Contagiati dalla «kennedymania»

Contagiati dalla «kennedymania» «Jfk» fa scuola, in Italia frotte di investigatori sull'omicidio del Presidente Contagiati dalla «kennedymania» Da un mese funziona un Centro informazioni sul delitto Ma Usuo fondatore nega il complotto: Oswald agì solo ROMA. Organizzano serate d'onore il 22 novembre e viaggi di studio a Dallas. Conoscono fotogramma per fotogramma il film amatoriale girato in Elm Street dal sarto Zapruder e quello hollywodiano di Oliver Stone. Nessuno di loro concorda con le tesi del procuratore Garrison, tutti ambiscono a togliere il monopolio della «kennedologia» made in Italy a Gianni Bisiach. L'ossessione di quell'oscuro delitto non perseguita solo gli americani. Anche l'Italia pullula di persone che erano bambini il 22 novembre 1963 e sono cresciute chiedendosi «chi?» e «perché?», o addirittura sono nate dopo, ma non sono sfuggite al fascino del grande intrigo. Da Padova a Roma a Caserta, si scambiano informazioni e documenti. Da un mese hanno anche un punto di riferimento che raccoglie nuovi adepti: è il Centro di informazioni sull'assassinio di Kennedy, Ciak in sigla, quanto mai appropriata dato che a fondarlo è stato un regista pubblicitario. Si chiama Diego Verdegiglio, lavora a Roma, ma è di origini pugliesi. «E mai ricordo la mia regione così a lutto, bandiere abbrunate, scuole chiuse, come il giorno in cui ammazzarono Kennedy», dice. Sarà per questo che è nata l'ossessione. «E' probabile - conferma -. Già allora tutto mi sembrava strano. La figura di Kennedy mi appariva circondata da un alone di magia, non credevo che fosse vulnerabile. E poi mi sono lasciato conquistare dal giallo. In questi anni ho raccolto tutti i libri e gli articoli usciti in Italia e all'estero, registrato ogni spezzone televisivo sull'argomento, montato a mia volta dei film». Arrivando a una conclusione sconcertante: «Ha ragione il rapporto Warren: l'assassino di Kennedy fu Oswald, da solo. Per dodici anni ho creduto anch'io alla tesi del complotto, poi si è troppo gonfiata, ci hanno messo dentro tutto e il contrario di tutto: mafia, Cia, castristi, anti-castristi, schegge impazzite. Oggi credo che la commissione Warren abbia svolto un'analisi poliziesca decente». Verdegiglio ha trovato il Mannlicher-Carcano 6,5 mm di Oswald, ha realizzato é filmato prove di tiro sotto la guida di un armiere, sostiene che l'ex marine può aver sparato da solo tutti i colpi in quel lasso di tempo. Ha ricostruito al computer in base ai fotogrammi del film di Zapruder la traiettoria dei colpi. Secondo lui tutto collima con la verità ufficiale, crede perfino al «proiettile magico», quello che avrebbe trapassato Kennedy sotto il colletto, sarebbe uscito dalla trachea per poi perforare il governatore Connally sotto la scapola sinistra, uscire sotto il capezzolo destro, trapassargli il polso e infine conficcarsi nella coscia e rimanere pressoché intatto. Nel film di Stone questa ipotesi, ricostruita da Garrison-Costner, suscita ilarità. «Ma su questo punto Stone mistifica dice Verdegiglio -, la pallottola non andò a zig-zag, come fa vedere lui, ma in linea retta ed è ben possibile che un proiettile militare corazzato trapassi fino a tre corpi senza risultare deformato». Informazioni rassicuranti, dunque, per chi si rivolge al Ciak: la storia ufficiale non ha mentito. Lo confermano anche i corrispondenti dall'estero del Centro, Andrea Michelazzi che indaga a Washington e Carla Bressan che lavora alla Kennedy Library di Boston. Avevano preparato un lungo film-inchiesta sul tema, ma la tv che l'ha comprato, Retemia, è fallita prima di mandarlo in onda. Raccogliendo materiale sull'argomento il Ciak ha trovato una miriade di esperti «collaterali»: Annamaria Santin guida un gruppo padovano che raccoglie tutto sulle origini della dynasty più famosa del mondo, Giulia Pellegrino, ventitreenne laureanda romana che si è letta tutte e novemila le pagine del rapporto Warren, organizza spedizioni sul luogo del misfatto, dove un tour guidato permette di compiere il percorso seguito dall'auto presidenziale, di salire al sesto piano dell'edificio in cui era Oswald e affacciarsi alla finestra da cui avrebbe sparato. Ma ci sono anche i sostenitori di tesi meno rassicuranti: un gruppo di legali romani capita¬ nato dagli avvocati Giacomo Marini e Giuseppe Zecca segue la pista della Cia, il regista Roberto Faenza, autore sull'argomento del libro II malaffare, si batte per la tesi della matrice castrista. Tra tutti costoro che spendono milioni per cercare una verità irraggiungibile, c'è ancho qualcuno che ci ha guadagnato. E' Rosaria Greco, leader dei kennedologi casertani, che nell'89 vinse 300 milioni a Lascia o raddoppia? rispondendo a domande sulla vita del presidente. Anche lei ha una sua originale tesi: «Il bersaglio, anche a Dallas, era Robert. Era lui il nemico della mafia, prima l'hanno intimidito con vendette trasversali colpendo John e Marilyn, come dice anche il libro dei Giancana, poi, dato che non cedeva, l'hanno ucciso». Gabriele Romagnoli Si organizzano viaggi di studio a Dallas e serate d'onore il 22 novembre C'è anche chi ha guadagnato una fortuna presentandosi a «Lascia o raddoppia?» Da sinistra, il presidente Kennedy, divenuto un mito dopo l'assassinio di Dallas, e il fucile utilizzato da Oswald per l'attentato