Ma Lara non vuole figli

Ma Lara non vuole figli Avrà davvero un seguito «Il Dottor Zivago»? Nuovi retroscena della polemica nel mondo editoriale Ma Lara non vuole figli 7S1 VILLADEATI L1 (Alessandria) m E volessimo un seguito l | per II Dottor Zivago, io fahsLi remmo fare noi. Scegliendo con cura l'autore, che dovrebbe essere uno scrittore grandissimo. Abbiamo già parlato con la famiglia Pasternak, a Mosca, e con rloro avvocati. E sono perfettamente d'accordo con noi». Dalla grande villa in campagna, Inge Feltrinelli approfitta della calma domenicale per esaminare meglio la situazione che si è creata in settimana con l'annuncio a sorpresa da parte di Doubleday. L'editore anglo-americano del gruppo Bertelsmann vuole pubblicare Lara's child, una sorta di continuazione del grande romanzo di Pasternak, e da Milano la casa editrice di via Andegari ha già mandato una secca ingiunzione per ricordare che detiene tutti i diritti mondiali sul libro, comprese le rielaborazioni. Come aveva anticipato La Stampa di sabato, si annuncia una battaglia legale affidata all'avvocato Antonio Tesone, estensore di tutti i contratti tra la Feltrinelli, lo scrittore russo e i suoi eredi; e che nel '90 ha rinnovato i diritti fino al 2001. Intanto la vicenda rimbalza a Londra: Ylndependent on Sunday di ieri «spara» in prima pagina un titolo abbastanza provocatorio che dice: il dottor Zivago smentisce di essere il padre dei figli di Lara. Il responsabile di Doubleday, Mark Burty-King, sostiene che la sua operazione non viola il copyright, e James Ale, l'agente letterario che ha venduto il libro in Germania (a una casa editrice dello stesso gruppo), spiega che il «seguito» sarà un romanzo «di grande qualità». Niente a che vedere con Scarlet, aggiunge, il bestseller americano che racconta la continuazione di Via col vento. Si fa anche il nome dell'autore, finora nascosto dallo pseudonimo di Alexander Mollili: sarebbe un certo Jim Williams, che ha già firmato quattro romanzi con un altro pseudonimo, Richard Hugo. La posta in gioco è alta: se il seguito di Via col vento è stato un grande affare intemazionale, un Dottor Zivago li potrebbe essere il «colpo» del secolo, dal punto di vista strettamente commerciale. Il capolavoro di Boris Pasternak ha venduto 15 milioni di copie in tutto il mondo, il film di David Lean lo ha portato in tutte le case. Ma proprio per questo è un capolavoro ancora ben vivo nella coscienza dei lettori: l'unico seguito possibile non sarebbe diverso da quello immaginato in una novella di Borges, dove uno scrittore decide di rifare il Don Chisciotte di Cervantes e lo riscrive, parola per parola, virgola su virgola, assolutamente identico e già «diverso» dall'originale. I «seguiti» appartengono alla famiglia cinematografica dei remake, alle spettacolarità di massa, al nostro mondo super-televisivo. Il primo tentativo, timido, in questo campo risale probabilmente agli Anni 60, quando Cecil Saint-Laurent (anche in questo caso si trattava di uno pseudonimo) pubblicò, come ci ricorda il francesista Giovanni Bogliolo, una continuazione di Le Miei, il romanzo di Stendhal. Ma il grande classico francese era ormai «fuori diritti», e l'unico problema riguardò il buon gusto. Anche in tempi molto più recenti Frutterò e Lucentini si sono cimentati con Dickens, scrivendo la conclusione del romanzo incompiuto II mistero di Edwin Drood: in questo caso si trattò di un raffinato gioco letterario, siglato da due grandi scrittori, e non certo di un «seguito», di una serializzazione dal taglio cine¬ matografico e spettacolare. Pasternak non è paragonabile a Via col vento: è qualcosa di assolutamente diverso. La sua stessa storia editoriale rappresenta un capitolo importante in quella della cultura italiana, della casa editrice Feltrinelli e della coscienza occidentale. Per quel libro, si combatté. Fu una battaglia della «guerra fredda», giocata su un fronte imprevedibile. Le circostanze della pubblicazione sono ricostruite nel carteggio del traduttore italiano, il professor Pietro Zveteremich: ci sono oltre alle sue lettere quelle di Pasternak, di Giangiacomo Feltrinelli e di Valerio Riva, primo assunto dalla casa editrice nata fra il '54 eil'55. i Era l'epoca del «disgelo», e la pubblicazione in Unione Sovietica del Dottor Zivago era stata an¬ nunciata sulla rivista Znamja. All'inizio, sembrava una normale acquisizione di diritti: ci fu anche una sorta di gara con Einaudi, che di Pasternak aveva pubblicato le Poesie, ma che perse il romanzo. Quando però Giangiacomo Feltrinelli ebbe in mano il manoscritto cominciarono i problemi. In Russia il vento era cambiato. La pubblicazione del romanzo venne sospesa, e le autorità fecero ogni sorta di pressione sullo scrittore perché rinunciasse all'edizione italiana. Il pei a sua volta si occupò di Feltrinelli. «Per convincerlo, in Italia, si mosse anche Togliatti», ha ricordato Valerio Riva, anni fa, sul Corriere della sera. Pasternak fu costretto a inviare