SAMARCANDA VELENI E BAVAGLI

SAMARCANDA VELENI E BAVAGLI LETTERA DI SANTORO SAMARCANDA VELENI E BAVAGLI c ARO Direttore, questa sera Samarcanda non andrà in onda. Siamo diventati eroi per forza. C'è chi ha definito il nostro modo di lavorare «informazione militante»; e, subito dopo, si è presentato capolista in una circoscrizione elettorale. In realtà siamo gente comune, giornalisti con passione, viaggiatori nella realtà. Riguardo ai partiti la pensiamo come la stragrande maggioranza degli italiani: occorrerebbe ridimensionare il loro strapotere, rinnovare le istituzioni e rendere possibile un ricambio delle classi dirigenti. Una sola volta abbiamo dichiarato, in trasmissione, simpatia per un partito, un «partito che non c'è». Per il -resto siamo quelli che siamo, persone che non amano sventolare né bandiere né tradimenti, individui diversi l'uno dall'altro, affezionati alla propria storia. Come tali ci mostriamo alle telecamere, lasciando libero il pubblico di giudicare ed evitando di proporci come attori di una rappresentazione oggettiva. Samarcanda è solo una delle cento forme di televisione, opera tra infiniti telegiornali e dentro a un sistema dell'informazione, non si propone di fornire un'immagine compiuta del Paese, bensì di permettere a tante realtà parziali di esprimersi. Parziale era la «scandalosa» piazza di Palermo, nella quale si erano spontaneamente raccolti, a trasmissione iniziata, dopo che il sindaco ci aveva costretti precipitosamente a cambiare il luogo previsto del collegamento, un migliaio di giovani. «Non si può dimenticare la vita di Lima» hanno detto. Di conseguenza siamo stati accusati di utilizzare la piazza come Mussolini. Inutile replicare che il duce monopolizzava radio e giornali mentre quei giovani hanno soltanto Samarcanda per esprimere le loro opinioni. Si è tirato in ballo perfino Gesù Cristo, trascurando ovviamente di ricordare la sua av- Michele Santoro CONTINUA A PAGINA 5 PRIMA COLONNA

Persone citate: Gesù, Michele Santoro, Mussolini

Luoghi citati: Lima