In una mostra a Roma i ritratti più celebri suggeriti da fonti letterarie

Handicap, le lacune di «Mixer»; una cattedra senza docente LETTERE AL GIORNALE Handicap, le lacune di «Mixer»; una cattedra senza docente L'Italia non è poi così brutta Durante la trasmissione Mixer del 16 marzo scorso, la signora Bonheur, fondatrice dell'organizzazione in favore dei bambini handicappati Enfant Soleil, diceva che in Francia l'inserimento nella scuola dei bambini down è estremamente difficile, se non impossibile, perché il sistema scolastico è inadatto all'accoglienza di ragazzi con handicap. Ipotizzava quindi come soluzione l'introduzione di insegnanti d'appoggio. A questo punto, sono rimasta veramente sorpresa e dispiaciuta che il sig. Minoli non abbia fatto cenno alla legge n. 517 del 1977, che riguarda l'inserimento dei ragazzi portatori di handicap nella scuola italiana. Dalla fine degli Anni 70, infatti, i ragazzi handicappati possono frequentare le classi «normali» con l'ausilio, ove necessario, di insegnanti d'appoggio. Inoltre il sostegno viene programmato dal collegio dei docenti e «costruito» su misura. Si tratta di una grande conquista e di un esempio di civiltà della scuola italiana, evidentemente all'avanguardia in Europa. Sarebbe stato bello almeno una volta segnalare che in fondo l'Italia «non è così brutta come la si dipinge»! Ma forse il sig. Minoli non ne era al corrente?! Rossella Bortolo, Novara Mai vista l'insegnante di Storia dell'Arte Siamo allievi dell'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e ci troviamo nella necessità di testimoniare una serie di fatti che siamo costretti a subire. Premettiamo che, per legge, una «Cattedra» è formata da un docente coadiuvato da un assistente, i quali devono svolgere insieme in aula il me¬ desimo orario di lezione alle medesime classi. Nel nostro istituto invece accade questo: 1) Dall'inizio dell'anno scolastico la seconda classe a cui apparteniamo non ha mai conosciuto la docente di Storia dell'Arte, né ricevuto da lei nessuna lezione, nonostante che le sia stata conferita la nomina di assunzione per tenere le «lezioni» (con relativo stipendio dello Stato) e nonostante vi sia un orario obbligatorio di lezioni (affisso al pubblico) e quindi di servizio nelle classi. Noi paghiamo le tasse scolastiche per un servizio non svolto. 2) La docente e l'assistente hanno messo in pratica l'espediente di dividersi il totale delle ore di lezione delle loro classi. La docente fa lezione unicamente alle classi 3a e 4a mentre l'assistente ha fatto lezione unicamente alla 1a e alla 2a. In effetti nei primi mesi abbiamo scambiato l'assistente per il nostro unico docente. 3) Come se non bastasse, l'assistente ha accorpato le ore di lezione per le classi la e 2a di più corsi (che nell'orario ufficiale sono separate) riducendo di conseguenza ulteriormente l'orario e addirittura inducendoci a seguire le sue lezioni dalle ore 12,30 alle 14,15 ossia quando tutti gli altri allievi sono a pranzo. Il fenomeno della riduzione d'orario avviene anche per le classi 3a e 4a. Ciò comporta fra l'altro l'accavallamento di orario con altre lezioni relative ad altre materie. 4) Quando era assente l'assistente abbiamo «saltato» completamente le lezioni. Noi ci chiediamo: «Chi controlla e conseguentemente retribuisce costoro? Cosa possiamo imparare da esempi di questo genere? Quale studente "osa" reclamare i suoi diritti tenendo presente che i voti saranno attribuiti da costoro?». 