Biancaneve cacciata da scuola: fa troppa paura di Marco NeirottiLidia Ravera

Biancaneve cacciata da scuola: fa troppa paura Negli Stati Uniti protesta di genitori contro le «scene di violenza» contenute nella fiaba Biancaneve cacciata da scuola: fa troppa paura Ravera: «Barzelletta americana». Del Buono: «Eccesso di difesa» wjT] IANCANEVE è pericoloni I sa, nella sua storia c'è K troppa violenza, i bambiII ni potrebbero essere " I traumatizzati. Per questo gli alunni delle elementari della contea di Duval, in Florida, per avere in prestito la fiaba dalla biblioteca scolastica dovranno presentare un'autorizzazione scritta dai genitori. Non è la censura di un insegnante bizzarro. E' un provvedimento preso dopo le lamentele di famiglie che ritenevano troppo crude alcune situazioni, prima fra tutte l'episodio in cui la regina ordina al cacciatore di uccidere Biancaneve e di strapparle il cuore. LAmerica violenta e spaventata di sé risponde disordinata e confusa alle sue paure. «Provo grande sconforto», dice Rosalyn Cowdrey, esperta di mass media del liceo di Sandalwood, lo stesso distretto scolastico che ha messo Biancaneve sotto vigilanza speciale. E ne ha motivo: qualche settimana fa un altro gruppo di genitori ha ottenuto che dalla biblioteca di una media sparissero due volumi di Stephen King, maestro della fantasy ma anche narratore di una adolescenza perfin troppo coraggiosa nella lotta contro il male. Lo scorso anno furono presentati al provveditorato esposti contro diciotto volumi e riviste, fra cui una raccolta di versi di Shil Silvestein, Una luce in soffitta: il protagonista di una poesia viene punto sul sedere da un'ape. Guerra anche a Skateboarding Magazine, dedicato agli amanti dello skate, accusato di promuovere comportamenti antisociali. Una rivolta, quella dei genitori americani, impensabile in quest'Italia garantista che nel Ì984, a Venezia, processò - per gioco intellettuale, ma con magistrati veri - il lupo cattivo di Cappuccetto rosso e lo mandò assolto «perché il fatto non sussiste». Dice Oreste del Buono: «L'idea dei grandi che cercano di pensare con la testa dei bambini è ripugnante. Loro vedono il sottinteso, il bambino non ha un'idea del peccato». E salda il conto con gli adulti: «I fumetti hanno ripreso Biancaneve in tutte le versioni erotiche possibili, con i nani, figuriamoci... E adesso vogliono impedire ai bambini di leggere o vedere la regina cattiva? Io sono fedele alle tesi di Bettelheim: quel che c'è di cupo nelle favole, deve restare. Direi che negli Usa c'è un eccesso di difesa». «Quando uscì il cartone ani¬ mato di Disney l'impatto emotivo fu duro», dice Tilde Giani Gallino, psicologa dell'età evolutiva. «Il primo piano del cacciatore, Biancaneve che addenta la mela avvelenata, la regina sulla montagna fra tuoni e lampi turbavano: per l'epoca, erano uno choc. Oggi si è più abituati alla violenza». Ma in genere le scene di violenza riguardano il mondo degli adulti: «Il bambino sente suo il mondo delle fiabe più di quanto senta suo il mondo adulto. La guerra del Golfo è lontana per noi, figuriamoci per loro. Alla storia del lupo di Cappuccetto Rosso il bambino partecipa, soffre. Ma la vera violenza è quella cui assiste in casa, le liti fra genitori. Un atteggiamento protettivo sarebbe legittimo se il mondo dell'infanzia fosse felice come lo si immagina, ma visto come di norma i bambini sono trattati...». Per Lidia Ravera è ridicola ogni censura sui libri, ancor più quella di Biancaneve e proprio negli Usa, «patria del capitalismo, del sottosviluppo culturale, dove la lettura è in disuso grazie alla scorciatoia della tv». E poi, dice, si dovrebbe riflettere su tutta la produzione per l'infanzia: «L'opera dei Grimm allora è sadica. E Incompreso? E' angoscioso». Al di là dell'«americanata» per Biancaneve, Lidia Ravera difende gli aspetti più difficili dei libri per ragazzi: «Gli autori vogliono dare certezze. E' assurdo. Diamo dubbi e strumenti per risolvere i dubbi». Insomma, questa della contea di Duval è una «barzelletta americana», pronta per «una serie come quella sui carabinieri». Ma, ammette la Ravera, questa Biancaneve cacciata da scuola ha un'altra verità: «Mi fanno pena quei genitori degradati dalla paura, dalla psicosi della vio- lenza. Quando vivevo in America rinunciai ad andare ad abitare a New York perché avevo il bimbo piccolo. Tornammo a Roma e, oggi, sono contenta. Non credo a tutti i "si dice", però pensavo e penso che ci sia qualcosa dietro a quelle storie di insegnanti donne autorizzate a portare la pistola in classe per non essere stuprate, o di reti alle finestre per evitare suicidi di studenti». Marco Neirotti Biancaneve e i sette nani net disegni di Walt Disney Qui sopra: Lidia Ravera Biancaneve e i sette nani net disegni di Walt Disney Qui sopra: Lidia Ravera

Luoghi citati: America, Florida, Italia, New York, Roma, Stati Uniti, Usa, Venezia