Tirana porta in trionfo anche l'ambasciatore Usa

Tirana porta in trionfo anche l'ambasciatore Usa I comunisti temono vendette e l'assalto al carcere dove è rinchiusa la vedova di Hoxha. Lo scrittore Kadaré: torno in pàtria Tirana porta in trionfo anche l'ambasciatore Usa // leader dell'opposizione vittoriosa costringe i delegati italiani a fare anticamera TIRANA DAL NOSTRO INVIATO L'ex dittatore stalinista Ramiz Alia, tuttora presidente della repubblica albanese, è turbato. La strepitosa vittoria elettorale di domenica del partito democratico di opposizione (che ha ottenuto i due terzi dei voti e la quasi totalità dei seggi del Parlamento di Tirana, ben 87 su 100) gli fa temere una esplosione di vendette personali contro ex comunisti come lui. Lo ha confidato al parlamentare italiano Alexander Langer che, a nome del Parlamento europeo di Strasburgo, è venuto quaggiù come osservatore e gli ha fatto visita. «Temo ha detto Alia - che i fanatici diano l'assalto al carcere nel quale è rinchiusa Nexhmije Hoxha, la "vedova rossa" del defunto sanguinario dittatore Enver Hoxha». La vendetta ha un'antica tradizione in Albania, un apposito codice, il Kanun dettato da Lek Dukagijn e tramandato di generazione in generazione, ne regola le norme di applicazione a partire dalla premessa «colui che perde l'onore deve considerarsi morto». Per questo, conoscendo il suo popolo, il trionfatore delle elezioni di ieri, il cardiologo Sali Berisha, 47 anni, alla folla dei 50 mila che ieri mattina lo ha festeggiato nella piazza principale di Tirana, scandendo il ritornello «vogliamo l'Albania senza Ramiz Alia», ha rivolto un pressante appello alla riconciliazione. «Non odio e vendetta - ha ammonito - ma amore e rispetto per andare in Europa con ordine e lavoro». Da Monaco lo scrittore Ismail Kadaré, si è detto febee per il risultato elettorale e ha annunciato che tornerà in patria. «Berisha, Busha» gridavano accomunando il loro leader con il capo della Casa Bianca, i giovani scalmanati dei caroselli di automobili sgangherate che per tutto il giorno hanno percorso il centro della capitale sventolando bandiere americane. Berisha naturalmente ha negato che la «nuova Albania» scaturita dal voto di ier l'altro sia filoamericana, ma i fatti lo hanno smentito. Sulla tribuna del comizio dei vincitori, accanto a lui vi era l'ambasciatore degli Stati Uniti William Ryerson, che ha salutato la folla in lingua albanese seguito da im rappresentante del Parlamento di Bonn. Dopo due matrimoni falliti, dapprima con l'Unione Sovietica e poi con la Cina, finiti con brutali divorzi, la minuscola Albania (poco più di tre milioni di abitanti) vuole ora passare a nozze con gli Stati Uniti. Ancora una volta si sceglie una superpotenza lontana, anziché curare le relazioni con le vicine Jugoslavia e Grecia, che sono pessime per via delle minoranze, e con l'Italia, che sono tiepide nono¬ stante il generoso aiuto del nostro Paese che ha permesso al popolo schipetaro di superare un duro inverno. Mentre i soldati italiani della operazione Pellicano continuano il rifornimento alimentare del Paese, anche ieri ci sono state mancanze di tatto nei confronti dell'Italia. Berisha ha fatto sapere di «non avere tempo» per ricevere una delegazione di gratulanti del Parlamento italiano guidata dall'onorevole Achilli e durante una conferenza stampa ha rimproverato ad «alcuni giornalisti italiani» (e chi scrive se lo è già sentito rinfacciare) di «avere aiutato l'ex pc albanese». Il cardiologo ha aggiunto, bontà sua, che la critica «non riguarda il governo di Roma». Il voto di domenica è stato esattamente l'opposto di quello di un anno fa. Allora i due terzi dei suffragi andarono ai comunisti, stavolta i due terzi esatti li hanno presi i democratici, gli al¬ tri partitóni (ad esclusione dei socialdemocratici, che hanno superato di un soffio il quoziente del 4 per cento, sono stati spazzati via. A Kavaja, il suo feudo, Berisha ha ottenuto un voto plebiscitario come ai tempi dello stalinismo (il 97,5 per cento dei suffragi, grazie al ritiro del candidato socialdemocratico). Nel collegio di Peqin i democratici hanno ricambiato il favore e hanno rinunciato a un candidato, permettendo così al socialdemocratico Ginushi di conquistare un seggio con l'81 per cento dei suffragi. Fra gli ex comunisti sconfitti il solo trionfatore è stato a Kucova, l'ex città-Stalin, il segretario del partito Fatos Nano, con un buon 60 per cento. In festa la folla di Tirana, la stessa che tre anni fa, alla parata del 1° maggio, aveva visto osannare sotto un diluvio di pioggia al regime e al suo capo Ramiz Alia, ha celebrato il primo giorno di democrazia. Non si può nean- che scrivere che per la gioia nessuno è andato a lavorare, perché questo avviene ogni giorno. Dove andrà ora questa nuova Albania? Sali Berisha ha accennato a una apertura agli albanesi oppressi nel Kossovo, in Macedonia e in Grecia e a quelli emigrati, offrendo a tutti la cittadinanza, e qualcuno crede di poter interpretare queste parole come il sogno di una «grande Albania». Ma per le masse il sogno del momento è il nuovo «grande fratello» americano. Ha vinto il dollaro o, meglio, la promessa del dollaro. Delle «lirete» italiane (le chiamano così, con una sola t, anche gli uomini politici albanesi) che continuano ad affluire in gran copia, neppure una parola. Tito Una folla esultante celebra il trionfo dell'opposizione a Tirana [foto reuterj