Leonardo stregone a Venezia

Leonardo stregone a Venezia Da oggi a Palazzo Grassi la grande mostra: disegni mai visti e le opere che sedussero Giorgione e Tiziano Leonardo stregone a Venezia ]VENEZIA L fascino un poco stregonesco che fin dagli inizi sembra accompagnare nel mondo la figura di Leonardo, e che tanto fastidio suscitava, non a torto, in Roberto Longhi, caratterizza anche il modo sussultorio, intermittente, labirintico dei lumi che ci pervengono sulla sua vita vagabonda, emergono dalla massa superstite dei suoi manoscritti o ci sono arrivati attraverso fonti contemporanee di ogni genere. Di certi momenti conosciamo anche l'infimo del quotidiano; in altri casi le notizie dell'artistatecnico-filosofo naturale, noto e ricercato dalle corti europee, corrono per così dire in valigia diplomatica; in altri ancora abbiamo periodi di relativa oscurità. Un caso macroscopico è quello del passaggio, certo breve, a Venezia, provenendo dalla Mantova di Isabella d'Este e, prima, dal crollo di un mondo, dalla Milano di Ludovico il Moro disfatto e prigioniero del Re di Francia. Per la memoria di Leonardo, Venezia è solo il luogo dove ha prestato tre ducati al «vaghissimo» e disperante allievo Salaino e dove ha acquistato dei libri. A Venezia lo ricorda, compagno di viaggio, il matematico e geometra Luca Pacioli, con lui nella diaspora della corte sforzesca. Qui lo certifica infine il 13 marzo 1501 il liutaio pavese Lorenzo Gusnasco scrivendo a Isabella d'Este. Sull'altro piatto della bilancia pesa soprattutto l'annotazione del Vasari sul fondamento in Leonardo pittore della nuova «vaghezza» di lume e colore inaugurata a Venezia da Giorgione: il che significa passare dalla quotidianità minima di un multiforme intellettuale professionista in cerca di nuovi patroni e di nuovi approdi a grandi episodi dell'arte rinascimentale. Tre secoli dopo si verificò abbastanza casualmente l'ultimo incrocio fra Leonardo e la Venezia dell'Imperiale Maestà austriaca. Appunto la volontà sovrana fece concludere all'Accademia veneziana il lungo viaggio di un «corpus» di disegni di Leonardo e della sua cerchia: dal milanese cardinale Monti a Venanzio De Pagave, segretario imperiale nel governo austrolombardo, al primo esegeta moderno di Leonardo, il segretario dell'Accademia di Brera Giuseppe Bossi. Ancora una volta da Milano a Venezia è il percorso dell'ultimo passaggio, a un abate Luigi Celotti e da questi a Francesco I Imperatore, il cui busto campeggia fra altri alla mostra dedicata a Canova nel Museo Correr. Il primo grande e complesso discorso di fondo, dell'impatto della cultura e dei modelli d'arte di Leonardo e della sua scuola sulla nuova arte veneziana dei Giorgione e Tiziano, Sebastiano del Piombo e Lotto - e su tutti del gran vecchio Giovanni Bellini -, si incrocia dunque con la presenza del nucleo di disegni dell'Accademia, con il suo diramato panorama su molti tipi e versanti dell'impegno grafico del maestro universale. Francesco Sforza in veste di Artù L'uno e l'altro fattore sono alla base dalla mostra che si inaugura oggi a Palazzo Grassi e che si protrarrà sino al 5 luglio, coordinata con un ampio comitato internazionale dalla soprintendente veneziana Giovanna Nepi Scirè e dal giovane specialista Pietro Marani della soprintendenza di Brera, formatosi alla scuola milanese di Anna Maria Brizio. I complessi e controversi problemi culturali e scientifici sono affrontati nei saggi e nelle ampie schede del ponderoso catalogo Bompiani. Essi emergono ovvia¬ mente anche nei due settori in cui è suddivisa la mostra con esemplare chiarezza didascalica. Il primo è quello dei disegni leonardeschi dell'Accademia, che aggregano attorno a sé per analogia una ricchezza, mai vista nei tempi moderni, di fogli convergenti e consonanti da Windsor e dal Louvre, dal Museo di Budapest e dal Metropolitan di New York, dall'Ambrosiana di Milano e da Dresda, oltre alla Madonna Litta dell'Ermitage di Pietroburgo, almeno ideata da Leonardo, e allo stupendo bronzetto del Museo di Budapest di un guerriero sul massiccio cavallo da battaglia impennato, forse immagine simbolica di Francesco I in veste di Re Artù. Il secondo settore è quello dedicato al rapporto fra Leonardo e la cultura veneta, con Giovanni Bellini e Giorgione e l'incrocio di leonardeschi come Andrea Solario e