Il rebus Jean-Marie

Il rebus Jean-Marie UN «BUTTAFUORI» DELLA POLITICA Il rebus Jean-Marie Difficile scoprirne il vero volto LMUOMO che è diventato m l'incubo della democra- zia francese arriva dalle pieghe di un passato all'insegna della violenza e delle contraddizioni che hanno segnato la Francia fino al crollo duella Quarta Repubblica e agli anni che seguirono la guerra d'Algeria. Nato il 26 giugno del 1928 a Trinité-sur-Mer>ùn^)icboìo porto della Bretagna, Jean-Marie Le Pen è figlio cuunproprietario di pescherecci, morto saltando su una mina nel 1942. La madre era una cattolica tradizionalista, che impartì al piccolo Jean questo è il suo vero nome - un'educazione molto rigida. Allievo dei Gesuiti, Le Pen venne più volte trasferito da un istituto all'altro per la sua assoluta mancanza di disciplina. Era uno studente molto intelligente e consegui la maturità liceale con voti brillanti nel '47. Con il suo trasferimento a Parigi, per frequentarvi la facoltà di Giurisprudenza, Jean Le Pen si scatena. S'impegna nell'ala di estrema destra del sindacato studentesco e subito rivela la sua personalità esuberante e violenta, frequentando i locali notturni di dubbia fama della capitale francese, partecipando di frequente a risse che spesso nulla hanno a che vedere con il suo impegno politico e sindacale. Tra la fine degli Anni 40 e l'inizio degli Anni 50 raccoglie una serie di denunce per pestaggi a danno di personaggi della vita notturna parigina e per insulti alla polizia. Jean Le Pen ha un fisico esuberante come il suo carattere e ha sempre la meglio sui suoi avversari. Questa sua vita di «notti brave» si accompagna a un eccesso di alcol, e alla fine anche i suoi «camerati» del sindacato studentesco di cui è diventato leader, ne,hanno abbastanza, e lo fanno dimettere. Jean Le Pen, siamo nel 1953, si arruola volontario in un reggimento di paracadutisti superando lo stato di «militare addetto ai servizi sedentari» che gli era stato affidato alla visita di leva perché sofferente di varici. Arriva in Indocina nel 1954 come sottotenente in un reparto della Legione straniera, poco dopo la caduta di Dien-BienPhu. E' il primo smacco, perché la guerra di Indocina è praticamente finita. Altra' frustrazione nel 1956 quando parte volontario per la spedizione di Suez e arriva in Egitto quando il breve conflitto è appena terminato. Ma dopo l'Indocina e prima della breve avventura a Suez, Le Pen ha scoperto il movimento poujadista e si è legato al suo leader, Pierre Poujade, che nello sfacelo della Quarta Repubblica rappresenta l'anima qualunquista dei bottegai, degli artigiani e di una parte della piccola borghesia delle città francesi. Ma il sodalizio con Poujade dura poco, perché questi lo accusa di violenza e di antisemitismo. Le Pen continua per qualche anno a far parlare di sé soltanto attraverso le cronache della vita notturna parigina. Poi arriva l'avventura algerina. Il 13 maggio 1958 il putsch d'Algeri e la rivolta dei pieds-noirs trova Le Pen pronto a cogliere l'occasione per riemergere. Raggiunge Algeri partendo da Bruxelles e passando da Madrid, con un aereo a noleggio, ma nella capitale algerina i militari lo bloccano all'aeroporto e lo costringono a tornare in Francia. Eppure era stato, due anni prima per qualche mese, ufficiale in un reggimento di paracadutisti, che si era distinto per la repressione del movimento partigiano algerino. Di quel periodo si vantò in un'occasione, pubblicamente, per aver usato la tortura negli interrogatori dei prigionieri algerini. Successivamente l'avrebbe smentito per ricrearsi un'immagine «moderata» all'elettorato di destra. E si arriva alle barricate del 1962, quando i militari sostenitori dell'«Algeria francese» tentano di rovesciare De Gaulle che ha deciso di liquidare la questione algerina lasciando l'ex «territorio metropolitano» al suo destino di Stato indipendente. Le Pen organizza la propaganda a favore dei generali ribelli nella capitale francese, è braccato dalla polizia e assediato nel suo appartamento parigino dal quale minaccia di sparare sui gendarmi. Processato, anche questa volta se la caverà con un «non luogo a procedere». Stranamente quest'uomo tante volte passa indenne attraverso avventure giudiziarie che avrebbero portato chiunque altro in galera. Nel '65 lo ritroviamo nel movimento che sostiene la candidatura dell'esponente di destra Tixier-Vignancour alle elezioni presidenziali. Tixier è un celebre avvocato difensore dei personaggi di spicco del regime petainista. Il risultato elettorale è un fallimento, ma ancor prima della conclusione di questa avventura, i rapporti tra Le Pen e Tixier si fanno tesi sino alla rottura. Cominciano dieci anni di «traversata del deserto» per JeanMarie Le Pen. Nel 1962 si è sposato con una divorziata, Pierrette Lalanne, che diventerà negli Anni 80 una delle sue più accanite accusatrici. Ma durante i dieci anni di eclisse politica Le Pen deve faticare per sbarcare il lunario. Si associa con due ex militanti di estrema destra (uno è un ex Waffen-SS francese) in un'impresa per la produzione di dischi e musicassette di inni, marce militari degli eserciti di tutto il mondo, compreso quello nazista. E anche in questa attività Le Pen riesce a collezionare denunce per testi che accompagnano i dischi in cui si ravvisa l'apologia del nazismo. La nascita del Fronte nazionale è del 1972. Da allora Le Pen ha cercato di darsi un'immagine meno violenta. Nel 1970, a 42 anni, si è iscritto a un seminario di Maurice Duverger, comportandosi come uno studente modello. In seguito ha cercato anche le simpatie del mondo cattolico e della Chiesa ufficiale, riuscendo anche a farsi ricevere da papa Wojtyla in un'udienza molto criticata dalla Chiesa francese. Quale sia oggi la vera faccia di Le Pen è un rebus. Forse ha ragione la sua ex moglie Pierrette che di lui ha detto: «E' un cinico senza alcun senso della vergogna». Gianfranco Roma nel lo | Dalle IISSC nei locali notturni all'assalto della democrazia Le Pen (a sinistra) e sopra Antoine Waechter, leader dei verdi [FOTO EPA)