghi citati: Mondovì