Italia, due deficit per un disastro di Stefano Lepri

Italia, due deficit per un disastro Presentata la Relazione di cassa. Per Carli mancano già 32.000 miliardi, Formica dice 22.000 Italia, due deficit per un disastro 77 «buco» verso i 160.000 miliardi Ad aprile la prima manovra fiscale ROMA. Così è, se vi pare: per le cifre, comunque brutte, della finanza pubblica nel '92 esistono due versioni differenti, da scegliere a piacimento. Il ministro del Tesoro Guido Carli opta per la più cupa, i ministri delle Finanze Rino Formica e del Bilancio Cirino Pomicino per l'altra. Nella prima versione, ad appena tre mesi dall'approvazione della legge finanziaria '92 c'è già un ulteriore buco di 32.000 miliardi: 160 mila miliardi previsti a fine anno anziché i 127.800 fissati come obiettivo. Nella seconda, mancano 22-23.000 miliardi (che comunque fanno sempre mezzo milione a testa per tutti gli italiani in età da pagare le tasse). Dentro a questo dissenso sulla «Relazione di cassa del Tesoro», che non si era mai registrato prima, si nasconde anche una manovra fiscale fantasma, da adottare subito dopo le elezioni. Dei 10.000 miliardi di differenza tra le due versioni, solo 4.000 — come ha notato ieri il Ragioniere generale dello Stato, Andrea Monorchio — sono proprio inconciliabili. Altri 6.000 riguardano l'«adeguamento delle accise». Si tratta di una specie di scala mobile delle imposte in cifra fissa che colpiscono svariatissimi prodotti, tipo le banane. Il ministro delle Finanze può agire con atto amministrativo. Era previsto che lo facesse dal 1° gennaio;;lo farà dopo il 6 aprile. I seimila miliardi compaiono nei calcoli delle Finanze, mancano in quelli del Tesoro che considerano solo i provvedimenti già presi. Il testo diffuso ieri della «Relazione di cassa», firmato da Carli, porta il segno della mediazione con gli altri due ministri solo nella premessa. Per il resto delle 200 pagine, Carli e Monorchio hanno lavorato soltanto sulle loro cifre, da cui risulta un buco di 32.000 miliardi. Rispetto alle stime sulle quali si reggeva la legge finanziaria '92, la crescita economica «potrà situarsi al di sotto dell'1,8%», invece che al 2,5%; mancano 18.700 miliardi di entrate fiscali e si prevedono spese per 11.000 miliardi in più. I restanti 2.500 miliardi di scostamento sono l'effetto di un trucco contabile adottato per rendere meno disastroso il bilancio '91. Ciò nonostante, la relazione del Tesoro è costretta ad ammettere un insuccesso che avrà peso nei rapporti dell'Italia con la Cee e con il Fmi: nel '91 il lento risanamento degli anni precedenti si è arrestato. In termini tecnici, «il fabbisogno totale, in rapporto al prodotto lordo, è rimasto invariato rispetto al 1990, interrompendo il processo di graduale riduzione in atto dal 1985». Tornando al '92, Carli avverte che i fattori di incertezza sono molti e che quasi tutti possono giocare in senso negativo, accrescendo ancora il buco di 32.000 miliardi. Non sono da escludere: 1) ulteriori aumenti dei tassi di interesse internazionali, dai quali sarebbe illusione isolarsi «a meno di minare la stabilità del cambio»; 2) un ritardato avvio delle privatizzazioni; 3) un aumento della spesa sanitaria per il mancato accordo tra Stato e Regioni; 4) una insolvenza dei Paesi dell'Est. Al contrario una più energica ripresa internazionale o un calò nel prezzo del petrolio potrebbero ridurre il disavanzo. Aumento delle «accise» a parte, il settimo governo Andreotti annuncia che il compito di tappare il buco toccherà al governo successivo, formato dopo le elezioni. Questo perché soltanto «a luglio», affermano Cirino Pomicino e il sottosegretario alla Presidenza Nino Cristofori, si disporrà di tutte le cifre per decidere. Per ora la parola d'ordine è che si agirà soprattutto sulle spese, evitando nuove tasse. Anche il segretario generale delle Finanze, Giorgio Benvenuto, esclude tasse nuove in senso stretto; punta però sul taglio alle agevolazioni fiscali. Per ora non si riesce a tagliare nulla. «Ogni ministro pensa che la manovra di correzione riguardi altri e non lui» protesta il Ragioniere generale, e lamentando che la recente circolare di Carli sia disattesa, infine erompe in una battutaccia: «Forse se chiedessimo al Poligrafico di cambiare il tipo di carta, almeno la userebbero». ' • Stefano Lepri Andreottipassa la manot-v . « v «Decideràil nuovo governo» m Programmato Consuntivo ^ ómmn 135,6' 140,7 151,0 160,0 Dalla relazione trimestrale di cassa Nella foto a sinistra il ministro del Tesoro Guido Carli; nel grafico l'andamento del deficit pubblico

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