«Mi son comprato l'inno polacco»

«Mi son comprato l'inno polacco» Per ogni esecuzione chiede mille lire. «Non mi piace, parla dell'Italia» «Mi son comprato l'inno polacco» Bizzarro business dell'ex portavoce diJaruzelski L* INNO nazionale polacco è mio, mi sono comprato il copyright spendendo un sacco di tempo e denaro, e d'ora in poi per ogni esecuzione pubblica mi dovranno pagare. Idem per «Rota», il canto patriottico che ha scandito la lunga marcia di Solidarnosc contro il palazzo comunista. Jerzy Urban, scanzonato portavoce della Polonia più tetra, quella del generale Jaruzelski, colpisce ancora con una stravagante provocazione, cosa che sembra il suo principale obiettivo da quando è tornato alla «vita civile» e al potere non c'è più il generale dagli occhiali scuri, ma l'ex nemico Walesa. L'annuncio l'ha dato sul settimanale satirico che egli stesso ha fondato, «Nie». Il suo ragionamento pare lineare: sono andato a cercarmi gli eredi degli autori delle due opere da Sofia a Parigi, da Londra a Vienna, da Varsavia a Buenos Aires. Tra nota spese e acquisto dei diritti, il conto è di un milione 463 mila 860 dollari per l'inno nazionale, quasi due miliardi di lire, e di 75 mila dollari per «Rota». Per ogni esecuzione, come avviene per qualsiasi canzone trasmessa alla radio o suonata in discoteca, chiedo la modica somma di diecimila zloty, mille lire. Come dire: mica voglio affamare il mio Paese. Eppoi, aggiunge con un rigurgito patriottico, questo obbligherà il Parlamento polacco a scegliere un altro inno in cui non si parli dell'Italia: «Il nostro è l'unico in cui, a parte il Paese interessato, sia citato un altro Stato». Il ritornello de «La Polonia non è ancora morta», infatti, incomincia così: «Marcia, marcia Dabrowski dalla terra italiana verso la Polonia». Il generale Dabrowski fondò nel 1807 il Granducato di Varsavia, dopo aver combattuto con Napoleone nelle campagne d'Italia. Quello che Urban non dice è che il compositore dell'inno, Jozef Wybicki, morì nel 1822, e che di con¬ seguenza il problema dei diritti d'autore pare ampiamente superato. L'Occidente ricorda Urban condire con battute eleganti, talvolta perfide, i tetri annunci che dava a nome del generale Jaruzelski e della patria da salvare. Uomo di fascino, nonostante le vistose orecchie a sventola. A giudicare dalle memorie che pubblicò due anni fa, «Collant strappati» - raccolta delle sue avventure galanti definita «un classico dell'osceno», e che nella cattolicissima Polonia ebbe enorme successo - non sedusse soltanto l'Occidente. Di pornografia ha dovuto rispondere l'anno scorso al tribunale di Varsavia anche per i contenuti del suo settimanale. Chiusa la parentesi hard, un nuovo sussulto patriottico, ma in linea con le nuove regole del mercato. O forse soltanto l'ultima battuta. Mario Varca