un telegramma in cui pregava l'editore di lasciar perdere perché il libro aveva bisogno di una «seria revisione». Feltrinelli capì il messaggio in codice (fra i due, ricorda ancora Riva, si era stabilito che fossero da considerare attendibili solo le comunicazioni in francese) e andò avanti, assumendosi anche la responsabilità di scagionare Pasternak: sostenne sempre che pubblicava II dottor Zivago contro la volontà dello scrittore. «In questo, fu di una correttezza assoluta - ci spiega da Mosca Vittorio Strada, nuovo direttore dell'Istituto di cultura italiano -. Resistette a ogni pressione, anche se la casa editrice era legata al partito comunista. E in particolare a quelle di Togliatti». Lo slavista incontrò Pasternak nel '58, poco prima della morte, nella dacia di Peredelkino. «Anche a me disse del telegramma che era stato costretto a inviare. Mi chiamò in cucina, e me lo sussurrò. Era spaventato, ma ribadì che il romanzo doveva uscire ad ogni costo». Così avvenne. Feltrinelli acquisì i diritti mondiali, pubblicò Srima la versione ita ana e in un secondo tempo anche quella in russo. Vennero il successo, il Nobel, ma anche nuove persecuzioni. Pasternak sarebbe morto di lì a poco, nel maggio del '60. Lara, l'eroina del suo gran libro, è ancora viva, anche se molto malata: è Olga Ivinskaja. Si erano conosciuti nel '45, nella redazione di Novy Mir dove lei lavorava, poco più che trentenne. Lo scrittore, che aveva già superato i sessanta, non abbandonò Zinaida Nikolaevna, la seconda moglie, più anziana di lui. Ma la giovane giornalista letteraria era il grande amore. Olga venne arrestata nel '49, finì per cinque anni in un gulag, e ancora una volta nel '60, subito dopo la morte dello scrittore (imprigionata per sette anni insieme con la figlia: l'accusa era di traffico di valuta, perché aveva ricevuto da Feltrinelli una parte dei diritti d'autore). Non si è riconosciuta in Julie Christie nel film, non si riconoscerà certamente nella Lara del seguito inglese e non è comunque lei il misterioso famigliare che secondo Jim Wil- liams-Alexander Mollin avrebbe dato il consenso per l'operazione. La famiglia Pasternak ha subito una certa diaspora. Qualche nipote è in Inghilterra, ma va scartato perché Mollin afferma di aver preso contatti in Russia. Resta il mistero: certo, non può trattarsi del «patriarca» dei Pasternak, Evghenij, il figlio di Zinaida. Su questo punto, Inge Feltrinelli è categorica: «Siamo sempre in contatto con lui, è stato qui due anni fa, a Villadeati. E' identico al padre, una somiglianza fisica impressionante, e vive nel suo mito. Non è facile essere il figlio di un personaggio così grande, persino ingombrante». Evghenij si è consacrato alla memoria dello scrittore: ha vissuto a lungo davanti alla casa di Peredelkino, «uno degli edifici più belli della zona - prosegue Inge Feltrinelli -, realizzato in stile Bauhaus dal fratello di Boris Pasternak». Ha scritto una grossa biografia, è il «conservatore» delle memorie famigliari. «Sono così belli, i Pasternak. Così aristocratici, tutti nostri amici». Inge Feltrinelli li ha incontrati due anni fa, quando è stato celebrato a Mosca il centenario della nascita dello scrittore, ormai «riabilitato» da Gorbaciov. In quell'occasione la dacia di Peredelkino è stata trasformata in un museo, che è diretto da Natalia Pasternak, vedova di Leonid, il secondo figlio dello scrittore. «Daremo al museo tutte le nostre lettere, quelle che lui ci scriveva e quelle di Giangiacomo, che ne era diventato amico». Quell'amicizia nata proprio nei giorni terribili della rivolta ungherese, nei giorni più duri della «guerra fredda», continua a tendere un ponte tra le due famiglie. E nessuno sente il bisogno di un «figlio di Lara», di un Lara's child anglosassone. Anche perché la vera novità sul Dottor Zivago è un'altra, finora tenuta riservata. Ce la rivela Vittorio Strada: «L'anno prossimo la Mondadori pubblicherà un "Meridiano" con tutte le opere di Pasternak, e quindi il Dottor Zivago, ovviamente con il consenso della Feltrinelli. Lo curerò io». Ma il romanzo sarà più lungo: sono state scoperti alcuni capitoli inediti, tagliati dalla stesura definitiva per volontà di Pasternak, e che contengono parti molto critiche nei confronti della rivoluzione sovietica. E' stato un gesto di autocensura? «Non sono m grado di dirlo - risponde Strada -, può anche darsi. Ma è più probabile che sia una decisione "stilistica" dell'autore, in base a considerazioni sull'economia della sua opera». Mario Baudino Un famigliare avrebbe autorizzato il colpo del secolo. Inge Feltrinelli: «Sono sicura che non si tratta di Evghenij Pasternak» Nella fotografia grande Boris Pasternak nel '24 con moglie e figlio. A sinistra: lo scrittore nella sua dacia a Peredelkino nel '57. Qui sopra: una scena del film di David Lean I con Omar Sharif e Geraldina Chaplin. Più in alto: Olga Ivinskaja nel I960 Lara nel romanzo. Sotto il titolo: Inge Feltrinelli e Vittorio Strada