Per fortuna che c'è la tangente unica industria senza recessione

Per fortuna che c'è la tangente unica industria senza recessione NOMI E COGNOMI Per fortuna che c'è la tangente unica industria senza recessione E un omino grigio del middle management di partito come Mario Chiesa dispone sui suoi conti correnti di oltre 10 miliardi liquidi, quanto potrà mai valere un boss nazionale, che magari controlli un ministero invece della Baggina? E quale potrà mai essere il fatturato globale dell'industria della concussione, della corruzione, dell'abuso di potere, in una parola della tangente? Poiché l'Istituto di Statistica non fornisce dati in materia, bisogna rifarsi alle sporadiche osservazioni di pochi benemeriti studiosi, concordi nel calcolare cifre di fronte alle quali ormai impallidisce perfino il bilancio della Fiat. Nel 1986 il professor Franco Cazzola, torinese, docente di Scienze Politiche all'Università di Catania, calcolò che, con un fatturato di 3300 miliardi l'anno, l'industria della tangente politica avrebbe dovuto collocarsi al dodicesimo posto nella classifica Mediobanca delle imprese italiane, dopo l'Olivetti e prima dell'Alitalia. Ma i tempi cambiano, l'inflazione corre. Tanto che il professor Marco Vitale, in un pregevole intervento appena pubblicato su «Mondo Economico», settimanale della Confindustria, giunge a valutare, se abbiamo ben inteso, a 2 milioni e 500 mila miliardi, molto più del debito pubblico nazionale, le illecite ricchézze della classe politica, insomma i profitti di regime. La metodologia utilizzata da Vitale non pretende di essere scientifica, tanto che lo scritto, oltre che di amarezza, è venato d'ironia. Ma il ragionamento è piuttosto convincente. Mario Chiesa - questa la tesi - non è affatto un'eccezione tra il milione di persone che in Italia vive di politi¬ ca: ministri, sottosegretari, assessori regionali, provinciali e comunali, presidenti di enti pubblici economici, amministratori di Usi, aziende municipalizzate, società a partecipazione statale e quant'altri. Immaginiamo che Chiesa sia rappresentativo del 25% di questo popolo. Fanno 250 mila persone. E immaginiamo che 10 miliardi, il liquido di Chiesa così facilmente scoperto, sia il malloppo medio. Il totale fa, per 1 appunto, 2 milioni e 500 mila miliardi. Un'ubbìa da «sfascisti» che vedono mascalzoni dappertutto? Uno scherzo? Non proprio, anche se Vitale si propone ironicamente di convincere i 250 mila Chiesa d'Italia ad aderire a un «condono tombale per i profitti di regime». Se tutti accettassero di versare il 10% del loro malloppo in cambio di un colpo di spugna sugli illeciti di ogni tipo, lo Stato potrebbe incassare 250 mila miliardi, un bel tratto di strada verso il risanamento dei conti pubblici. In fondo, si tratta di «chiudere con il passato», come il Presidente della Repubblica chiede da mesi, e di applicare il «modello Calò». A Domenico Calò, non manovale ma middle boss del contrabbando di bionde, il ministro delle Finanze, Rino Formica, presente un autentico generale della Guardia di Finanza, ha proposto due settimane fa di assumere i figli, comprare a prezzi di mercato la sua flottiglia di motoscafi blu, autorizzare l'attività di un cantiere navale clandestino e abbonare 200 miliardi di multe. I miliardi volano. Ma che volete, se oggi per essere eletti in Parlamento occorre, a quel che dichiarano gli esperti di partito, almeno un miliardo a candidato? Non stiamo a considerare i 10 mila e passa candidati, limitiamoci a quei mille che approderanno a Montecitorio e Palazzo Madama. Fanno 1000 miliardi. Per il resto, il perdono è un antico e insostituibile strumento di governo. La ricchezza della Corona britannica non cominciò forse quando il pirata Drake riportò in patria i tesori del Golden Hind? Tuttavia, Vitale fallirà. Perché mai concussori, corrotti e mascalzoni vari dovrebbero dichiararsi e chiedere il perdono per un solo Chiesa che viene preso con le mani nel sacco su 250 mila? II direttore generale della Banca d'Italia Lamberto Dini ha tenuto l'altro giorno una dotta conferenza agli allievi della Scuola ufficiali dei carabinieri. Ha spiegato ai giovani tutori dell'ordine tutti i metodi con i quali il crimine si mimetizza dietro attività economiche lecite, come fa a riciclare i proventi della droga e delle altre principali attività illecite. Non ha però contemplato la concussione, come se la tangente politica fosse una fattispecie nuova e sconosciuta della criminalità economica. E invece il caso Chiesa, con tutti quei conti correnti lì belli squadernati, docet: se il sistema bancario applicasse veramente le norme cui è soggetto, forse anche senza condono tombale si potrebbero pizzicare tutti i Chièsa d'Italia. ' 1 Alberto Staterà sraj

Persone citate: Alberto Staterà, Domenico Calò, Franco Cazzola, Golden Hind, Lamberto Dini, Marco Vitale, Mario Chiesa, Rino Formica

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