Asparagi schiacciati dai costi
Asparagi schiacciati dai costi Consumi e prezzi Asparagi schiacciati dai costi Anche il tempo è nemico degli asparagi: un giorno sembra di essere in una calda primavera, un altro torniamo in inverno. Già di per sé l'asparago è sensibile a stress di varia origine: un impiego non corretto dell'irrigazione, una difesa sanitaria non puntuale, la coltivazione su terreni non del tutto idonei (i migliori sono quelli sabbiosi, molto leggeri), una non adeguata lotta alle erbe infestanti, una lavorazione con macchine troppo pesanti e conseguente costipamento del terreno. Per questi motivi - come hanno sottolineato Ferdinando Pimpini e Giovanni Chillemi a un recente convegno organizzato dalla Banca Popolare di Verona - è necessario mantenere costantemente aggiornati i produttori su quanto emerge in merito all'attività di ricerca e sperimentazione condotta in questo settore, affinché vengano impiegate le più moderne e razionali tecnologie. I due relatori si riferivano a una realtà veneta, ma i problemi non variano se ci si sposta nelle altre regioni grandi produttrici di asparagi: l'Emilia-Romagna e il Piemonte. In queste regioni è concentrata la metà dell intera produzione nazionale, mentre al Sud c'è la prima in assoluto - la Campania - ma soprattutto per le colture in serra. Mentre negli altri Paesi comunitari tradizionalmente produttori di asparagi (Spagna e Francia soprattutto) la coltura si estende e il prodotto viene esportato, in Italia l'asparago è in difficoltà, anche se lieve, tant'6 vero che dal 1988 al 1989 la superficie è rimasta quasi stazionaria, poco oltre i 5.300 ettari, con una produzione poco superiore a 27 mila tonnellate. In Italia i problemi generali della coltura dell'asparago vengono infatti esasperati. Ad esempio, le gravi affezioni fungine che riducono le rese unitarie, il lento progredire delle innovazioni tecniche; ma soprattutto la progressiva riduzione e l'invecchiamento della mano d'opera disponibile, . una componente che incide per oltre il 50 per cento sui costi di produzione. E - come fanno osservare i tecnici della Confagricoltura torinese - c'è bisogno di mano d'opera, se non proprio esperta, per lo meno pratica della raccolta. Infatti in sole ventiquattr'ore il turione può cambiare e, se raccolto un giorno prima o un giorno dopo, diminuire di molto la resa. Ecco perché chi raccoglie deve saper distinguere. Ciò ha portato alla chiusura delle aziende più piccole, a conduzione diretta, mentre restano in vita quelle miste. «In questi giorni - spiega il tecnico dell'Unione agricoltori della provincia di Torino, Gerlero - si stanno facendo le ultime concimazioni e le lavorazioni per debellare le erbe infestanti. In base agli investimenti fatti, la produzione non dovrebbe discostarsi da quella del 1991». Resta il fatto che anche quest'anno l'Italia importerà asparagi - circa 4 mila tonnellate soprattutto da Spagna e Francia. Gianni Stornello
Persone citate: Ferdinando Pimpini, Gerlero, Gianni Stornello, Giovanni Chillemi
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