5) Abbiamo riferito questi fatti il 20 febbraio '92 al direttore, ma nulla è cambiato, an- zi, a detta di nostri compagni vi sono comportamenti simili in altre classi e in altri corsi che durano da anni. Noi non ce la sentiamo di continuare nel medesimo stato di cose, anche nel timore di subire eventuali ritorsioni per aver osato reclamare ciò che è in fondo un nostro elementare diritto-dovere, e con il dubbio che i nostri voti siano il frutto di un compiacente silenzio. Chiediamo pertanto alle autorità un immediato intervento perché cessi finalmente questo stato di cose e sia fatta piena luce. Seguono 6 firme, Torino Venezia, il Gip doveva scarcerare l'imputato In relazione alla lettera del sig. Filippo Maria Rossi apparsa sul suo giornale il 22 marzo scorso con il titolo «La caccia alle streghe fa comodo a qualcuno» si precisa quanto segue. Il signor Rossi, evidentemen¬ te, non sa bene come sono andati i fatti relativi alla vicenda del pregiudicato Massimiliano Romano. Il Gip del Tribunale di Venezia, per sua specifica ammissione, ha sbagliato due volte. Per aver ritenuta cessata ogni esigenza cautelare in relazione alla duplice imputazione di detenzione di sostanze stupefacenti e detenzione illegittima di un'arma, avrebbe dovuto infatti, fin dal momento del rinvio a giudizio, scarcerare l'imputato. Avendo ritenuto, invece, ancora sussistenti le esigenze cautelari non poteva, per divieto di legge, concedere al Romano gli arresti domiciliari. Vi è ancora da precisare che Romano fu assolto soltanto al dibattimento dall'imputazione di detenzione di armi. Ci si augura che questa precisazione serva a fugare ogni dubbio sull'obiettività del ministro Martelli, anche in campagna elettorale. Antonio Bettanini, Roma Capo ufficio stampa Ministero di Grazia e Giustizia Formica, nessuna manovra elettorale Nei giorni scorsi La Stampa ha interpretato come una manovra elettoralistica l'iniziativa assunta dal ministro Formica di far inviare ai contribuenti una lettera con la quale li si avvisa che è stato calcolato ed è in arrivo il tanto atteso rimborso dell'Irpef a suo tempo pagata in più. Comprendo bene che si possa essere rimasti colpiti dal passaggio, forse un po' brusco, da quelli che possono essere considerati gli abituali comportamenti di un fisco chiuso ed ostile a comportamenti più moderni, civili, ed in fondo autorevoli, caratterizzati da un sereno rapporto con i contribuenti corretti. Mi sembra insomma che qualcuno, abituato a dare notizie su un fisco becero e persecutorio, si sia trovato in qual¬ che difficoltà nell'interpretare le vere ragioni di un'iniziativa improntata alla trasparenza amministrativa. Con la lettera, come avviene da tempo in tanti altri Paesi europei, si è solo voluto fornire un doveroso servizio al cittadino contribuente, che con l'occasione è anche stato messo al corrente delle articolate misure, in vigore e adottate, per superare il finora miai risolto problema dei ritardi e della formazione dei rimborsi (compensazioni fra crediti e debiti, conto corrente fiscale, superamento del 740 ecc.). Sulla chiave di lettura «elettoralistica» dell'iniziativa mi siano, infine, consentite due considerazioni. Visto e considerato che nel nostro paese le scadenze elettorali, ai vari livelli, ricorrono con notevole frequenza, se si dovesse condividere la' tesi elettoralistica, si correrebbe il rischio di congelare ogni positiva iniziativa delle Pubbliche Amministrazioni. Per il resto penso sia sufficiente considerare che il ministro Formica non è candidato in tutti i collegi elettorali e mi sembra sia noto che le lettere non sono state inviate solo ai contribuenti del collegio del ministro ma a tutti quelli che in Italia sono in attesa di rimborso, a partire da quelli di Milano e Roma che li aspettavano da più lungo tempo. Giorgio Benvenuto, Roma Segretario Generale del Ministero delle Finanze Il «miele» di Stendhal Per un curioso refuso, nell'articolo Ma Lara non vuole figli pubblicato ieri su La Stampa a pagina 13, la bibliografia di Stendhal è stata arricchita di un titolo inesistente, Le miei. Si trattava ovviamente del romanzo incompiuto Lamiel. Ira. b.l