Bourdieu: «Dallo Stato una mano sinistra al aservizio dei cittadini» di Alberto Papuzzi
Bourdieu: «Dallo Stato una mano sinistra al servizio dei cittadini» Torino, scontro fra sociologi Bourdieu: «Dallo Stato una mano sinistra al servizio dei cittadini» PTORINO OLEMICA fra sociologi, di alto livello ma di netta contrapposizione, ieri a J Torino, all'incontro-di- battito con Pierre Bourdieu, direttore del prestigioso Collège de France, dove è succeduto a personalità come Lévi-Strauss, Duby, Foucault. Oggetto: lo Stato sociale, o «la mano sinistra dello Stato», secondo una definizione cara allo studioso francese. Bisogna rafforzarlo, bisogna espanderlo, dice Bourdieu sulla base dei suoi presupposti teorici e guardando all'attuale situazione francese. Attenzione, ne abbiamo anche troppo, rispondono sociologi torinesi come Arnaldo Bagnasco e Chiara Saraceno, guardando alle anomalie del caso italiano. Bourdieu è venuto a Torino su invito di Gian Giacomo Migone, della direzione del pds, il quale in apertura ha letto una lettera di Norberto Bobbio, che non aveva potuto presiedere i lavori come previsto: «Ti prego di esprimere la mia ammirazione al professor Bourdieu e alla sua opera». Le posizioni del direttore del Collège de France sul ruolo dello Stato e contro l'economicismo, discusse anche in una bella intervista su Le Monde (e in un colloquio sul numero di aprile dell'Indice dei libri), sono all'ordine del giorno negli ambienti intellettuali francesi, in relazione anche alla crisi che attraversa il riformismo mitterrandiano. Cerchiamo di riassumerle. Secondo Bourdieu, l'alternativa tradizionale più Stato o meno Stato, più Stato o più mercato, è da considerarsi superata, «non corrisponde a nulla, è un tema da salotto», perché il conflitto oggi si combatte all'interno dello Stato, tra la sua «mano destra» e la «mano sinistra». La prima è rappresentata dai ministeri finanziari e dalle banche nazionali, l'altra dalle spese di carattere sociale (sanità, scuola, assistenza eccetera). Se vogliamo che lo Stato sia realmente al servizio dei cittadini - e non rappresenti interes¬ si privati o corporativi - dobbiamo combattere l'economicismo sia liberista sia marxista e (rafforzare invece la «mano sinistra». ! Una tesi suggestiva, che affascina i sociologi, come hanno riconosciuto tutti gli interlocutori di Bourdieu, in parte studiosi di scienze sociali (Bagnasco, la Saraceno, Giovanna Zincone, Maurizio Vaudagna), in parte operatori nei servizi sociali (Giovanna Bodrato e Gianni Giardiello). Ma siamo in Italia, dove le cose, soprattutto istituzionali, non funzionano come nel resto d'Europa. Obiezione, per esempio, di Bagnasco: «Da noi non si può ragionare di Stato senza discutere anche di sistema politico. Molti comportamenti dello Stato sono dovuti alla necessità di riprodursi del ceto politico. E qui non è più chiaro qua! è la mano sinistra e quale la destra». Possiamo esibire una spesa sociale di tali dimensioni che il debito pubblico supera il prodotto interno lordo, quindi abbiamo una mano sinistra molto generosa, ma dietro questa mano si nascondono «sacche di parassitismo e inefficienza spaventosa», v Obiezione di Chiara Saraceno: «La crisi dello Stato sociale in Italia non è dovuta soltanto alla crisi fiscale o all'attacco neoliberista. La rivolta dei cittadini contro lo Stato e contro i partiti, pensiamo anche al fenomeno delle Leghe, è proprio una rivolta contro la mano sinistra dello Stato». Contro il modo cioè in cui sono gestite le spese sociali: «Abbiamo troppo Stato, non troppo poco». E quando si parla di assenza dello Stato nel Sud si sbaglia: «Non è uno Stato assènte, è uno Stato diverso». Per cui la distinzione tra mano destra e sinistra «è fin troppo facile». Il problema, per la Saraceno, è un terzo interlocutore, tra mano sinistra e mano destra o tra Stato e mercato: la società civile, l'autorappresentanza dei cittadini. E il dibattito ricomincia. Alberto Papuzzi
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