Giovanni Agostino da Lodi e di scultori lombardo-veneti come Tullio Lombardo e Cristoforo Solari. Il tutto si conclude con gli ulteriori sviluppi, fra Leonardo e Raffaello e verso la già incipiente «maniera», rappresentati dai disegni di Cesare da Sesto anch'essi facenti parte del nucleo dell'Accademia. Fra i due settori in realtà non vi è una netta separazione, ma anzi una osmosi, perché l'inquieto discendere nel profondo della psiche, per dare forma attraverso la fisiognomica e le sfumature di comportamento alla nuova immagine «moderna» dell'uomo, trapassa dai fogli di Leonardo, soprattutto quelli dedicati alla caratterizzazione delle teste, alle tavole giorgionesche. Una violenza «nordica» In questo senso il visitatore non potrà non cogliere con emozione la congruenza, nel salone che costituisce lo snodo centrale della mostra, fra le Teste di carattere di Leonardo, provenienti soprattutto dall'Ambrosiana con l'aggiunta di un foglio dell'Ecole des Beaux Arts di Parigi qui rivelato per la prima volta, e quel dipinto supremo che è la cosiddetta Vecchia di Giorgione. Colpisce semmai in Leonardo, rispetto a Giorgione, nell'evidenza spietata del segno e del tratteggio, una violenza «nordica» paragonabile a Bosch e preannunciante Griinewald. In questa direzione Leonardo raggiunge altezze di espressività quasi insostenibili, abbaglianti, nel Gruppo di cinque teste concesso dalla Royal Collection di Windsor, i E' uno di quei fogli che hanno costituito i punti capitali degli studi moderni su Leonardo per la loro eccezionale qualità; ed è con stupita meraviglia che se ne possono additare altri qui in mostra, gli studi per l'Adorazione dei Magi del Louvre, per la Natività del Metropolitan di New York, le due Teste per la Battaglia di Anghiari del Museo di Budapest, la Donna che indica e lo studio per l'Apostolo Filippo nel Cenacolo, ancora da Windsor, Il giovane e il vecchio affrontati degli Uffizi. Il Gruppo di cinque teste fa rimpiangere un'occasione per¬ duta: il Cristo fra i dottori di Dùrer della collezione von Thyssen, dipinto a Venezia nel 1506, avrebbe veramente e trionfalmente chiuso questo grande cerchio fra Leonardo, Venezia e il Nord che trasformò per i secoli futuri il destino pittorico al di qua e al di là delle Alpi. Cerchio magico del Maestro Ben più che una consolazione è comunque offerta, accanto ai fogli di Leonardo, dalle Tre età di Pitti a Firenze che la pulitura ha riportato alla potente densità di irradiazione cromatica dall'ombra alla luce che conferma il riconoscimento a Giorgione; e dal recupero, 40 anni dopo la mostra di Giorgione a Venezia, dei Cantori di collezione Mattioli. E' un problema da specialisti l'eccessiva generosità di uno degli estensori delle schede, Martin Clayton, nel riconoscere alla mano di Leonardo fogli modernamente gravati, con ragione, da forti dubbi. Un caso estremo è quello della sanguigna dell'Accademia di Venezia, presunto studio per l'Ultima Cena delle Grazie a Milano, da alcuni studiosi addirittura ritenuto una contraffazione moderna. La scheda relativa lo definisce «strano, brutto disegno». Non è il caso di recriminare sulla lesa maestà di Leonardo mettendo assieme questo giudizio, che davvero corrispónde alla stentata artificiosità del disegno, e la rivendicazione alla mano del maestro. Ogni visitatore che si accosti senza preconcetta riverenza ma con occhio e spirito nella giusta tensione anche al più minuscolo di questi fogli, anche alla figurina, studio di dinamica corporea, fatta di un solo fulmineo guizzo, sentirà di entrare nel cerchio magico, non so se angelico o diabolico, del maestro. Leonardo talora amava anche toccare sadicamente di rosso e di argento lo strano e il brutto, ma gli era direi biologicamente impossibile disegnare in modo strano e brutto. Marco Rosei Nei suoi fogli nasce la nuova immagine dell'uomo Da tuttii musei del mondo capolavori celebri e nuove sorprese Leonardo stregone a Venezia Nel disegno grande, «Profilo di Vecchio e quattro caricature» (particolare). Dall'alto in basso: «Testa di giovane che grida» (Venezia, Gallerie dell'Accademia), «Studi di teste di guerrieri per la battaglia di Anghiari» (Budapest, particolare), e «Vecchia» del Giorgione. Un settore della mostra è dedicato al rapporto fra Leonardo e i maggiori esponenti della pittura veneta del tempo