Vendo scandali ai presidenti Usa di Andrea Di Robilant

Vendo scandali ai presidenti Usa Mixer tra le agenzie specializzate nella demolizione dei candidati alla Casa Bianca Vendo scandali ai presidenti Usa Un business in ascesa che vale 8 mila miliardi di lire A fine anno un corso d'addestramento anche in Italia ROMA. «Non ho molta compassione per quei politici che piagnucolano quando salta fuori qualcosa della loro vita privata che volevano tenere segreta: in fondo nessuno li ha costretti a candidarsi». Volete fare a pezzi il vostro avversario nelle prossime elezioni? Chiamate John Convy della «Grassroots . Corporation» o uno dei tanti altri consulenti che come lui insegnano a frugare nella vita dei candidati per montare ad arte uno scandalo politico. Si chiama «opposition research» ed è il nuovo grande business elettorale negli Stati Uniti. «Seimila posti di lavoro e un giro d'affari di 8 mila miliardi», assicura Jennifer Laszio della «Campaigns and Elections» nell'intervista a Mixer di Gianni Minoli che andrà in onda stasera. «Un business enorme che sta crescendo anche al di fuori degli Stati Uniti». «Opposition research»? Sarebbe più appropriato chiamarla «demolition research» a giudicare dagli effetti devastanti che può avere sulla carriera politica di un candidato. Geraldine Ferrara, Michael Dukakis, Gary Hart: le campagne elettorali degli ultimi anni sono piene di vittime illustri. E sicuramente qualche consulente dalle simpatie repubblicane si sta arricchendo sul- la pelle di Bill Clinton, a giudicare dagli scandali che continuano a segnare la campagna del candidato democratico per la Casa Bianca. Ma come si demolisce un rivale? «Cominciamo con i ritagli di giornale, poi esaminiamo tutte le dichiarazioni pubbliche fatte dal candidato, analizziamo tutte le sue dichiarazioni di voto fino a trovare un punto debole nella sua armatura», spiega Peter Rolff, un consulente con simpatie repubblicane. E se non si trova nulla? Si comincia a rovistare nella vita privata, incalza Anthony Podestà, che si vende più volen- tieri ai democratici. «Andando a frugare anche nei periodi più remoti della vita di un candidato». Una volta trovato il possibile oggetto dello scandalo, lo si lascia filtrare discretamente ai media. Oppure ci si costruisce attorno un micidiale spot elettorale. E' morale tutto ciò? Certamente, risponde John Convy. «Nessuno costringe i politici a candidarsi ad una carica pubblica», spiega il consulente della «Grassroots Corporation». «Ma se si presentano, allora penso che debbano rinunciare a qualsiasi forma di "privacy"». Michael Kinsley, commentatore della «Cmp vicino ai democratici, vede invece in questo nuovo modo di far politica - «questo frugare ossessivamente nel passato più remoto dell'avversario» - la morte della politica. Questo, tipo di campagna funzionerebbe anche in Italia? Non fino a quando ci sarà il sistema proporzionale. Ma ora che si parla di introdurre un sistema maggioritario - con la prospettiva di veri e propri duelli elettorali - la «Campaigns and Elections» ha deciso di puntare gli occhi anche sul mercato italiano. «A novembre, subito dopo le elezioni americane, terremo dei corsi di addestramento e formazione anche da voi», annuncia Laszlo. «Vogliamo far vedere a tutti i partiti italiani quali tecnologie e quali tecniche possono usare per rendere le loro campagne elettorali più efficaci». Ma non è detto che il terreno sia propizio per questo nuovo business. Una relazione extraconiugale, un assegno a vuoto, una piccola evasione fiscale possono costare care ad un candidato negli Stati Uniti. Ma in Italia? Andrea di Robilant 1 Il candidato democratico alla Casa Bianca Bill Clinton e, sotto, Gianni Minoli ifotoapj

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