L'Europa s'avvicina e il debito s'allunga di Mario Salvatorelli

L'Europa s'avvicina e il debito s'allunga I NOSTRE SOLDI L'Europa s'avvicina e il debito s'allunga Tifi I I I riferisco alla ruJL ▼ JL brica del 3 febbraio scorso, nella quale lei asserisce che il risanamento del debito pubblico si potrà avviare quando il bilancio "primario" delle pubbliche amministrazioni (al netto, cioè, degli interessi sui titoli di Stato) si chiuderà in attivo. Ciò significa che le entrate superano le uscite? Se la mia interpretazione è esatta, non credo che ciò potrà verificarsi a breve termine». L'interpretazione del signor F. V., che mi scrive (lettera firmata) da Torino, è esatta, ma la sua conclusione è troppo pessimista. Infatti, il conto economico delle Amministrazioni pubbliche, secondo dati ancora provvisori, ma assai attendibili (si tratta, infatti, di previsioni dell'Iseo, l'Istituto nazionale per lo Studio della Congiuntura, aggiornate al 22 febbraio scorso, in base alle informazioni disponibili a quella data), evidenzia già nel 1991 un saldo attivo, «primario», di 500 miliardi, risultante da spese, correnti e in conto capitale per 619 mila 150 miliardi, e da entrate totali per 619 mila 650 miliardi. E' un risultato inferiore alle aspettative, perché, con gl'interessi passivi sul debito pubblico, pari a 145 mila miliardi (previsti), il modesto attivo si trasforma in un indebitamento per 144.500 miliardi, che potrebbe risultare, a conti definitivi fatti e «al netto della regolazione dei debiti pregressi», in un fabbisogno del settore statale per circa 152 mila miliardi, 20 mila più del programma di governo. Rimane, però, i\ fatto, importante e che potrebbe veramente segnare l'inizio del «risanamento» per il debito pùbblico, quanto meno la possibilità di trasformare la spirale perversa, dell'aumento progressivo del debito, nella spirale virtuosa, tendente: a dimostrare, come vuole il trattato di Maastricht, che anche l'Italia ha la possibilità di entrare nell'Unione economica e monetaria europea. Ma la strada è ancora lunga e insidiosa, perché parte da quel 104 per cento (il rapporto del debito pubblico con il prodotto interno lordo) con cui abbiamo chiuso il 1991. Un altro risultato il Tesoro ha messo al suo attivo, l'anno scorso, cioè l'allungamento della vita media dei titoli del debito, che è passata dai 2 anni e 5 mesi del gennaio ai 2 anni e quasi 10 mesi di dicembre. Anche questo sforzo, che da una parte significa una maggior fiducia del mercato nelle nuove emissioni, e dall'altra una più agevole gestione del debito, è fondamentale per una politica di progressivo risanamento della finanza pubblica. Vorrei concludere la risposta al lettore F. V,, che, a questo proposito, mi domanda: «Guai è quel partito che ha il coraggio di proporre una riduzione delle spese pubbliche per il mantenimento del per¬ sonale, deficit della sanità, della previdenza sociale, e altri tagli del genere?». E' vero che in quella rubrica del 3 febbraio, tra le altre cose, proponevo anche la «riduzione delle uscite» del bilancio pubblico, cioè delle spese, ma, aggiungevo, «quanto meno, in senso proporzionale alle entrate e al prodotto interno lordo». Quindi, quando si parla di spese per «il personale pubblico», una cosa, ovviamente non accettabile (non solo dai partiti), è proporre una loro riduzione «aritmetica», in cifre assolute, tramite anche un blocco del turn-over (cioè dell'assunzione di nuovi dipendenti al posto di quelli che vanno oppure devono andare in pensione). Un'altra cosa, invece, ovviamente da discutere, ma tutt'altro che assurda, è quella di porre un freno alla dinamica, cioè agli aumenti, delle retribuzioni, salite - come sottolineavano gli economisti Mario Monti e Luigi Spaventa nel loro «appello ai partiti» di fine febbraio - a un tasso annuo dell'I 1,5% nell'ultimo triennio, con evidenti effetti destabilizzanti per il bilancio delle amministrazioni pubbliche, imitativi per gli altri settori del lavoro dipendente, e, in definitiva, stimolanti per l'inflazione. Consigli in banca «Desidererei un suo parere circa il consiglio che mi è stato dato dalla banca su come reinvestire i miei titoli in scadenza. Mi è stato offerto, cioè, un «contratto di gestione», mediante il quale la banca stessa si interessa di acquistare e vendere i titoli e la loro quantità, in rapporto alla somma datale in gestione, con una commissione annua dello 0,60%. Avendo sempre scelto e acquistato i titoli per conto mio, ma tenuto presente che con il contratto suggeritomi avrei un tasso annuo maggióre, ecco il motivo della mia richiesta. Sarebbe gradita una risposta per lunedì 23 marzo». Accontento volentieri la signora M. F. (lettera firmata), di Torino. Se la banca, di cui non mi dice il nome, è seria in tutti i sensi, e se il rendimento promessole è superiore a quello che le davano abitualmente i suoi titoli (maggiorato, però, anche della commissione annuale richiesta), accetti tranquillamente il consi1 glio. Anche perché io sono dell'idea, già espressa, che, con tutte le necessarie garanzie, è bene che ciascuno faccia il suo lavoro. Mario Salvatorelli

Persone citate: Luigi Spaventa, Mario Monti

Luoghi citati: Europa, Italia, Torino