Quella trama in nero è già scritta nel romanzo «Dellamorte Dellamore»

Quella trama in nero è già scritta nel romanzo «Dellamorte Dellamore» Quella trama in nero è già scritta nel romanzo «Dellamorte Dellamore» La storia del becchino-mostro di Sanremo è un romanzo già scritto. L'ha pubblicato nel 1991 Camunia, l'autore è Tiziano Sciavi, inventore del fumetto-incubo Dylan Dog. S'intitola «Dellamorte Dellamore». A rileggerlo oggi si scoprono analogie impressionanti con la vicenda che ha insanguinato la Riviera dei Fiori. Il protagonista del romanzo si chiama Francesco Dellamorte, nome ben più suggestivo del Paolo Savini ligure. E' custode del cimitero di una piccola città della provincia lombarda, Buffalora, e questa volta la realtà ha proposto il ben più appropriato nome di Arma.di Taggia. Dellamorte passa la sua nonvita chiuso nel guscio-bara di Buffalora, tra cadaveri, zombi, fantasmi che tornano da un passato avaro di storia. Guarda le donne andare e venire tra le croci. Fa l'amore con qualcuna di loro sull'erba fresca soffocata dal marmo delle lapidi. Al capitolo nove, l'esplosione di vio- lenza che lo devasta. Percorre una strada senza uscita con la sua Bianchina, carica una prostituta, va nella sua casa, fanno sesso, poi lui la uccide, «le accarezza i capelli e accarezza il suo sangue». E la sera dopo? «La sera dopo era più ubriaco ancora. Tanto ubriaco che cercava ancora lei». Trova invece un'altra prostituta. E l'ammazza, assieme alj'amica. «Quando Dellamorte esce dall'appartamento le due donne sono coricate sul letto e dormono per sempre, dopo l'amore». Terza sera e ultima vittima, abbandonata sul letto, «con un fiore rosso sulla fronte», proprio come Giuliana Beghello. Confessione di Dellamorte: «Ho sempre ucciso solo per indifferenza». Ultime parole di Savini: «Non so se mi capirete, quello che ho fatto ho fatto». Nel libro di Sciavi ci sono dodici illustrazioni di Angelo Stano. Se esistessero foto di scena dei delitti sanremesi sarebbero uguali, Pagina 135: Dellamorte in primo piano, testa voltata all'indietro, sigaretta appesa alla bocca che gli ferisce il viso, sguardo senza espressione, sul letto dietro di lui il corpo senza vita di una donna nuda, sangue sul volto e sulle lenzuola, camera in disordine, abiti sparsi. Sopra, due strofe in rima: «E la morte, la morte, dolcissima e amara, la morte che cerchi nella notte chiara, tu sei il suo schiavo e lei è sovrana, la morte, la morte, la morte puttana». Anche Dellamorte si lascia dietro molti indizi: un assegno firmato sul comodino, impronte, testimonianze ma, a differenza di Savini, non viene scoperto. Non si uccide e continua a esistere nel suo inferno sulla terra. Tiziano Sciavi penserà che, in fondo, era un caso semplice quello di Sanremo. Dylan Dog l'avrebbe risolto subito: a uccidere le professioniste dell'amore non poteva essere che un professionista della morte. E si compiacerà di aver dimostrato una volta di più quanto è labile il confine tra realtà e fantasia, impercettibile come il brivido al risveglio da un incubo, figlio della notte e del dubbio se l'orrore sia finito o appena cominciato. Gabriele Romagnoli Tiziano Sciavi DELLAMORTE DELLAMORE La copertina del romanzo di Sciavi

Luoghi citati: Sanremo, Taggia