Camporese e Canè, che rischio

Camporese e Canè, che rischio Davis: molti handicap per gli amini da domani in campo contro il Brasile Camporese e Canè, che rischio Omar non gioca da un mese per un dolore al gomito 1nervi di Paolino a dura prova nella bolgia diMaceiò MACEIO' DAL NOSTRO INVIATO Decine di tecnici e volontari, sulla cui efficienza non ci sentiamo di giurare, stanno lavorando giorno e notte, sotto il sole e la luna dei Tropici, per preparare la pentola del diavolo. Uno stadio tutto nuovo di ferro e plastica, dipinto di blu, attorno ad uno dei quattro campi di terra rossa in riva al mare, sulla Praia de Pajucar, proprio nel centro della città, dove gli abitanti di Maceiò, o perlomeno quelli meno poveri, sono sohti andare a giocare verso sera, quando il vento dell'oceano disperde un poco l'afa feroce e l'orizzonte si colora di una spessa luce rosata. Nella pentola del diavolo ci sarà di tutto, a partire da domani, giorno di inizio dei quarti di finale di Coppa Davis contro il Brasile. Il caldo tremendo, oltre i 30 gradi, l'umidità che sale dalla terra umida per i piovaschi notturni e si trasforma in una specie di vapore che blocca il respiro, il tifo assordante, assicurano, e poco corretto dei seimila spettatori, dei quali cinquemila con ingresso gratuito, che rischiano letteralmente di far crollare le tribunette dello stadio costruito in gran fretta per dare alla città di Maceiò, dove è nato il presidente della Repubblica Fernando Collor de Mello, l'organizzazione di un evento sportivo di così alto livello. E ad attizzare il fuoco sotto la pentola, se così possiamo dire, ci sarà nientemeno che Dartagnan, il mitico capopopolo del tifo carioca, l'uomo che sugli spalti del Flamengo, a Rio, guida le folle nel loro martellante e delirante incitamento. Dartagnan è stato assunto proprio per questo, è arrivato qui a Maceiò con la sua banda musicale per portare il calcio nel tennis, per trasformare la pentola blu in uno stadio infiammato di tifo. Del resto non ci vediamo niente di male, o di strano. Ciascuno combatte con le armi che ha, e per favore non stiamo a parlare di lealtà sportiva. Noi italiani siamo abituati, a furbate del genere. Anche noi in un pas- sato nemmeno troppo lontanto ci siamo comportati nello stesso modo, facendo naturalmente le debite poporzioni. Ma il principio non cambia, si tratta insomma di tentare di sfruttare fino all'osso il vantaggio del campo. Per esempio abbiamo portato la Svezia a Cagliari e persino la Danimarca a Bari, sulla terra rossa che adesso i nostri avversari, dopo i buoni risultati ottenuti a Rio contro la Germania di Becker, hanno deciso di buttarci fra le gambe, anzi fra le racchette, malgrado pure loro, specie Mattar, giochino meglio sul veloce. Forse ricordandosi della sua grande prova a Cagliari, dove da solo fece a pezzi la Svezia di Wilander, ma naturalmente non solo per questo, Adriano Panatta ha deciso ufficialmente, in conferenza stampa e non fra amici, di schierare in singolare, accanto a Omar Camporese miracolato dall'arrivo del suo medico di fiducia, l'uomo più discusso dell'Italia del tennis, vale a dire Paolino Cane. Il bolognese è un tipo bizzoso, lo sappiamo, cade sovente nelle trappole che l'avversario, capito l'andazzo, gli tende sul piano nervoso. A volte basta farlo arrabbiare per ottenere una sicura reazione, che purtoppo non è quella di stringere i denti e far finta di nulla. Ma Paolino ha esperienza e talento, quel che ci vuole per non uscire bolliti dalla pentola del diavolo. E poi ha promesso di fare il bravo, di non cadere nelle provocazioni di Dartagnan, cosa anche questa sulla quale non ci sentiamo di giurare. Omar Camporese, invece, ieri mostrava un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro. Il dolore al gomito è sparito e dopo i seri allarmi di domenica, quando pareva proprio che il nostro numero uno fosse costretto al forfait, le cose sono andate sensibilmente migliorando. Martedì è arrivato da Pisa il dottor Pierfrancesco Parrà, esperto di laserterapia, che ha regalato a Omar due cose importantissime: le cure e la presenza. Sul piano fisico il male è scomparso, il che è già molto, ma soprattutto è svanita la paura del dolore, malattia più sottile e spesso più diffìcile da curare. Panatta ha anche deciso che il doppio sarà disputato da Camporese e Nargiso. Non ancora ufficialmente annunciata la formazione brasiliana, ma si sa da tempo che singolaristi saranno Mattar e Oncins, mentre il doppio sarà disputato da Motta e Roese. Giudice arbitro sarà lo statunitense Farrar, giudici di sedia il francese Rebeuh e l'australiano McKewen. Cario Coscia Paolo Cane è stato preferito dal capitano Panatta a Pescosolido