Il polo c'è, ma è dei trenini

Il polo c'è, ma è dei trenini TEMPO LIBERO Dietro l'operazione la crisi del giocattolo tradizionale e il boom del modellismo Il polo c'è, ma è dei trenini Rivarossi & Lima, nasce l'impero in miniatura TORINO. Dopo il polo Ansaldo-Brèda arriva anche il minipolo ferroviario. Da questa settimana Rivarossi e Lima, due nomi storici del trenino elettrico italiano, sono sotto lo stesso padrone. E' stata la Rivarossi di Como a prendere il controllo del concorrente di un tempo, al termine di un'operazione partita nel novembre dello scorso anno. Nei piani originari della Rivarossi c'era l'acquisizione del 97 per cento della Lima di Vicenza in mano agli azionisti di maggioranza, i fratelli Bisazza. «Ma le banche creditrici dell'azienda vicentina non hanno accettato questa soluzione - spiega Giuseppe Cafieri, amministratore delegato della Rivarossi - così abbiamo scelto una strada diversa». La nuova formula passa attraverso la creazione di una società, la «Lima nuova gestione Srl» controllata al 90 per cento dalla Rivarossi, che per il momento, in attesa di acquistarli, ha in affitto gli stabilimenti e le attrezzature della vecchia Lima e continuerà la produzione mantenendo il marchio e i modelli. Dietro la rivoluzione nel mondo delle ferrovie in miniatura, c'è la crisi di uno dei settori più tradizionali dell'industria del giocattolo, quello dei trenini elettrici, che da qualche anno a questa parte da segni di notevole debolezza. Colpa delle nuove generazioni, che disdegnano il berretto da capostazione per vestire i panni del guerriero spaziale. Ma colpa anche dei prezzi a cui sono arrivati i modellini, che scoraggiano molti, giovani e meno giovani, dall'acquisto. Del resto i diversi settori di attività, i treni giocattolo per la Lima e il ferromodellismo per la Rivarossi, hanno differenziato le sorti dei due grup¬ pi. L'azienda vicentina, pur abbandonando progressivamente i trenini giocattolo per puntare sul modellismo, ha visto calare il suo fatturato - che nei primi anni '80 era superiore ai 20 miliardi - fino ai 12 miliardi dello scorso anno. Con il passaggio a prodotti più elaborati, infatti, i prezzi sono saliti drasticamente e parte della clientela tradizionale della Lima ha abbandonato il marchio. «La Rivarossi invece - afferma Cafieri - è passata da un fatturato di 12 miliardi nel '90 a 14 miliardi nel 1991, e nello stesso periodo l'utile netto è salito da 40 a 150 milioni». L'asso nella manica dell'azienda comasca non sono solamente i modelli ferroviari. C'è anche il marchio Pocher (modelli di automobili in scala 1:8), e conta la fortissima presenza sui mercati esteri da cui proviene il 70% del fatturato. Il settore del collezionismo, infatti, non conosce crisi, anche se qui i nomi che contano non sono tanto quelli italiani, quanto quelli tedeschi e austriaci. Campione indiscusso è la Marklin, autrice di veri capolavori su rotaia. In giugno, ad esempio, la casa tedesca metterà sul mercato la locomotiva del «Treno di Re Ludovico», replica perfetta del convoglio utilizzato da Ludwig III di Baviera. Poi, nei dodici mesi successivi, arriveranno anche i vagoni, con alcuni particolari in filigrana d'oro. Prezzo previsto per l'Italia: 3 milioni e mezzo di lire. Del resto un tre¬ nino Marklin, dicono i collezionisti, specie se un modello non più in produzione, è come un assegno circolare. E insieme con Marklin, i nomi che fanno gioire gli appassionati sono Fleischman e Liliput (anch'esse tedesche) e dell'austrica Roco, particolarmente forte nelle riproduzioni di treni italiani. Come farà Rivarossi a tenere a bada la concorrenza straniera? La ricetta, dice Cafieri, è «un'attenzione sempre maggiore al modellismo di fascia media, e una tecnologia sempre più avanzata nei nostri treni». [f. man.] pifj 1990 V 18 M 1 !S—1 PERDE VELOCITA1 IL FATTURATO LIMA [DATI IN MILIARDI DI LIRE]

Persone citate: Bisazza, Cafieri, Giuseppe Cafieri, Ludwig Iii, Pocher, Re Ludovico, Roco

Luoghi citati: Baviera, Como, Italia, Lima, Torino, Vicenza