Il «Sabato» è tornato a Cl sotto l'ombrello della dc di Fabio Martini

Il «Sabato» è tornato a Cl, sotto l'ombrello della dc Al timone del settimanale, Alessandro Banfi che promette: continueremo a fare un giornale di frontiera Il «Sabato» è tornato a Cl, sotto l'ombrello della dc Se ne va il direttore Liguori, arriva l'andreottiano Sbardella con 5 miliardi ROMA. E alla fine CI si è ripresa Il Sabato. Ora che lo strappo tra Comunione e liberazione e il Vaticano si è ricucito, ora che il cardinale Ruini ripete quasi tutti i giorni il suo appello a votare de, anche il settimanale eretico si «normalizza»: lascia la direzione Paolo Liguori, giornalista laico, chiamato al Sabato quando Ci prese le distanze dal giornale delle mille polemiche e arriva Alessandro Banfi, 32 anni, cattolico praticante, ciellino da quando ne aveva 15. Cambia il direttore, ma cambia anche il vertice del consiglio di amministrazione: alla presidenza della società editrice sale Vittorio Sbardella, capo degli andreottiani romani e pretendente alla successione del divo Giulio. Sbardella spiega così il suo coinvolgimento: «Entro per dare un maggior sostegno al giornale». Un'ascesa, quella di Sbardella, destinata ad allargare l'ombrello democristiano sul giornale, ma pare - destinato anche a rimpinguare le casse. Da diversi anni Sbardella è l'eminenza grigia del Sabato, ma 10 mesi fa, a sorpresa, era uscito dal consiglio di amministrazione dell'editrice, restata in mano a cooperative vicine al Movimento popolare. Un'uscita chiacchieratissima (si parlò anche di una staffetta col nemico Ciarrapico), ma di cui non si è mai trovata una spiegazione convincente, anche se ora si sussurra che il rientro di Sbardella possa essere legato al motivo che provocò la sua uscita: la disponibilità - che prima non c'era - ad offrire un aiuto finanziario di cui la società editrice aveva bisogno per un «buco» di 5 miliardi provocato dalle perdite del mensile «Trenta giorni». Ma il cambio alla guida del Sabato è destinato ad avere soprattutto un risvolto politico: una diffusione di 100.000 copie, Il Sabato è un settimanale che ha sempre avuto una capacità di provocazione e di proposta nel mondo democristiano, nell'area cattolica e anche oltre: è proprio sotto la direzione Liguori che, 15 mesi fa, viene lanciata la proposta del «governissimo», «una de¬ finizione che è entrata nel dibattito politico e che venne in mente a me sui banconi della tipografia», ricorda il direttore uscente. Ma cosa Gambiera con Banfi direttore e Sbardella presidente? Ieri mattina alla redazione del Sabato, in un palazzone della Roma umbertina, c'era il clima dei grandi eventi. Squilla a raffica il telefono di Paolo Liguori, nel suo ultimo giorno da direttore. Nella sua stanzetta - tre metri per quattro - annunciano: «Palazzo Chigi in linea...». Dall'altro capo del telefono c'è Stefano Andre ani, uomo stampa di Andreotti. «Paolo, ho letto quella dichiarazione, quando dici che sei "un disoccupato virtuale": sembra che ti lasciamo solo...». Telefona anche Pio Mastrobuoni, che di Andreotti è il portavoce, telefonano tantissimi colleghi per sapere se è vero che se ne va. Paolo Liguori, 42 anni, un passato da mutante di Lotta continua - lo chiamavano «Straccio» - sorride, sdrammatizza, non ha l'aria del «dimissionato» e anzi è furibondo con chi ha interpretato il cambio della guardia come un siluro nei suoi confronti. «E' vero il contrario: sono io che me ne vado. In questa fase politica tutto si fa più rigido e nasce un problema di appartenenza. Le "mammepartito" chiamano i bambini a casa, ma io purtroppo non avevo casa». Liguori spiega che lui non è «l'uomo di tutte le stagioni», che per due anni e mezzo ha fatto il giornale che voleva «in piena libertà», ma che ora, lui da «simpatizzante socialista», non se la sente di «indossare la maglietta democristiana». Liguori arriva al Sabato (dal Giornale ) nell'ottobre del 1989 in pieno Caf (l'asse Craxi-Forlani-Andreotti) e in un momento difficilissimo per il settimanale di CI. Il Sabato era arrivato ad uscire con le pagine in bianco in polemica contro il Vaticano e contro il cardinale Poletti, colpevoli di aver «scomunicato» il sindaco di Roma, lo sbardelliano Giubilo. E così CI, nel settembre 1989, aveva invitato i propri aderenti ad abbandonare il consiglio di amministrazione del Sabato. E pochi giorni dopo, proprio per rimarcare il plateale distacco, veniva nominato un direttore laico come Liguori. Ma dopo due anni e mezzo il Caf non c'è più, CI e il Movimento popolare si sono pienamente riconciliati col cardinal Ruini e la Conferenza dei vescovi è raccolta, quasi come ai tempi del 1948, attorno alla de. Ma il nuovo direttore Banfi promette continuità con la linea Liguori: «Mi sembra improprio spiegare il cambio con un interessamento di CI e io comunque spero di continuare a fare un giornale di frontiera». Fabio Martini L'ex direttore «Non indosso la maglietta scudocrociata» Vittorio Sbardella, il direttore dimissionario Paolo Liguori e il neo direttore Alessandro Banfi

Luoghi citati: Roma