«L'oro? E' crollato, ma risorgerà»

«L'oro? E' crollato, ma risorgerà» Gli analisti tentano previsioni dopo il pesante tonfo sui mercati internazionali «L'oro? E' crollato, ma risorgerà» 77 metallo giallo ai minimi degli ultimi sei anni LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Una pesante delusione, per chi ha deciso di investire i propri risparmi in oro. Perche il metallo aureo continua a perdere quota, valore, trascinato in una inarrestabile spirale al ribasso. E nella settimana che si conclude ha registrato un primato niente affatto invidiabile: è precipitato al livello più basso degli ultimi sei anni: poco più di 336 dollari l'oncia a Londra e New York, che sono fra i capisaldi del mercato internazionale. C'è da farsi venire i capelli bianchi, per il risparmiatore che si è lasciato attrarre, nell'anemia della Borsa nostrana, dalla magica attrazione dell'oro, trascurando altri piazzamenti come i soliti Bot e titoli di Stato, il tradizionale e solido mattone, oppure i più sofisticati investimenti in valuta o in fondi esteri. Fra i tanti beni-rifugio che restano a galla sotto le pesanti ondate di una crisi economica, l'oro manca all'appello. Perché? E' un mistero anche por gli analisti del mercato aurifero, che sanno offrire certo un ventaglio di spiegazioni in base ai pochi dati reali che si conoscono c alle molte «voci». Ma nemmeno loro, in definitiva, sanno identificare con sicurezza la molla multiforme del declino e indicare soprattutto i tempi e gli spunti per un recupero. La prima radiografia del mercato che cogliamo, dunque, dagli specialisti della «Union Bank of Switzerland» è questa: «Qualcuno ha bisogno urgente di procurarsi dollari vendendo oro, prooccupandosi poco delle condizioni attuali del mercato sfavorevole. Non sono certo larghi quantitativi di oro che vengono ceduti, ma in una situazione come l'attuale anche queste vendite circoscritte finiscono per avere un impatto sproporzionato». Ma chi sta vendendo e quanto? Si parla nell'ultima settimana di quantitativi di dieci tonnellate al giorno. E i «dealers» hanno guardato con insistenza in direzione dell'Est europeo, e verso il Sud Africa, quando era alla vigilia dell'incerto referendum sull'apartheid, il cui risultato avrebbe potuto influire, in caso di vittoria degli avversari del presidente De Klerk, sui ritmi estrattivi delle miniere sudafricane che da sole coprono circa un terzo del mercato mondiale. Ma dopo l'annuncio della vittoria dei riformisti, il prezzo dell'oro ha subito soltanto un effimero recupero, presto riassorbito nella frana generale. Si guarda con più insistenza all'Est, allora, e si cerca di identificare quella Banca centrale responsabile delle vendite che hanno depresso il mercato nell'ultima settimana. Cinque «sospettati» hanno già ufficialmente smentito di essere i motori delle manovre che hanno reso ancor più fragile il prezzo dell'oro: Polonia, Ungheria, Romania, Cecoslovacchia e Jugoslavia si sono chiamate risolutamente fuori. Il cerchio si chiude allora sulla Russia, che però dopo le massicce cessioni ancora sotto la sigla di Unione Sovietica è considerata al momento un «venditore improbabile», e i Paesi Baltici, sui quali convergono i maggiori sospetti dei «dealers». Recentemente i Paesi Baltici hanno recuperato infatti sei tonnellate di oro depositate in Gran Bretagna e in Svezia prima dello scoppio della seconda guerra mondiale e della successiva annessione forzata all'Urss. Ed è notoria la loro fame di valuta fresca, finanziamenti e merci per sorreggere le loro economie. Gli analisti del mercato aurifero di Londra, dalla Ubs alla James Cepal alla Warburg Securities, completano il quadro del mercato aggiungendo altre pennellate. Ricordano gli attuali ritmi di produzione che non hanno subito forti scossoni; rammentano la temporanea assenza per il Ramadan (fino all'inizio di aprile) degli operatori medioorientali, che certo non agevola una ripresa delle quotazioni. Prendono in considerazione anche il ruolo della speculazione (specie sulla piazza newyorchese) e degli «gnomi» di Ginevra e Zurigo, che però resta piuttosto marginale in questo mercato. E invitano a non lasciarsi prendere dallo scoramento. «Certo - rileva Michael Spriggs, autorevole analista della Warburg - se non c'è difesa, l'oro potrebbe scendere ancora fino a 325, Ma questo resta un andamento a breve termine. Perché guardando più in là, scorgo ragionevoli motivi per attendere un netto raddrizzamento, una sostenuta ripresa del mercato innescata dalla fine della crisi economica». Quando? Spriggs azzarda un pronostico: «Nella seconda metà dell'anno, l'oro tornerà in su, finita la recessione e complice una cresciuta richiesta per la gioielleria che oggi copre l'80 per cento della domanda. Secondo me la quotazione tornerà a 350-365 dollari. E la depressione di oggi sarà solo un brutto ricordo». Paolo Patrono DOVE [DOMANDA DI ORERCERIA-GIOIELLERIATONNELLATE DI ORO FINO] ' 1990 1991 VAR%+/FRANCIA 39.1 40.3 +3 GERMAN IA j 41.2 44.1 +7 ITALIA 120.0 ; 130.0 +8 GRAN BRETAGNA 48.5 ^ 40.0 -18 SPAGNA 40.0 42.0 +5 GRECIA 11.5 12,0 +4 TOTALE 300.3 308.4+3

Persone citate: De Klerk, Michael Spriggs, Paolo Patrono, Spriggs, Warburg